Il governo ha esaurito la sua spinta propulsiva o si deve andare avanti?Matteo Salvini, a caldo dopo il brillante risultato alle Europee, ha detto di voler proseguire l’esperienza. E nei giorni successivi ha riannodato il rapporto con Luigi Di Maio. I margini per andare avanti pare ci siano. Ma il via libera è legato ai risultati da raggiungere. Lo dice Salvini ma lo ripetono in coro anche parlamentari e amministratori del Carroccio di cui abbiamo raccolto le opinioni.
Per cominciare, vale la pena ascoltare la voce tagliente della deputata Silvia Covolo di Marostica (avvocato, tre lauree): «Mi auguro solo che Salvini porti a casa l’autonomia, in caso contrario in Veneto non potremo ripresentarci alle Regionali. Non sono qui per una poltrona». Nei giorni del «grande vuoto», prima della tregua armata tra Salvini e Di Maio, il cortile di Montecitorio è stato a lungo presidiato da un capannello di leghisti che aspettavano direttive sulle sorti del governo. Così nell’incertezza dell’attesa, la linea del Capitano («Il governo va avanti…») è stata in più riprese «arricchita» da non pochi mal di pancia dei parlamentari, eletti soprattutto al Nord, che chiedono impegni precisi all’alleato grillino: in cima l’autonomia regionale, come da manuale. Ma ci sono anche le grandi navi a Marghera, la Brescia-Padova, la Pedemontana, la Tav, le tasse, le imprese e la famiglia.
Mercoledì, tra i leghisti assiepati nel cortile della Camera, c’era l’ex sottosegretario alle Infrastrutture Edoardo Rixi («sacrificato» da Salvini dopo la condanna in primo grado) che spiegava ai «rappresentanti dei territori» come si trattano i dossier nelle stanze del suo (ex) ministero: «La delega su Venezia era mia ma, di punto in bianco, mi sono accorto che il ministro (Toninelli, ndr) convocava le riunioni con gli armatori senza di me e magari con i parlamentari grillini del Veneto». Rixi, ora responsabile per le Infrastrutture della Lega, continua ad essere punto di riferimento per colleghi e a Ketty Fogliani di San Donà di Piave, membro della commissione Trasporti, rispondeva così: «Sono favorevole alla soluzione di Porto Marghera, già individuata dal precedente governo con gli enti locali, ma i grillini sono contrari…». Fogliani, già vice sindaco abituata alle beghe del territorio, è invece ottimista: «Bisogna andare avanti ma con i grillini ci dobbiamo sedere al tavolo e ragionare sulle soluzioni».
Ma di temi in sospeso con il M5S ce ne sono altri: «Dal presidente della provincia di Vicenza per fare il punto sull’Alta velocità Brescia-Padova — spiega Germano Racchella —, alla fine la Lega si è ritrovata sola con Forza Italia e il Pd. I grillini non c’erano». Storie simili le raccontano Flavio Di Muro (Ventimiglia), il ligure Lorenzo Viviani e la veneta Antonietta Giacometti. Tutti parlano di infrastrutture bloccate da qualche veto grillino: pane quotidiano per gli altri commissari leghisti della Trasporti — presieduta dal lombardo Alessandro Morelli — Elena Maccanti (Torino), Adolfo Zordan (Padova), Giovanni Battista Tombolato (Padova), Giuseppe Donina (Breno, Brescia), Fabrizio Cecchetti (Rho), Massimiliano Capitanio (Vimercate). Quasi tutti preoccupati per gli impegni presi con i territori. Alla domanda se il governo possa andare avanti, Di Muro risponde: «Le due squadre in Parlamento possono giocare la stessa partita, anche se poi le decisioni che contano vengono prese ai vertici». Luca Paolini, storico segretario della Lega nelle Marche, la mette così: «Le coppie più litigarelle alla fine durano di più. Ma Salvini non potrà certo apparire come quello che stacca la spina all’azione di governo».
Andrea Crippa, enfant prodige del salvinismo e segretario dei giovani leghisti, si aggira a Montecitorio: «Ci sono le condizioni per andare avanti. Il gruppo è monolitico. Ma, e sottolineo ma, o si fa la flat tax, o qui si rischia di far saltare tutto». Poco più in là c’è Angela Colmellere, eletta in Veneto: «Pensiamo soltanto a fare le cose e bene». Alberto Ribolla risponde come un soldato: «Noi siamo fiduciosi in Matteo Salvini e faremo quello che dice Matteo Salvini». Il sentiment non muta a sentire il campano Gianluca Cantalamessa: «Il segretario non ha mai perso la rotta. Abbiamo davanti la flat tax, lo sblocco cantieri, l’autonomia». E se non ci fossero i fondi per la flat tax? Cantalamessa si affida al refrain di Salvini: «L’obiettivo è ridiscutere le regole nella Ue che non hanno affamato solo l’Italia ma anche gli altri paesi dell’Europa». Per non parlare del siciliano Alessandro Pagano: «Se la politica del fare funziona perché rompere il giocattolo?». Il deputato Alberto Stefani, neo sindaco di Borgoricco, entra nel merito dei nodi: «Penso sempre positivo. Ma la nostra gente si aspetta la riduzione delle tasse».
Quanto al ritorno nel limbo del centrodestra con Forza Italia, Gianni Tonelli si mette di traverso: «Mi fate questa domanda perché Berlusconi sostiene che noi vogliamo tornare con lui? Guardi, c’è una grande compattezza nella Lega che, fino ad oggi, è stata governata nel migliore dei modi verso la risalita». Luca Briziarelli, senatore toscano, sposta l’attenzione sul M5S: «Va capito se reggono loro», avverte. E poi c’è chi sfugge. Ecco, Paolo Tiramani (Vigilanza Rai): «Sono impegnato nel ballottaggio di Vercelli. Mi dispiace». O Claudio Borghi, tifoso dei minibot, che comunica via sms: «Mi occupo solo di economia». Anche Simone Pillon, famoso per il ddl a sostegno dei padri separati, si attiene alle sue competenze: «Nelle commissioni abbiamo sempre lavorato molto bene con il M5S. E contiamo di continuare a farlo».
Gli amministratori si misurano ogni giorno con la concretezza dei problemi. Ed è a questi che si richiama il governatore lombardo Attilio Fontana: «C’è un contratto che contiene una serie di punti, dall’autonomia alle infrastrutture, e il governo ha il dovere di attuarlo. Se non lo fa è giusto che vada a casa». Mario Conte, sindaco di Treviso, è secco: «Passate le elezioni, se i toni si abbassano e ci si allinea al contratto ha senso continuare con il M5S. Altrimenti, sarà Salvini a optare per una soluzione diversa».
Da Montebelluna, profondo Nord, il primo cittadino leghista Marzio Favero àncora il futuro del governo a un obiettivo da perseguire in tempi stretti: «Entro la fine dell’estate la riforma delle autonomie regionali deve essere approvata definitivamente. Ormai abbiamo aspettato fin troppo. Quella è la riforma delle riforme, l’unico modo vero di cambiare il Paese». Salvini spinga sull’acceleratore, quindi. «Perché abbiamo già iniziato a cambiare l’Italia e dobbiamo continuare — spiega il sindaco di Seriate (Bg) Cristian Vezzoli, fresco di rielezione al primo turno — Ora servono altri quattro anni di governo. Il Paese ha bisogno di stabilità».