«No, no, nooo… il governo non cade. Va avanti. Va avanti per quattro anni e lo farà perché ha lavorato bene». Matteo Salvini ha appena terminato l’ultima diretta Facebook e lo slancio è quello del comizio: «Il governo dura fino al marzo 2023. Il voto di domenica è quello per cambiare l’Europa, e con il governo c’entra niente». Ma l’estasi da social è ancora troppo bollente: «Contatti contemporanei, 11 mila, 20 mila commenti, la rete calda come non era da settimane…».
Ministro, però lo scontro con i 5 Stelle non è un’invenzione della stampa. Vuole la rassegna di giornata?
«Ma no, lo so, non ho dubbi. Io oggi ho letto, prima di smettere perché poteva bastare, otto dichiarazioni dei 5 Stelle contro di me. Non ho risposto a nessuna».
La più irritante?
«Sono riusciti a imputarmi il fatto che non fosse stato espulso l’infame che a Modena ha dato fuoco alla palazzina. La notizia sapete qual è? Che sarà espulso grazie al decreto Salvini, appurato che si era finto minorenne. Ma ripeto: io non rispondo».
Ma come si spiega il clima nel governo?
«Molto banalmente: in tutte le Regionali la Lega ha vinto. Il governo è partito nel marzo 2018 con la Lega al 17 e i 5 Stelle al 30% e molto probabilmente con il voto di domenica vedremo che le proporzioni si sono invertite. Ma a me non importa, io sono davvero per il lavoro di squadra».
Resta il fatto che moltissimi sono convinti, leghisti inclusi, che il rapporto sia irrimediabilmente guastato.
«Macché… Io con Di Maio ho lavorato bene. E sono convinto che da lunedì torneremo a lavorare come abbiamo sempre fatto. E come i provvedimenti approvati, me lo lasci dire, dimostrano».
Perdoni lei: Di Maio ha anche detto che «su dieci provvedimenti varati, nove sono targati 5 Stelle». Non è un po’ irritante?
«Le ho detto: ho scelto di non rispondere. Se non con i fatti: quota 100, di chi era? Chi chiedeva il superamento della Fornero? A oggi abbiamo cambiato la vita a più di 200 mila persone. E si stabilizzerà il rapporto che vede un posto di lavoro ogni due persone che andranno in pensione. E poi, la legittima difesa è legge. Lei ricorda chi l’ha voluta? La Pace fiscale: lo scriva, dopo aver migliorato la situazione di tante persone, l’obiettivo è estenderla alle società. E con la flat tax sarà un nuovo miracolo italiano. Si tornerà al boom da anni Cinquanta, altro che questa Europa grigia e triste di precari. E le telecamere negli asili…».
Ma il sicurezza bis? Oggi ci sarà il Consiglio dei ministri che lo approverà una volta per tutte?
«Io spero proprio di sì. È quello che mi aspetto, dato che ho fatto le correzioni richieste. Ho fatto notte per arrivare a un testo che venisse incontro a quanto mi veniva segnalato. Non mi lamento: è il mio lavoro. Ma se il Consiglio non ci fosse, vorrei quanto meno sapere il perché».
Anche il Quirinale sta esaminando il decreto. Di Maio teme che «qualcuno voglia scatenare una guerra con un’altra istituzione».
«Ma figuriamoci… Io ho sempre avuto il massimo rispetto di tutte le istituzioni. Non ho certamente mai chiesto l’impeachment del presidente della Repubblica. Io ho fatto i compiti, i 18 articoli del decreto inclusa la norma transitoria sono stati corretti e ci sono le risorse. Sono finanziati da 30 milioni di euro integralmente coperti da fondi del ministero dell’Interno».
E se oggi il decreto non fosse approvato?
«Che cosa le devo dire? Le ripeto che io non faccio guerre. Se andasse la settimana prossima non cade il mondo ma vorrei capirne il motivo».
Le acque territoriali riguarderanno il ministro dell’Interno o quello dei Trasporti?
«Quel che è conta è: chi dirà no all’ingresso nelle acque territoriali? A me interessa solo che qualcuno il no lo dica».
Ministro, non è rimasto deluso dal fatto che, tolto il presidente della Camera Roberto Fico, dai 5 Stelle non sia arrivata la solidarietà per la pallottola che le hanno spedito?
«Mi ha subito mandato un messaggio il presidente Conte. Molto carino e molto gentile. Io l’ho preso come una manifestazione a nome di tutto il governo».
Di tutto il governo o solo dei 5 Stelle?
«Nooo… di tutti. Solidarietà completa».
Negli ultimi giorni si è discusso molto della sua esibizione di simboli della fede come il rosario. Non è un po’ eccessivo? Per la cronaca, lo dice anche Buffagni dei 5 Stelle.
«Da stamattina a poco fa mi sono state regalati almeno venti tra crocifissi, immaginette, immagini di Padre Pio e della Madonna del Rosario. Preti, suore ma anche tanti laici».
Non si dovrebbe tenere separata la fede dalla politica?
«Io non capisco. Non si lamentano quando vengono tolti i crocefissi dalle classi o non si festeggia il Natale e il problema sono io che da cattolico non mi vergogno di manifestarlo? Ma anche nella chiesa cominciano a dirlo apertamente in tanti, oggi lo ha fatto il vescovo di Ventimiglia».
Lei ha detto: «So di rappresentare il popolo italiano». Non è un po’ troppo dire «il» popolo italiano?
«Intendevo semplicemente dire che in Europa noi rappresenteremo gli italiani. C’è chi parla di più Europa in Italia, secondo me ci vuole più Italia in Europa».