Senatore Matteo Renzi, il governo rischia sulla prescrizione?
«Penso di no. E spero che prevalga il buonsenso. Abbiamo il Coronavirus, la Brexit, la Turchia che pretende di dettar legge nel Mediterraneo, i dazi. E il — 0,3 per cento del Pil è un dato negativo che non si vedeva dal 2013. Tutte ottime ragioni per non litigare e mettersi a lavorare. Bisogna sbloccare i cantieri e abbassare le tasse, altro che storie».
L’annuncio di un vostro voto con Forza Italia rischia di alimentare i sospetti sull’abbraccio con il centrodestra.
«Polemica surreale. C’era una legge sulla prescrizione voluta da Berlusconi. Noi l’abbiamo cambiata allungando i termini perché erano troppo brevi. Ora però il tandem Bonafede-Salvini ha addirittura cancellato il concetto stesso di prescrizione rendendo i cittadini indagati a vita. Per di più in un Paese come il nostro dove il solo avviso di garanzia equivale a una condanna sui social: questa scelta lede i diritti delle persone. Sarà un caso che tutta l’avvocatura sia contraria? E che larga parte dei magistrati esprima dubbi? Non si tratta di abbracciare Forza Italia, ma di abbracciare lo stato di diritto, il garantismo, la civiltà giuridica messa in discussione dal giustizialismo grillino».
Ma questa sintonia sulla giustizia viene letta come il primo passo di un cambio di schieramento.
«Pur di evitare i pieni poteri a Salvini ho promosso un governo con i grillini. Chi mi conosce sa quanto mi sia pesato. Salvini voleva elezioni, maggioranza assoluta, riforma costituzionale e referendum sull’Euro: sarebbe stata una tragedia. Sono fiero di aver impedito questo disegno. Abbiamo mandato Salvini all’opposizione mentre altri si accordavano con lui per andare alle urne. Non siamo noi ad aver cambiato schieramento ma il Pd ad aver cambiato idea sulla legge del suo vicesegretario Orlando».
Sembrano esserci due bersagli nascosti dietro l’offensiva contro Bonafede: il Pd appiattito sulle posizioni dei 5 Stelle e l’affossamento di Conte per la nascita di un nuovo governo. È così?
«Non ci sono bersagli nascosti, ma uno palese: il giustizialismo. Che è la forma più meschina del populismo, il populismo dei mediocri. Eppure in Tv tutte le sere ci sono persone che dicono: “Non è uno scandalo se gli innocenti finiscono in carcere”. E Davigo ha il coraggio di affermare: “Non esistono innocenti, ma solo colpevoli non ancora scoperti”. La nostra è una battaglia culturale.
Spero che il Pd non sia succube dei grillini, perché è paradossale subirne il ricatto proprio ora che stanno implodendo. Quanto a Conte: non voglio cambiare il premier, ma voglio che il premier cambi passo. C’è un Paese da governare, con il Pil che crolla e il mondo pieno di incognite: non voglio che smetta di governare, voglio che inizi a farlo davvero».
A proposito di Davigo. Da avvocato avrebbe lasciato l’aula per non ascoltarlo?
«Non so. Il galateo istituzionale imporrebbe di ascoltare il rappresentante del Csm. Ma quello che il rappresentante del Csm aveva detto sugli avvocati è inaccettabile. Se gli avvocati usano toni tanto duri c’è da domandarsi perché siano così esasperati. Curioso destino: il partito dell’avvocato del popolo contestato dall’intero popolo degli avvocati».
Conte promette una mediazione. L’ipotesi di un blocco della prescrizione solo dopo il secondo grado è digeribile?
«No. Sarebbe un passetto avanti ma dal punto di vista costituzionale non regge lo stesso. In questo Parlamento i numeri sono chiari: Bonafede è nettamente in minoranza. E la linea attendista del Pd ha ormai pochi giorni di autonomia: i gruppi parlamentari sono gli stessi che un anno fa presentarono la pregiudiziale di incostituzionalità contro la riforma. I dem dovranno votare in Aula scegliendo tra la Orlando e la Bonafede. E in alcuni casi si procederà a scrutinio segreto.
