Il paradosso è che il decreto sblocca cantieri è diventato esso stesso un cantiere, quasi eterno. Dovrebbe sbloccare opere per svariati miliardi di euro ed è bloccato esso stesso. Ha già stabilito un record della Repubblica: non ce n’è traccia a 28 giorni dall’approvazione, Lega e Cinque Stelle continuano a non essere d’accordo su singole norme, articoli estranei sarebbero entrati nel testo approvato «salvo intese» quasi un mese fa, snaturandone l’impianto originario, il che significa che a rigor di logica, ma anche di legge, il provvedimento andrebbe approvato di nuovo in Consiglio dei ministri prima della pubblicazione in Gazzetta ufficiale.
Di questo hanno parlato ieri il capo dello Stato Sergio Mattarella e il capo del governo Giuseppe Conte. Un discorso sul metodo, una tirata d’orecchie da parte del Colle, una discussione franca su modo di governare che sta snaturando la natura del decreto legge, già peraltro abusata da tutti i governi. Solo che in questo caso, come nell’altro del decreto crescita – anche questo approvato con tanto di fanfara e rimasto impigliato nei dubbi della Ragioneria, nelle pastoie di un testo che ha accolto norme di natura di diverse, che ha problemi di copertura per gli stanziamenti sul terremoto – il metodo seguito da Palazzo Chigi ha imposto al Quirinale una sorta di richiamo ufficioso.ù
Insomma per il presidente Mattarella non si può andare avanti in questo modo, sia per la forma che per la sostanza. Ed entrambe agli occhi della prima carica dello Stato sono parimenti gravi. La forma perché è in corso un abuso dello strumento, un modo di legiferare che è diventato sicuramente abnorme nel metodo e nei tempi, la sostanza perché entrambi i provvedimenti sono attesi con ansia dalle imprese, dai cittadini, sono stati presentati come testi cruciali per rilanciare la crescita, contengono norme decisive per i risparmiatori truffati dalle banche, ed è veramente paradossale che non passi giorno senza una dichiarazione ottimistica dei due vicepremier Salvini o Di Maio, o senza una promessa dello stesso Conte, senza che poi nella sostanza non accada nulla.
Una cornice questa che pone un grave e serio problema di legittimità degli atti del governo, ha fatto osservare il presidente della Repubblica, perché non si può approvare A e poi trasformarlo in B a poi finire magari con C in Gazzetta ufficiale: è un percorso giuridico che non ha alcun fondamento costituzionale e che semmai andrebbe sanato con un altra riunione del Consiglio dei ministri per approvare nuovamente quello che frattempo sono diventati i testi dei due decreti legge. Di sicuro finora al Colle non è mai arrivato nulla ed anche questo è un grave vulnus, perché l’analisi di un testo può tollerare dei piccoli cambiamenti, ma non è questo che sta accadendo in queste ore.
Nel corso dell’incontro si è discusso anche di Libia, il premier ha riferito a Mattarella dei colloqui avuti negli ultimi due giorni sia con il vicepremier di Tripoli, Ahmed Maetig sia con il vicepremier e ministro degli Esteri del Qatar. La situazione sul campo è delicatissima, e anche se il blitz di Haftar sembra fallito, c’è da scongiurare una cristallizzazione del conflitto, una metamorfosi in guerra civile, con il connesso rischio di un’esodo umanitario che al suo interno comporta il pericolo di infiltrazioni terroristiche. Sulle nomine in Bankitalia, e l’assenso che deve ancora fornire il governo, invece non si sarebbe discusso se non per sommi capi, ma sembra che la vicenda, che vede coinvolto il nuovo direttorio della Banca Centrale scelto dal Consiglio, possa essere vicina ad una schiarita dopo mesi di scontri, polemiche e resistenze da parte della maggioranza gialloverde che ha sempre reclamato discontinuità.