Chi guadagna di più dei concessionari italiani? La risposta è contenuta nei testi delle convenzioni pubblicati sul Ministero delle Infrastrutture. E sorpresa…chi ottiene maggiori benefici è proprio una società a maggioranza pubblica: Autovie Venete, al 72,9% di Friulia (finanziaria della Regione Fvg) e al 4,8% della Regione Veneto.
I testi desecretati
Ma l’argomento rendimento delle autostrade è ben più complesso e parte da alcuni pregiudizi che vanno confutati. Danilo Toninelli, Ministro dei Trasporti, ha fatto pubblicare sul sito del suo dicastero i file segreti delle concessioni. Testi che segreti erano per una questione di concorrenza, renderli noti poteva portare a influenzare la redazione dei testi delle concessioni. Per questo, normalmente, il cosiddetto allegato economico finanziario che dà la remunerazione del capitale investito viene tenuto segreto. Ora questi file sono pubblici e leggerli dovrebbe servire a capire se il monopolio naturale delle autostrade vada annoverato tra gli strumenti finanziari senza rischio con i più alti rendimenti in assoluto. E se effettivamente ci sia qualcuno che sia stato avvantaggiato.Nei documenti si scopre, per esempio, che il rendimento dato alla rete Autostrade per l’Italia è effettivamente tra i più alti. Sulle risorse investite (capitale e debito) si remunera il 10,2%. Ma meglio di Aspi fa un’altra concessionaria, a maggioranza pubblica. Autovie, che gestisce i tronconi della A4, Venezia-Trieste, la A23 Palmanova-Udine, la A28 Portogruaro-Conegliano, ha un rendimento lordo prima delle tasse dell’11,5%.
Il Wacc
Nessun gestore ha un trattamento migliore. L’unico che ha un rendimento (roi, ritorno dell’investimento ndr.) più alto è un altro concessionario quasi totalmente pubblico, la Autobrennero. Nei documenti della società non sono contenuti i tassi Wacc (ossia il costo medio ponderato del capitale), ma solo il dato sul ritorno dell’investimento. Un valore che misura la redditività della gestione e che per A22 è del 12,8%. Tornando ai dati confrontabili Cav, quella del Passante, altra società tutta pubblica, al 50% di Anas e al 50% della Regione Veneto, prende un pochino meno di Autostrade, il 9,89%. Mentre quella che se la passa peggio è la A4, Brescia-Padova che ha un ritorno sul capitale stabilito in Convenzione “solo” del 7,11%. Questa tratta, ora di Abertis, una volta chiusa l’operazione con gli spagnoli passerà per la maggioranza del suo capitale ad Atlantia. Investire in autostrade non è però il miglior rendimento senza rischio. Questa affermazione è sempre falsa. Come dimostra purtroppo la tragedia di Genova, su cui si ricorda non è stata ancora identificata la causa del crollo. Le concessioni danno un minimo garantito, ma quel tasso è calcolato come la somma tra il rendimento dei btp a dieci anni maggiorato di un premio al rischio. Viene cioè remunerato il rischio della gestione dell’infrastruttura e tutti i rischi d’impresa ad esso collegati. Come quello di un grave incidente o di una tragedia, che non è detto la sola manutenzione ordinaria o straordinaria possono purtroppo evitare.
Rischi
Quel rendimento ingloba dunque anche la variabile rischio ed è quella che viene pagata. Si può discutere sul fatto che sia elevata, ma resta che, a parità di rendimenti, la capacità di generare reddito e investimenti cambiano da concessionario e concessionario. Con un dato incontrovertibile pubblicato da Aiscat qualche settimana fa, in cui si evince che Anas, la concessionaria pubblica, ha investito per chilometro in manutenzione della rete cinque volte meno di Aspi. Il tema, se mai, è come aumentare nelle Convenzioni (in tutte) gli investimenti minimi in interventi sulla rete. Questa era una delle ipotesi su cui si stava lavorando prima dell’atto di revoca della concessione fatta dal Mit. Il dialogo si è poi interrotto sclerotizzando le posizioni di Autostrade e Governo.