Il livello dello scontro sul Mes, il fondo europeo salva-Stati, resta altissimo. La destra continua ad attaccare il premier, accusato di aver dato il via libera al trattato senza informare il Parlamento. Ma Giuseppe Conte replica a muso duro e annuncia: «A Salvini, se è un uomo d’onore, dico questo: vada in Procura a fare un esposto. Io non ho l’immunità, lui ce l’ha, ne ha approfittato per la Diciotti. Lo querelerò per calunnia e lo invito a non approfittarne più». Non solo: «Lunedì, parlando al Parlamento, spazzerò via mezze ricostruzioni, menzogne e mistificazioni». Nello scontro tra destra e Palazzo Chigi, è da tenere d’occhio la posizione del Movimento 5 Stelle e in particolare quella di Luigi Di Maio che continua a non coincidere con quella del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri: mentre quest’ultimo ritiene ormai chiuso il negoziato, il ministro degli Esteri ribadisce, dopo un’assemblea congiunta, che il trattato va cambiato.
In una conferenza stampa alla Camera, Matteo Salvini annuncia il coinvolgimento del Quirinale: «Chiediamo al garante della Costituzione di farla valere». Perché, aggiunge, «Conte ha commesso un atto gravissimo, un attentato ai danni del popolo italiano che lede la sovranità del Parlamento. Tria e Conte, dentro e fuori dal Consiglio dei ministri, ci assicuravano di non aver preso nessun impegno. Ho i WhatsApp». Quanto all’annuncio di querela di Conte, replica: «Si metta in fila, ci sono prima Carola e la Cucchi. Non vedo l’ora di andare in tribunale, Conte sembra il marchese del Grillo». I leghisti sostengono che, avendo già votato una risoluzione critica a giugno, «se il M5S ha cambiato idea bisogna votare una nuova risoluzione». Sulla stessa linea Giorgia Meloni: «Ci stiamo impegnando a dare 125 miliardi al fondo, dal quale l’Italia non potrà essere salvata». Riferimento alla clausola che impone il rispetto di Maastricht.
Conte è infuriato per gli attacchi e riferirà lunedì alle 13. Il Pd accusa la Lega, con Nicola Zingaretti: «Quando era al governo, Salvini ha condiviso e approvato la riforma». Ma il nodo sta nei 5 Stelle, divisi in Italia e in Europa. Entrando in un’assemblea congiunta poco partecipata (meno di 100 persone), Di Maio fa sapere: «Non è il fatto che si modifichi il Mes il problema, ma il come. C’è massima fiducia in Conte e Gualtieri, ma è evidente che occorre migliorare il negoziato difendendo gli interessi dell’Italia. Resta solida la nostra appartenenza a euro ed Europa. Malgrado ciò, se qualcosa non è accettabile, va migliorata». Di Maio riceve il mandato senza problemi (persino Giuseppe Brescia si dice d’accordo). La sua idea resta quella di provare a ottenere un rinvio, ma in molti sostengono che la linea si sia ammorbidita. Non ci sarebbe voglia di spaccare. È chiaro che il trattato non convince, ma si sta lavorando per trovare una posizione comune, senza irrigidirsi, e cercando convergenze con il premier e Gualtieri. Ci si lavorerà nel fine settimana, in vista del discorso di Conte in Aula.