L’immigrazione è divenuta un tema determinante nella scelta di voto. Non solo In Italia. Dove, però, ha condizionato l’esito delle elezioni di marzo, ma anche gli orientamenti politici nei mesi seguenti. Ha, infatti, contribuito a canalizzare i consensi a favore della Lega di Salvini. Che ha utilizzato l’argomento per alimentare l’in-sicurezza degli italiani. Presentandosi come il “Ministro della Paura”. Un personaggio “raffigurato”, in modo esemplare, oltre che “pre-figurativo”, da Antonio Albanese, alcuni anni fa.
D’altronde, nello scorso mese di giugno abbiamo inseguito, sui media, oltre che per mare, la nave Aquarius. Per 9 giorni, ha vagato nel Mediterraneo, alla ricerca di un porto dove sbarcare gli oltre 600 migranti (e più di 100 minori) che trasportava. Prima di approdare a Valencia, dopo il rifiuto di Malta e dell’Italia.
Dettato, anzitutto dal vice-premier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Un “viaggio” accompagnato, un passo dopo l’altro, dai media (come rileva Osservatorio di Pavia per Associazione Carta di Roma).
All’Aquarius, infatti vengono dedicati circa 4-5 servizi ogni sera nei principali notiziari tv ( TG1, TG2, TG3, TG4, TG5, Studio Aperto, TgLa7). Il caso Aquarius occupa, peraltro, per 35 volte le prime pagine dei quotidiani nazionali ( Repubblica, Corriere della Sera, La Stampa, Il Giornale, Avvenire, Il Fatto quotidiano). Significativa è anche l’attenzione dedicata, a fine agosto, alla nave Diciotti.
Trasportava anch’essa oltre cento migranti, accolti in larga parte dalla Cei. Cioè, dai vescovi italiani. Il sondaggio, condotto da Demos nelle ultime settimane, rileva come questa “chiusura” verso gli sbarchi costituisca una scelta “popolare”, oltre che “populista”.
Condivisa da oltre la metà degli italiani (nel campione intervistato). Per la precisione: il 52%. Mentre la disponibilità ad accogliere le navi che trasportano migranti si riduce sensibilmente: al 40%. Tuttavia, non è stato sempre così. Anzi, solo un anno fa, le opinioni degli italiani presentavano un profilo molto diverso. Quasi rovesciato. Il 49%, infatti, sosteneva che fosse importante puntare sull’accoglienza. Mentre il 44% avrebbe preferito respingerli.
L’atteggiamento degli italiani, dunque, è cambiato sensibilmente. In tempi relativamente brevi.
La richiesta di tenere lontani gli stranieri dai nostri porti e dal nostro Paese risuona particolarmente forte fra gli operai (quasi 62%) ma soprattutto fra i disoccupati (oltre il 70%).
Dunque, presso i gruppi sociali più esposti alla crisi. Tuttavia, risulta molto elevato anche fra i lavoratori autonomi. Che sentono anch’essi il peso dei cambiamenti economici. In altri termini: c’è maggiore chiusura (in ogni senso) fra le componenti sociali più vulnerabili, sul mercato del lavoro. L’aspetto che condiziona maggiormente l’ostilità verso gli sbarchi, però, appare l’orientamento politico. La scelta di voto. Fra gli elettori della Lega, infatti, la preclusione verso gli sbarchi raggiunge l’84%. Al contrario, quasi l’80% tra gli elettori del Pd dimostra apertura verso il fenomeno. Tuttavia, è interessante valutare come il sentimento sia cambiato sensibilmente nell’ultimo anno.
Cioè: dopo le elezioni di marzo. In particolare, se teniamo conto della posizione assunta dai principali partiti fra governo e opposizione. Tra gennaio 2017 e ottobre 2018, il favore verso l’accoglienza, nella base elettorale del Pd, sale di oltre 10 punti. Dal 66% al 79%. Ma lo stesso avviene tra chi vota per Forza Italia: dal 37% al 49%. In questo caso, più della posizione politica sull’asse destra/sinistra, conta la volontà di distinguersi e distanziarsi dalla Lega di Salvini. Che ha ripudiato l’alleanza con Berlusconi, dopo le elezioni, per governare. Insieme al M5S. Il Pd e FI, d’altronde, negli ultimi mesi hanno visto ridursi la loro base elettorale.
Nel M5S è avvenuto un percorso opposto. Soltanto un anno fa: imprevedibile. Nel 2017, infatti, quasi metà degli elettori a 5S approvava l’accoglienza delle navi che trasportano immigrati. Oggi, però, poco più di un quarto sostiene questa posizione, mentre i due terzi la pensano come i leghisti. Cioè: che le navi vadano respinte.
Così, si conferma un processo già rilevato, alcune settimane fa, in una precedente Mappa.
L’avvicinamento e, ancor più l’integrazione, dei 5S e della loro base elettorale non solo all’area di governo. Ma alla Lega e, ancor più, a Matteo Salvini. In altri termini: alla Lega di Salvini. LdS. E ciò suggerisce due diverse riflessioni.
La prima, di breve periodo, riguarda la leadership assunta da Salvini e dalla sua Lega. In grado di attrarre e, quasi, riassumere anche il M5S. Trasformandosi in una L5S: una Lega a 5 stelle.
Capace, inoltre, di imporsi come punto di attrazione e divisione per l’intero sistema politico. Usando le paure come argomento e come bandiera.
L’altra riflessione è che le opinioni non sono immobili. Che gli italiani non sono contrari agli sbarchi di navi che trasportano immigrati dalle sponde del Nord Africa. Per principio. Un anno fa non lo erano. Lo sono divenuti in seguito. Spinti e orientati dagli argomenti e dalla comunicazione politica. Di Salvini. Della Lega.
Gli italiani. Non sono xenofobi per cultura e natura. Possono cambiare ancora. Dipende dalla capacità dei soggetti sociali e politici che la pensano “diversamente” di promuovere idee e convinzioni “diverse”. Volte a superare “la paura dell’altro”.
Non per principio. Ma con “ragioni ragionevoli”.