Matteo Salvini mette in fila i dossier, quasi a dettare la futura agenda di Governo: «Basta con i “no”all’autonomia, alla Pedemontana, alla flat tax, alla Tav, al decreto sicurezza bis. Da lunedì diventino sì». Ma soprattutto, nell’ultimo giorno di campagna elettorale e mentre i primi dati delle urne in Olanda certificano il crollo dei sovranisti di Geert Wilders, il leader della Lega apre al dialogo col Ppe, tra il placet di Viktor Orbàn e di Silvio Berlusconi. «Mi alleo con chiunque rimetta al centro il diritto al lavoro», risponde il vicepremier della Lega a chi lo interroga su un’eventuale alleanza con i Popolari. «Se serve – aggiunge – io ragiono anche con Merkel e Macron».
Parole tranquillizzanti per i mercati: lo spread si raffredda a 266,6 punti.Anche se nel rush finale la tensione tra gli alleati di Governo non si allenta. Luigi Di Maio frena sulle priorità indicate da Salvini: ricorda che non si può aumentare l’Iva per fare la tassa piatta, sostiene che sull’Alta Velocità Torino-Lione «con ragionevolezza una soluzione si trova, ma non mi si chiedano atteggiamenti che non sono nel Dna del Movimento». Poi, ripresentando il M5S come «unico argine agli estremismi» e baluardo di legalità, detta la sua contro-agenda: «Abbassamento delle tasse per le imprese e per le famiglie, salario minimo, decreto famiglia, legge sul conflitto di interessi per aiutare gli imprenditori onesti, la maggioranza di questo Paese».
Gli ultimi fuochi prima del voto per le europee di domani si consumano tra le maratone di interviste in radio e Tv e i comizi. A Roma Di Maio chiude la campagna elettorale in piazza Bocca della Verità, presenti i ministri del Movimento e tutti i big, compresi Davide Casaleggio e Alessandro Di Battista. Salvini passa la giornata in Piemonte – «Se qui vinco io la Tav si farà», è la promessa – e termina la campagna elettorale a Castel San Giovanni (Piacenza). Le frecciate tra i due vicepremier abbondano. «Quella di queste settimane è stata una campagna complessa, condizionata dalle provocazioni violente e dalle inchieste di una nuova Tangentopoli che ha coinvolto chiunque, tranne noi», attacca Di Maio. «Capisco sia nervoso perché i sondaggi dicono che i Cinque Stelle hanno qualche problemino», replica Salvini, dando per scontato il primato della Lega alle europee: «Fra due giorni sarà il primo partito italiano e cambierà la storia dell’Europa. Che bello!».
Il canovaccio pre-urne ripropone lo scontro tra gli alleati su tutti i principali temi, dalla flat tax alla giustizia (riforma dell’abuso d’ufficio in primis), dalla Tav all’autonomia. E lascia intravedere l’“Opa” del Carroccio sulla fase 2 dell’Esecutivo. Il Nord preoccupa il M5S. E Di Maio tende la mano al mondo produttivo, ammettendo gli errori: «Con il presidente Boccia ci siamo confrontati negli ultimi mesi, ora c’è un rapporto con Confindustria che non c’era per colpe nostre all’inizio del Governo e che ha prodotto lo sblocca cantieri e il decreto crescita, con un lavoro di squadra».
Al di là delle rassicurazioni di facciata («Da lunedì tutti serenamente a lavorare», garantisce il vicepremier della Lega), dall’ampiezza della forbice tra i risultati del Carroccio e del M5S dipenderà il grado del terremoto nel Governo. Al momento i gialloverdi escludono scossoni. «Non chiederemo rimpasti», afferma il sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti. «Il M5s ha il 36% del Parlamento e la maggioranza assoluta in Cdm e così rimarrà», mette le mani avanti Di Maio. Che punge la Lega: «Se un partito chiede i voti domenica per aprire la crisi lunedì lo deve dire sabato agli italiani».
Il premier Giuseppe Conte, dopo l’incontro a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk (anche sul risiko delle nomine dei top job europei, alla vigilia del vertice straordinario di martedì a Bruxelles), rilancia l’azione di Governo: «Da lunedì l’Italia sarà chiamata a essere protagonista di una nuova grande stagione europea, che si annuncia fortemente riformatrice. Basta con le politiche di rigore». Chi tifa per la crisi sono le opposizioni. Berlusconi e Giorgia Meloni auspicano che la Lega abbandoni il M5S e invitano gli elettori a scegliere rispettivamente Fi e Fdi come «voto utile» per fermare l’Esecutivo gialloverde. Il Pd è galvanizzato dalla vittoria in Olanda dei laburisti di Frans Timmermans, che partecipa alla chiusura della campagna di Nicola Zingaretti all’Arco della Pace a Milano. «Questo Paese rischia», afferma il segretario dem. «Andiamo a votare per voltare pagina e salvare l’Italia».
La prossima settimana sarà già decisiva. Mercoledì il Governo potrebbe porre la fiducia in Aula alla Camera sul decreto sulla sanità in Calabria, con l’emendamento “anti raccomandati” su cui la Lega in commissione si era astenuta. Una prima prova di tenuta, alla vigilia degli stress test sui Dl sblocca cantieri e crescita. Al prossimo Consiglio dei ministri si capirà invece se Salvini la spunterà sul Dl sicurezza bis e se Di Maio riuscirà a incassare, almeno come Ddl, il “pacchetto famiglia”. Poi comincerà il confronto sul nodo dei nodi: i conti pubblici e la prossima manovra. Anche perché lunedì è attesa la lettera di Bruxelles.