L’indagine sulle migliori Pmi del Piemonte nasce, parallelamente a quella su tutte le regioni più industrializzate, insieme al progetto Champions 2019, con l’obiettivo di far emergere in maniera più netta gli elementi di interdipendenza aziende-territorio. Anche qui lo scopo della ricerca è individuare e analizzare le singole performance delle imprese che hanno registrato, negli ultimi sei esercizi, risultati superiori alla media in termini di crescita, redditività, patrimonializzazione e indipendenza finanziaria. Per farlo abbiamo utilizzato non lo strumento dell’osservatorio, che si basa su dati aggregati e studia un fenomeno nella sua globalità, ma l’analisi dei bilancio delle singole aziende e approfondimenti verticali relativamente a struttura, governance e settori di attività, in modo da individuare e comprendere quali siano i driver che hanno portato queste imprese a eccellere anche nel periodo interessato dalle due grandi crisi del 2008 e del 2012.
Per rafforzare l’analisi dell’impatto del l’elemento territoriale sul fenomeno, cioè dell’influenza di tessuti economici differenziati da regione a regione, abbiamo ampliato la base di riferimento utilizzando parametri più inclusivi — seppur di poco — rispetto alle aziende Champions nazionali. In sostanza: ampliando la base, ma restando all’interno di parametri di eccellenza, siamo in grado di avere un panorama che riflette maggiormente le peculiarità del territorio di appartenenza delle imprese. La ricerca è stata svolta, per conto del Centro studi Italypost e de L’Economia, da un team interdisciplinare composto da analisti finanziari della Credit Rating Agency ModeFinance e da esperti in corporate finance della società di advisory finanziaria indipendente Special Affairs. L’analisi è stata differenziata fra imprese appartenenti alla fascia di fatturato compresa fra i 20 e 120 milioni e imprese con fatturato da 120 a 500 milioni, modulando di conseguenza anche i parametri di estrazione, con l’obiettivo di verificare come il passaggio da dimensioni non propriamente piccole a dimensioni più grandi modifichi gli assetti strategici, societari, organizzativi di aziende che in ogni caso sovraperfomano.
I dati usciti pochi giorni fa sullo stato di salute delle economie regionali evidenziano un Piemonte in sofferenza, con un Pil per abitante fermo da vent’anni. È un elemento ancora più rilevante se si guarda al grande divario rispetto alle performance delle 120 imprese eccellenti che abbiamo individuato. Questo cluster, che rappresenta soltanto lo 0,22% delle imprese piemontesi, ha un fatturato aggregato di 7,8 miliardi, è cresciuto mediamente dell’8% ogni anno negli ultimi 6 anni, produce una redditività lorda di circa il 16%, non ha alcun debito nei confronti del sistema bancario (anzi: in cassa ha oltre 180 milioni). Nonostante il divario in termini di performance, peraltro, possiamo dire che la tipologia di queste aziende rappresenta molto fedelmente le peculiarità della realtà imprenditoriale della regione, che può contare su un tessuto industriale più maturo rispetto ad altri con testi territoriali.
Qui la maggior parte delle oltre 54 mila imprese (nella forma giuridica di società di capitali) è arrivata alla seconda, spesso alla terza o quarta generazione, e questo ha sedimentato una maggiore cultura organizzativa e strategica e un approccio più strutturato nell’azione imprenditoriale, anche nelle piccole e medie realtà.
I due picchi di crisi (2008 e 2012) e, ancora prima, lo spostamento dei baricentri produttivi di grandi poli industriali, hanno colto impreparato un tessuto di aziende fortemente permeato e plasmato da quegli stessi poli. I quali, d’altra parte, hanno comunque distribuito sul campo enormi quantità di competenze specialistiche e fatto crescere una nutrita schiera di imprese che via via hanno spostato il focus strategico ai settori più diversi. Oggi Fca Italy ha ancora un indotto importante, ma sono sorte aziende che orbitano in torno a grandi poli dei servizi e del digitale (si pensi a Vodafone o a Reply), così come spiccano eccellenze più legate alle realtà distrettuali: il polo alimentare, quello tessile del Biellese, quello del packaging e del chimico-farmaceutico. Ogni impresa qui ha storia e stile. Ma, qui più che altrove, la vera sfida nel far crescere e volare le aziende d’eccellenza si gioca sulla partita fra tradizione e innovazione e sugli spazi che sapranno trovare nella competizione globale nel prossimo decennio.
* Project leader della ricerca e Partner Special Affairs
L’Economia, 15 aprile 2019