Il fronte rappresentato da chi non ama questo governo o da chi schiettamente lo detesta, è attraversato da diversi stati d’animo: c’è chi è convinto che siamo entrati in un periodo di nuova barbarie destinata a durare a lungo, c’è chi prova un senso di effettivo smarrimento di fronte ad una società politica e civile che non riesce ad immaginare una risposta e c’è infine chi è convinto che ad un certo punto la competizione stessa fra Lega e M5S porteranno al collasso la compagine governativa. Quest’ultimo punto di vista – sostenuto in larga misura di fans o supporters del ‘vecchio mondo’ sconfitto alle elezioni – si fonda su una doppia certezza: che la ‘vena aurifera’ rappresentata dalle migrazioni sia destinata ad esaurirsi e che le questioni economiche irrisolte, prenderanno il sopravvento. In buona sostanza ciò significa che la politica dei rilanci continui di Salvini si arresterà e la non realizzabilità pratica degli impegni presi su pensioni, flat tax, reddito di cittadinanza, farà il resto. A quel punto, gli elettori cominceranno a riflettere e i sondaggi a punire le forze giallo-verdi, aprendo praterie per le opposizioni.
In realtà, la principale risorsa di Salvini – la questione migranti – è lungi dall’aver dato tutti i suoi frutti e Salvini stesso non può che augurarsi che qualsiasi soluzione si possa trovare insieme agli altri paesi europei, avvenga il più tardi possibile così da consentirgli di dar radici al consenso che i sondaggi gli attribuiscono. Analogamente il Movimento 5 Stelle – il cui palese obiettivo è arrivare a fine legislatura – ha bisogno di tempo ed è probabile che anche sulle materie economiche prosegua con gradualismo e senza strappi, salvo accelerazioni di puro valore simbolico, come quella sui vitalizi.
I veri rischi e le vere possibili crepe che possono aprirsi fra i due alleati di governo, riguardano invece il rapporto con l’Europa. Sembra che dal M5S non siano da aspettarsi strappi o accelerazioni che possano mettere in discussione l’appartenenza dell’Italia alla Ue. Non siamo invece certi che la stessa cosa valga per la Lega. In primo luogo perché le correnti antieuropee più forti, trovano spazio nell’elettorato leghista, in secondo luogo perché i crescenti successi raccolti da Salvini, potrebbero tradursi in una sorta di ‘annebbiamento’, di perdita di lucidità politica. Ecco questo potrebbe accadere: che a un certo punto il leader leghista non sappia più contenersi, che si faccia prendere da un senso di onnipotenza e metta al centro le pulsioni che vengono dai suoi elettori e che lui stesso ha suscitato. Capita ai migliori animali politici di smarrire i percorsi della politica e quando capita sono guai.Il vero interrogativo quindi è legato ad un fattore personale: Salvini possiede l’equilibrio e la maturità, per reggere all’onda lunga delle sue attuali vittorie o si farà trascinare dalle stesse, magari – e fino in fondo questa volta – contro l’Europa? Dobbiamo solo aspettare perché prima o poi quel momento verrà