Rays nasce nel 1993 a Osimo, vicino Ancona, dall’iniziativa di Stefano Marconi, che dopo aver collaborato per una decina d’anni con diverse aziende multinazionali del medicale decide di mettersi in proprio. L’obiettivo è ben definito, fin dagli inizi: diversificare l’attività per imporsi sia in Italia che all’estero, e diventare una realtà tra i leader a livello internazionale. E ci è riuscita.
I primi successi dell’azienda arrivano proprio nel mercato medicale, un settore altamente specializzato e competitivo. Sfruttando il know-how acquisito negli anni precedenti alla nascita dell’azienda, in pochi anni Stefano Marconi, insieme al figlio Andrea, sono riusciti a portare Rays a diventare una delle principali aziende fornitrici di dispositivi medici per il Servizio Sanitario Nazionale. Ma non si è fermato lì.
Per supportare la crescita negli anni seguenti, l’azienda ha allargato i propri orizzonti a più settori. Grazie anche ad una serie di acquisizioni strategiche, tra cui quella di IODASE nel 2015, l’azienda ha spaziato dall’health care all’antinfortunistica, fino al cleaning professionale. Il risultato è una realtà che raggiunge 1000 ospedali, case di cura, farmacie, grossisti Ferramenta, Catene GDO e BRICO in oltre 40 Paesi nel mondo.
E grazie alla vastità di settori in cui opera, e alle performance di alcuni di questi in particolare – nello specifico cosmetica e dispositivi per la protezione individuale –, l’azienda è riuscita a chiudere l’anno della crisi pandemica con un segno “+” sui suoi conti. Sul fronte delle vendite, passando da 36 a oltre 52 milioni di euro, il fatturato segna una variazione del 43% sul 2019. Ma è la marginalità a sorprendere: con un margine operativo lordo che cresce da 1,3 a 16 milioni, l’incidenza sui ricavi arriva al 31,57%.
Inoltre, seguendo la politica di capitalizzazione aziendale che ha caratterizzato la gestione negli ultimi anni, la posizione finanziaria è stata ulteriormente potenziata: dagli oltre 3 milioni di cassa del 2019 si è arrivati a quasi 18 milioni, mentre il patrimonio netto passa da 21 milioni a 33 milioni, una capacità economica che potrà servire sia ad affrontare le prossime crisi, sia a guardarsi intorno, per valutare potenziali operazioni che permettano di continuare a crescere.