È attesa entro questa settimana o al massimo l’inizio della prossima la prima autorizzazione della Bce alla costituzione di un gruppo di credito cooperativo. È quella della capogruppo altoatesina Raiffeisen, la prima ad avanzare nella primavera scorsa l’istanza per l’autorizzazione ad operare come gruppo bancario. L’arrivo dell’ok della vigilanza europea è temuto da quelle Bcc o da quei gruppi, l’altoatesino, che auspicano una moratoria dei termini entro i quali rendere operativa la riforma del credito cooperativo. L’autorizzazione sancisce il compimento del processo previsto della riforma e per questo è stata intensa la lobbing nei confronti del governo affinchè intervenga per congelare l’iter. L’istanza di alcune parti del mondo del credito cooperativo verrà accolta e sarà tradotta in un articolo da inserire nel Dl milleproroghe che dovrebbe andare in approvazione il prossimo 20 luglio. Il testo normativo dovrebbe limitarsi a rinviare i termini per la riforma di 6 mesi, per avere il tempo necessario a correggere il tiro del riassetto previsto per il settore.
L’articolato dovrebbe prevedere che «i termini di cui all’articolo 2 del decreto legge del 14 febbraio n. 18 sono prorogati per un periodo di 6 mesi e per tale periodo non si applicano i commi 1-bis e 1-ter dell’art. 33 del Testo unico bancario, d.lgs 1 settembre 1993 n. 385 e rimangono invariate in vigore le disposizioni dell’art 2-bis DecretoLegge18/2016». Nella sostanza si sospendono le previsioni di legge che vincolano la concessione della licenza bancaria all’adesione a un gruppo cooperativo e vengono prorogate le funzioni del fondo temporaneo obbligatorio del sistema, che può intervenire a supporto della soluzioni di crisi bancarie in attesa della costituzione dei gruppi. Poichè la norma prevede che entro 90 giorni dal rilascio dell’autorizzazione le assemblee delle Bcc devono procedere alla modifiche degli statuti e firmare il contratto di coesione, una moratoria che intervenga anche dopo l’ok della Bce può comunque congelare i termini della riforma.
L’istanza più forte per rivedere le regole dei giochi oggi arriva proprio dall’Alto Adige: le Bcc locali, come del resto anche le altre, temono che il passaggio dalla vigilanza della Banca d’Italia a quella della Bce possa implicare un inasprimento delle condizioni che non tengono conto delle peculiarità del credito cooperativo finendo, nel medio periodo, per costringere i gruppi a divenire spa bancarie a tutti gli effetti. Gli altotesini sono pronti a eccepire l’incostituzionalità della norma appellandosi all’articolo 45 che riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. E poichè il gruppo Raiffeisen ha una base molto regionale l’obiettivo è quello di replicare il modello tedesco che è basato sugli Ips, i fondi di garanzia del sistema. Per le Bcc aderenti a Iccrea e Ccb sarebbe più difficile approdare al medesimo risultato, ammesso che lo volessero tutte.
In tema di costituzionalità oggi sono attese novità per le banche popolari: il Consiglio di Stato deve decidere, dopo la sentenza della Consulta che ha rigettato in buona parte l’istanza sull’incostituzionalità della norma, se revocare la sospensiva della riforma. I legali che hanno sollevato l’eccezione ne hanno chiesto la proroga fino al 18 ottobre, quando è previsto il giudizio di merito. In caso di diniego, per le popolari di Sondrio e Bari ci saranno pochi giorni di tempo per completare la trasformazione in spa.
L’articolato dovrebbe prevedere che «i termini di cui all’articolo 2 del decreto legge del 14 febbraio n. 18 sono prorogati per un periodo di 6 mesi e per tale periodo non si applicano i commi 1-bis e 1-ter dell’art. 33 del Testo unico bancario, d.lgs 1 settembre 1993 n. 385 e rimangono invariate in vigore le disposizioni dell’art 2-bis DecretoLegge18/2016». Nella sostanza si sospendono le previsioni di legge che vincolano la concessione della licenza bancaria all’adesione a un gruppo cooperativo e vengono prorogate le funzioni del fondo temporaneo obbligatorio del sistema, che può intervenire a supporto della soluzioni di crisi bancarie in attesa della costituzione dei gruppi. Poichè la norma prevede che entro 90 giorni dal rilascio dell’autorizzazione le assemblee delle Bcc devono procedere alla modifiche degli statuti e firmare il contratto di coesione, una moratoria che intervenga anche dopo l’ok della Bce può comunque congelare i termini della riforma.
L’istanza più forte per rivedere le regole dei giochi oggi arriva proprio dall’Alto Adige: le Bcc locali, come del resto anche le altre, temono che il passaggio dalla vigilanza della Banca d’Italia a quella della Bce possa implicare un inasprimento delle condizioni che non tengono conto delle peculiarità del credito cooperativo finendo, nel medio periodo, per costringere i gruppi a divenire spa bancarie a tutti gli effetti. Gli altotesini sono pronti a eccepire l’incostituzionalità della norma appellandosi all’articolo 45 che riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. E poichè il gruppo Raiffeisen ha una base molto regionale l’obiettivo è quello di replicare il modello tedesco che è basato sugli Ips, i fondi di garanzia del sistema. Per le Bcc aderenti a Iccrea e Ccb sarebbe più difficile approdare al medesimo risultato, ammesso che lo volessero tutte.
In tema di costituzionalità oggi sono attese novità per le banche popolari: il Consiglio di Stato deve decidere, dopo la sentenza della Consulta che ha rigettato in buona parte l’istanza sull’incostituzionalità della norma, se revocare la sospensiva della riforma. I legali che hanno sollevato l’eccezione ne hanno chiesto la proroga fino al 18 ottobre, quando è previsto il giudizio di merito. In caso di diniego, per le popolari di Sondrio e Bari ci saranno pochi giorni di tempo per completare la trasformazione in spa.