Senatore Renzi, siamo già al Conte stai sereno?
«Maddai, siamo stati i principali sponsor del governo, perché mai farlo cadere?».
Il premier è convinto che sull’Iva lei sia stato scorretto.
«Spero che il premier non abbia utilizzato questa espressione. Italia Viva infatti è stata più che corretta. Quando Conte ci ha avanzato l’ipotesi di aumento dell’Iva gli abbiamo detto che eravamo contrari. Io l’ho fatto rispondendo a una sua telefonata. La capodelegazione Bellanova e il professor Marattin lo hanno fatto al tavolo di Palazzo Chigi. Noi non siamo contro il Governo, ma siamo contro l’aumento delle tasse. Questo Governo del resto nasce proprio per non aumentare l’Iva, no?».
Suppongo parlasse delle sue esternazioni pubbliche. Lo cito ancora: è inaccettabile che Renzi rimarchi uno spazio ogni giorno. Ha deciso di interpretare il ruolo che fino ad agosto era di Salvini?
«La prego, non mi confonda solo per il nome. Noi non parliamo di mojiti e cubiste. Noi parliamo di tasse, di asili nido, di edilizia scolastica, di posti di lavoro. Discutere di queste cose non significa litigare: significa fare politica. Il populismo ti costringe a parlare di caratteri, di simpatie e antipatie, di rapporti personali. La politica ti costringe a parlare di idee e di programmi. Molti mi attaccano sul carattere, pochi mi rispondono sui contenuti».
A furia di parlare di idee, quanto dura questo Governo?
«Spero tanto: l’instabilità infatti è il principale problema istituzionale dell’Italia. Questo Governo può dare tranquillità ai mercati, riportare lo spread sotto i 100 punti base, accompagnare la nuova fase europea. Il Governo lavori, non apra polemiche. Il mio suggerimento al premier è quello di lavorare sui dossier: ieri sarebbe stato più opportuno parlare di Alitalia, Trieste o servizi segreti. Non di me. Ma noi non proviamo rancore per nessuno, a maggior ragione per il premier, cui garantiamo la fiducia in Aula. Quanto alla legislatura: per noi dura fino al 2023. Se qualcuno vuole interromperla, se ne prenderà la responsabilità».
Anche Zingaretti non sembra volerle bene.
«Io invece provo simpatia e affetto per gli amici rimasti nel Pd. Andare avanti litigando sarebbe stato controproducente. Meglio lasciarsi in amicizia. E da parte mia nessuna polemica verso Nicola».
Ormai ci siete lei e Di Maio da una parte e Conte e Zingaretti dall’altra: non è bizzarro?
«Messa così è molto bizzarro. Però non è sempre questo lo schema: lo è stato sull’aumento dell’Iva. Noi in questi giorni abbiamo lanciato idee sul Family Act, sugli investimenti verdi, sul risparmio di spesa. E alla Leopolda lanceremo un grande piano industriale per il Paese. Mi piace l’idea che tutti assieme possiamo lavorare per tornare alla crescita. E spero anzi che su alcuni temi si possa votare anche insieme all’opposizione: sugli asili nido, perché dividersi? Ma anche sulle questioni spinose del fine vita sarebbe bello votare tutti assieme, anche con Salvini».
Era a conoscenza del piano di Di Maio sui rimpatri?
«No. Lo abbiamo saputo dai giornalisti. Ma siamo pronti a discuterne nel merito. È chiaro che esiste un tema immigrazione da gestire, anche a livello europeo. Propongo di smettere di pagare quei Paesi europei come l’Ungheria che usano i nostri soldi e poi ci fanno la guerra sui migranti. Orban è diventato l’eroe di Salvini e Meloni ma è assurdo che i sovranisti esaltino chi prima prende i soldi dei contribuenti italiani e poi rifiuta la solidarietà europea».
Senatore, conosce George Papadopoulos?
«Ho letto le sue gesta sui media e sui social».
È convinto che lei abbia complottato con Obama per impedire l’elezione di Trump.
«Nella valanga di fakenews che mi hanno rovesciato addosso mancava solo il complotto internazionale insieme a Obama. Lei immagini la scena: Obama che mi chiede di fare un complotto sulle elezioni americane. Non sembra neanche una spy-story, sembra una farsa. Questo signore risponderà delle sue follie davanti a un tribunale italiano e gli chiederò un congruo risarcimento danni».
Ha mai parlato di elezioni americane con i servizi segreti italiani?
«Mai, non scherziamo. L’intelligence italiana è una cosa seria. Chi vuole alimentare una strana polemica, lo faccia pure. Ma tenga al riparo i nostri servizi segreti. Del resto Aise e Aisi sono guidati da due signori professionisti. Penso che sia dovere del Governo proteggere l’intelligence italiana dalle polemiche politiche di altri Paesi. E credo che sia utile per tutti mettere fine alla strana anomalia che vede da anni i servizi dipendere solo dal premier: serve la nomina dell’Autorità Delegata. Il ruolo che con me svolgeva Marco Minniti, per intendersi. E prima di lui Gianni De Gennaro».
La Link Campus è una università legata ai servizi?
«Sono tra i pochi politici a non avere rapporti con la Link Campus. Leggo che vi insegna Massimo D’Alema, che vi ha insegnato l’ex ministro Trenta, che è stata fondata dall’ex ministro Scotti, che ha relazioni istituzionali gestite con grande dedizione. Chi ha qualcosa da chiarire su questa vicenda lo farà nelle sedi opportune. Io mi sono limitato a chiedere i danni, come ormai faccio frequentemente».
Conosce il professor Mifsud?
«Non conosco Mifsud».
Ci crede all’ipotesi di incontri segreti tra alti rappresentanti dell’amministrazione Trump e l’intelligence italiana?
«La sede opportuna per approfondire tutto ciò che è accaduto è il Copasir e non ho dubbi che il presidente del Consiglio riferirà chiarendo ogni dubbio».
Il ruolo di Italia Viva è quello di consentire a lei di tornare al centro della scena politica?
«Ho fatto il premier e ho avuto un ruolo non secondario nella caduta di Salvini. Non avevo bisogno di fare un nuovo partito per avere un ruolo. Ma penso che oggi in politica ci sia una prateria per un partito nuovo, non ideologico, capace di fare scelte verdi e rosa su ambiente e donna e che parli un linguaggio contemporaneo. Lo spazio di Italia Viva è questo, tra la gente, non il continuo chiacchiericcio quotidiano nei palazzi. I prossimi mesi lo dimostreranno. Basterà venire alla Leopolda per averne un assaggio. Presenteremo un dettagliato piano industriale per l’Italia. Ci interessa combattere i dazi, non fare polemica. Vogliamo sbloccare i cantieri, non litigare in maggioranza. E soprattutto noi abbiamo delle idee da offrire, non qualcosa da chiedere».