La prossima legge di Bilancio «dovrà essere trumpiana». Taglio drastico delle tasse su imprese e persone fisiche; semplificazione burocratica. «Ho raccolto un bel po’ di materiale sul fisco. Gli Usa devono essere il nostro modello», dice Matteo Salvini alla fine della visita lampo a Washington. Il vicepremier e ministro dell’Interno ha incontrato prima il segretario di Stato Mike Pompeo e poi il vicepresidente Mike Pence. Nel mezzo un colloquio con Grover Norquist, uno degli ispiratori della riforma tributaria voluta da Donald Trump. Salvini è convinto che la formula trumpiana, riedizione della vecchia e controversa «curva di Laffer», possa aver successo anche in Italia. Si dovrà confrontare con i numeri e la sostenibilità del debito pubblico italiano. Un altro mondo rispetto agli Stati Uniti.
Nel frattempo porta a casa un risultato diplomatico per lui positivo. Il primo impatto diretto con l’amministrazione repubblicana è stato morbido. L’ambasciata italiana nella capitale americana ha lavorato a fondo per preparare la scaletta dei temi. E Salvini non ha avuto difficoltà ad appoggiare le scelte americane praticamente su tutta la linea, cancellando anche quelle poche riserve o i distinguo avanzati dall’alleato-rivale Luigi Di Maio, nel corso della visita a Washington il 28 marzo scorso.
I rapporti con la Cina, per cominciare. Il vicepremier del Movimento 5 Stelle aveva difeso l’adesione dell’Italia alla via della Seta, il piano di investimenti promosso da Pechino. Salvini, invece, ha parlato di «prepotenza cinese», rassicurando Pompeo che «non ci saranno problemi di sicurezza in Italia» con un riferimento a un eventuale coinvolgimento della cinese Huawei nella rete di telecomunicazioni 5G. La portavoce del Dipartimento di Stato, Morgan Ortagus, fa sapere che «la discussione» ha toccato i «rischi per la sicurezza regionale sollevati da Russia e Iran», «le minacce poste dagli investimenti predatori della Cina» e «la necessità di rafforzare la cooperazione nella difesa tra Italia e Stati Uniti».
Rivedere l’acquisto degli F-35? No, per me va bene così Significa più occu-pazione e ricerca Cose sane
Lo stesso Salvini, nel corso della conferenza stampa, aveva fatto l’elenco. Iran: «I nostri rapporti con quel Paese sono già cambiati. Non ci può essere una relazione normale con chi vuole cancellare Israele»; l’acquisto dei caccia F-35: ne sono stati ordinati 90, ma la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta (M5S) vorrebbe rivedere il programma. «Per me va bene così, invece, — dice Salvini — significa più ricerca, più occupazione. Cose sane». Toni alla Trump anche sull’Onu, che ha criticato il decreto sicurezza: «Sto ancora aspettando i loro ispettori. Nel frattempo stiamo verificando se possiamo ridurre il nostro contributo: il Palazzo di Vetro non è per niente trasparente. Spendono troppo: buffet e privilegi. Troppa gente che “magna” anziché dare da mangiare a chi ne ha bisogno nel mondo».
L’obiettivo politico di Salvini è ambizioso: «Stati Uniti e Italia non sono mai stati così vicini. Siamo d’accordo al 99%. Ne ho parlato con il vicepresidente Pence: qui si stanno rendendo conto che in Europa esiste un’alternativa allo strapotere di Berlino e Parigi».
Il leader leghista è convinto di poter giocare l’asse con l’amministrazione Trump in chiave anti-Bruxelles (e contro Francia e Germania). Ha invitato Pompeo a visitare l’Abruzzo «e lui ha accettato». Sostiene che «le imprese italiane potranno essere al riparo dai dazi americani». Resta quell’1% di differenza, che forse è un po’ di più, visto che comprende un tema chiave come il rapporto con Mosca. Salvini ripete: «Penso che sia meglio trattare con la Russia, piuttosto che regalarla alla potenza della Cina».