L’unico dato certo è che è finita l’alleanza su base regionale fra il Pd e il Movimento Cinque Stelle. «Mai più», dice Luigi Di Maio, mentre Nicola Zingaretti difende comunque un risultato sopra il 20% e rivendica la vocazione maggioritaria del partito. Giuseppe Conte invece cerca di tenere al riparo il governo: «Siamo partiti da poco, abbiamo bisogno di maggiore spirito di squadra, più coesione». Per lui l’orizzonte resta quello del 2023, cioè la scadenza naturale della legislatura: «Quando nel 2023 ci confronteremo con le elezioni verremo valutati per quello che abbiamo fatto».
Oggi potrebbe essere convocato un vertice di maggioranza, per una riflessione sul voto e per mettere a punto gli ultimi dettagli della legge di Bilancio. È maretta invece nel Movimento, Luigi Di Maio assicura che il governo non è a rischio ma definisce un «esperimento che non ha funzionato» l’alleanza locale con il Pd e chiede un programma «più dettagliato» per il governo. «Il M5S va meglio quando corre da solo», conclude il ministro degli Esteri. Sul piano nazionale, invece, «il governo va migliorato e innovato per durare altri tre anni», ribadisce Di Maio. «È ovvio che occorre voltare pagina — condivide Nicola Zingaretti —. Ci vuole una nuova solidarietà nel governo. L’alleanza ha senso solo ed esclusivamente se vive in questo comune sentire delle forze politiche che ne fanno parte, altrimenti la sua esistenza è inutile. Se Di Maio vuole andare avanti da solo con l’8%, auguri».