I numeri non ci sono, punto. Sulla prescrizione dovranno cedere. Come lo faranno e in che tempi, è un problema del premier. Io so che molleranno. Vediamo quando e come. In questo Parlamento i grillini non hanno i numeri e nel prossimo ne avranno ancora meno».
Se resistono pensate di proporre una mozione di sfiducia individuale contro Bonafede?
«In un modo o nell’altro fermeremo questa legge. Credo senza ricorrere alla mozione di sfiducia: molleranno prima».
I social ripropongono le sue vecchie dichiarazioni contro la prescrizione. Il grillino Morra ha scritto: “La rete non dimentica”. Ha cambiato linea?
«Sta scherzando? Le mie vecchie dichiarazioni contro il regime della prescrizione voluta da Berlusconi sono chiare. Volevo cancellare quel sistema aumentando le pene per la corruzione e allungando i termini della prescrizione. E l’ho fatto con la riforma Orlando. La rete non dimentica, ha ragione Morra. Ma la rete è anche capace di comprendere. Non sempre invece sembrano farlo i colleghi grillini».
Nelle sue scelte influiscono anche alcune vicende come l’arresto dei suoi genitori o l’inchiesta sulla fondazione Open?
«Trovo infamante accostare le questioni. Quell’arresto è stato annullato dal Tribunale della Libertà e la prescrizione per i reati di cui sono accusati segue le regole della legge Orlando, peggiorative per gli imputati: dunque non c’è alcun legame tra i processi dei miei e questa battaglia di civiltà che vale per il futuro. Quanto a Open, aspettiamo processi e sentenze.
Certo è che il tema di come si finanzia la politica è cruciale. Noi abbiamo abolito il finanziamento pubblico. Con le note vicende si è invece criminalizzato il finanziamento privato. Chi paga la politica allora? Al Superbowl gli spot li hanno comprati solo due miliardari: Trump e Bloomberg. La politica sarà riservata ai ricchi? Noi raccogliamo piccole donazioni sul sito di Iv, dieci euro a testa. Nessuno ha il coraggio di dire ad alta voce che questa vicenda, piccola per Open, riguarda in grande altre fondazioni, Srl e Blog. Chissà se questa timidezza passerà nei prossimi mesi».
Il Pd dice che la vostra battaglia sia dettata dall’ansia di visibilità a causa dei sondaggi di Italia Viva.
«È commovente l’attenzione che il Pd ci dedica. Ringrazio per l’accorata preoccupazione ma vorrei rassicurare: Italia Viva c’è. Chi era a Cinecittà ha visto una comunità di persone vere, non un partito di plastica. I sondaggi da qui al 2023 cambieranno decine di volte, io bado alla sostanza».
In Puglia la battaglia contro Emiliano farà vincere la destra?
«Emiliano rappresenta il contrario di ciò che pensiamo noi, come ha ben spiegato Teresa Bellanova. Sull’Ilva, sul Tap, sullo Sblocca Italia per accelerare la Napoli Bari, sulla Xylella, sulla Banca Popolare di Bari non c’è un solo argomento su cui Emiliano non abbia sostenuto tesi assurde. Andarci insieme ad elezioni sarebbe inspiegabile. Senza Emiliano, forse, perdiamo. Con Emiliano abbiamo già perso. Perso la faccia prima di tutto».
È preoccupato delle conseguenze del Coronavirus?
«Sì, come tutti. Intanto senza psicosi dobbiamo lavorare per contenere il contagio seguendo le indicazioni degli scienziati. Non degli apprendisti stregoni. Poi conteremo anche i danni economici. Il brusco calo nei rapporti con la Cina peserà su aziende, turismo, export. Il 2020 si conferma un anno molto difficile. La campagna elettorale americana, partita male per i democratici con il pasticcio dell’Iowa, non aiuterà. Se a questo si somma la Brexit, che diventa realtà senza che la Ue reagisca, il quadro è complicato. Ma anche per questo è importante che l’Italia smetta di fare polemica. E torni a fare l’Italia del talento e dell’innovazione».