L’Idrogeno è l’elemento più diffuso nell’universo ed è una materia prima energetica più efficiente del gas, del petrolio, del carbone. Al suo utilizzo emette vapore acqueo, quindi non inquina, è trasportabile e stoccabile: in teoria potrebbe soddisfare una quota importante del fabbisogno energetico e ridurre drasticamente le emissioni di CO2 che sono la causa principale del cambiamento climatico. Il motivo per cui questo non succede è il suo costo, non competitivo con le materie prime energetiche tradizionali. Oggi però si è aperta una finestra che, se avremo il coraggio di varcarla, potrebbe costruire una straordinaria opportunità di sviluppo e ridarci serenità sul futuro del pianeta. Marco Alverà è dal 2016 amministratore delegato di Snam, una delle maggiori aziende mondiali di infrastrutture energetiche, e il suo libro “Rivoluzione Idrogeno” ci dice cosa si vede da quella finestra, quali sono le opportunità e gli ostacoli da superare.
L’idrogeno al quale dobbiamo puntare è quello verde, prodotto attraverso l’elettrolisi dell’acqua utilizzando energia solare ed eolica, il che chiuderebbe virtuosamente il cerchio consentendo di trasportare e stoccare l’energia soggetta ai capricci del sole e del vento. Alverà indica i dieci passi realistici da compiere perché in soli cinque anni si crei un mercato tale da ridurre i costi fino a rendere l’utilizzo dell’idrogeno in alcuni settori competitivo con i combustibili fossili. Con il pragmatismo del manager non punta inizialmente sui consumi privati (auto e riscaldamento domestico), che richiedono infrastrutture capillari e costosissime, ma sull’industria energivora (chimica, raffinazione, acciaio, cemento, carta), i trasporti pesanti (camion e autobus), le navi. L’obiettivo è creare in pochi anni una domanda tale da favorire gli investimenti e ridurre i costi di un 25-30% rispetto a quelli attuali. A quel punto il mercato farebbe il resto e la scommessa potrebbe essere vinta.
*La Repubblica, 20/10/2020