La quota più esigua ammonta a 525 azioni, pari allo 0,01% del capitale in mano all’azionista numero 148. A Genova sono decine le famiglie sul libro soci della Rimorchiatori Riuniti, un’autentica public company del mare.
Era nata nel 1922 quando sono state accorpate sotto un’unica insegna numerose ditte e imprese che portavano aiuto ai velieri per l’ingresso nel porto. «Un servizio ancillare alla navigazione svolto da parte di una realtà oramai iconica: attraverso l’azienda, si esprime un grande legame con la città e il suo porto», afferma Gregorio Gavarone, amministratore delegato e membro di una fami glia da sempre azioni sta preminente del gruppo.
Che è cresciuto molto in questo (quasi) secolo di vita, fino a diventare l’operatore numero uno nel Mediterraneo con attività in 18 porti italiani e sette al l’estero per un giro d’affari che ha raggiunto i 150 milioni di fatturato.
L’attività è molto particolare e incomincia all’imboccatura del porto fino alla messa in sicurezza della nave agli ormeggi in banchina. Il servizio scatta solo se il comandante lo chiede per situazioni particolari. La più frequente riguarda le condizioni meteo marine: con venti a partire dai 40 nodi il rimorchio è praticamente indispensabile. In media, spiega l’esperto, l’intervento avviene per 80 attracchi su cento, esclusi i traghetti o le grandi navi passeggeri. «Oltre alle difficoltà di attracco, interveniamo per chiamate d’emergenza o per l’antinquinamento», afferma Gavarone.
Rimorchiatori Riuniti opera con cento mezzi di grande potenza e manovrabilità. «Abbiamo sempre investito molto e rischiato capitali nostri per avere in acqua dei mezzi efficienti». Pur essendo un business che si svolge in concessione, regolato da bandi di gara europei, il manager assi cura: «Mai dormito sugli allori. Cerchiamo di fare molta efficienza». Rispetto a vent’anni fa, per esempio, l’uso della tecnologia ha ridotto (a cento da 400) i dipendenti marittimi. In futuro, le novità possono arrivare dall’estero. Per la partecipazione a nuove gare due anni fa Gavarone ha aperto il capitale facendo entra re un fondo di Deut sche Bank al 35% nella neonata subholding Rimorchiatori Medi terranei. Ora nessuno si pone limiti geografi ci e da Genova guarda no ai porti dell’Africa occidentale come pure a uno sviluppo di altre attività, a partire dall’offshore con il sostegno in mare aperto alle navi che operano attorno alle piattaforme di estrazione.
E nella città colpita dalla tragedia del ponte Morandi cha ha provocato 43 morti, come vanno ora gli affari al porto? «Temevamo un tracollo più rilevante. Il calo di traffico è stato del 10%. Magari hanno meno container, ma le navi arrivano. Anche grazie al lavoro di tutti gli enti locali che hanno trovato soluzioni viabilistiche alternativa e bypass efficienti, la città ha tenuto».
L’Economia 15 marzo 2019