Analizzando i più recenti dati, dal rapporto congiunturale di dicembre al rapporto sulle imprese leader per fatturato Top 500, si trovano tante indicazioni positive. E già questa è una notizia. Non dico che viviamo nel migliore dei mondi possibili, ma che confrontando la situazione di oggi con quella di uno o due anni fa tutti gli indicatori mostrano un deciso progresso dell’economia regionale. Una bella notizia perché dopo la dura fase di recupero di questi anni, questi numeri ci annunciano che forse è giunto il momento di lavorare per migliorare la diffusione del benessere. Partiamo dal contesto.
A livello regionale il Pil registra un +1,3% nel 2017 e gli investimenti +1,9%, in linea con la media nazionale. Per il 2018 le previsioni annunciano che l’economia regionale andrà meglio della media italiana Entrando nel dettaglio subito si osserva che mentre l’economia cresceva allo 0,8% il fatturato medio delle aziende di Top500 saliva del 9,5%. E col fatturato volavano pure gli utili: complessivamente +50%. Inoltre, calavano gli oneri finanziari (-62%) e si rimpolpava il patrimonio delle aziende con capitale proprio (+9%), riducendo l’indebitamente nei confronti di terzi (-2%). In altri termini, dopo anni di ammonimento per la natura banco-centrica delle nostre aziende, vediamo anche da noi importanti segnali di un cambiamento. Sicuramente la crisi del credito ha dato un impulso a questa trasformazione.
Analizzando i più recenti dati, dal rapporto congiunturale di dicembre al rapporto sulle imprese leader per fatturato Top 500, si trovano tante indicazioni positive. E già questa è una notizia. Non dico che viviamo nel migliore dei mondi possibili, ma che confrontando la situazione di oggi con quella di uno o due anni fa tutti gli indicatori mostrano un deciso progresso dell’economia regionale. Una bella notizia perché dopo la dura fase di recupero di questi anni, questi numeri ci annunciano che forse è giunto il momento di lavorare per migliorare la diffusione del benessere.Partiamo dal contesto. A livello regionale il Pil registra un +1,3% nel 2017 e gli investimenti +1,9%, in linea con la media nazionale.
Per il 2018 le previsioni annunciano che l’economia regionale andrà meglio della media italiana Entrando nel dettaglio subito si osserva che mentre l’economia cresceva allo 0,8% il fatturato medio delle aziende di Top500 saliva del 9,5%. E col fatturato volavano pure gli utili: complessivamente +50%. Inoltre, calavano gli oneri finanziari (-62%) e si rimpolpava il patrimonio delle aziende con capitale proprio (+9%), riducendo l’indebitamente nei confronti di terzi (-2%). In altri termini, dopo anni di ammonimento per la natura banco-centrica delle nostre aziende, vediamo anche da noi importanti segnali di un cambiamento. Sicuramente la crisi del credito degli ultimi anni ha dato un impulso a questa trasformazione, ma non basta.
Il punto è che pure la capacità delle aziende di remunerare il capitale investito è aumentata (+30% in media): se investire in un’impresa rende più che mettere i soldi in banca sarà più facile per le aziende trovare capitale fresco. E trovato capitale fresco, le imprese possono dare maggiori garanzie alle banche per ottenere altre risorse per crescere, in un circolo virtuoso che fa buon gioco a tutti: forse anche per questo dal febbraio del 2017 i prestiti bancari verso le aziende medio-grandi sono tornati a crescere in maniera decisa (restano invece al palo quelli verso le imprese piccole).Tra le attività che per fatturato pesano di più, si registrano gli ottimi risultati del settore delle costruzioni di macchinari, delle apparecchiature elettriche, la filiera dell’arredamento e la siderurgia. I nostri core-business. Subito dietro si segnalano i risultati delle aziende del commercio all’ingrosso, a indicare una ripresa degli interscambi fra le aziende.
Bene i settori della gestione dei rifiuti, della cura della persona, delle costruzioni, della distribuzione di autovetture e, al netto di un paio di aziende, anche il settore informatico.Guardando alla redditività è un piacere constatare come i risultati cambino poco: se escludiamo pochi settori, ad esempio quello della distribuzione organizzata oramai saturo e che vivrà sempre di più la concorrenza delle vendite on-line, le aziende o fatturano di più e sono più redditizie o fatturano un po’ di meno ma hanno aumentato la redditività (riducendo i costi).Molti dei risultati positivi li dobbiamo all’export più che ai consumi interni. Già nel 2016 il saldo regionale fra esportazione e importazione ha registrano +6 miliardi di euro, in crescita di più di un miliardo rispetto al 2015.
Nell’ultimo anno le esportazioni sono cresciute del 18% e oramai oltre il 40% del nostro PIL dipende dalle esportazioni, ovvero dalla capacità delle circa 6200 aziende regionali che esportano, il 7% del totale. E’ l’Istituto del Commercio Estero a sottolineare come la nostra regione, insieme alle altre del nord, possa vantare “una struttura dell’export estremamente differenziata” causata “in larga misura dalla molteplicità ed eterogeneità delle imprese presenti sul territorio, più che da una varietà merceologica (…) dal singolo operatore”. C’è molta vita oltre Fincantieri e Danieli.Concludendo, la nostra regione si conferma un piccolo concentrato di biodiversità produttiva, dai grandi animali fino alle specie rare. Questa varietà di imprese rende il sistema economico resiliente, capace cioè di riprendersi da situazioni di crisi. Basti pensare che, oltre ai successi su produzione ed export, a livello occupazionale siamo tornati quantitativamente ai livelli pre-crisi, con un tasso di disoccupazione di oltre 5 punti sotto la media nazionale. Ma se la resilienza indica la capacità di recupero del sistema, il tempo necessario al recupero dipende anche da altri fattori, come le condizioni ambientali che le aziende trovano. Consiglierei di giocare quanto prima la carta del superamento di logiche localiste nelle scelte di sviluppo. Siamo un piccolo mondo che opera a livello globale e la frantumazione decisionale, motivata spesso da logiche individualiste, toglie slancio al progresso del territorio.