Perché ancora la poesia, se la poesia c’è da sempre, da quando gli esseri umani – gli animali parlanti – hanno percorso la terra, e sempre ci sarà finché le mutevoli lingue umane genereranno la sfera della loro esistenza? Perché questo ancora, dunque? Perché il trionfo dell'”infosfera” sta portando verso una visione del linguaggio distorta e impoverita nella dimensione comunicativa, alla quale la poesia pare adeguarsi, dimenticando un’eredità poetica di millenni. Perché antropologia e neuroscienze raccontano oggi un’altra vicenda, nella quale la lingua è costitutiva della sfera dell’esistenza, e la comunicazione solo un suo aspetto; e di più: la prosodia, il suono delle parole e la voce del parlante sono sostanza del pensiero, del sentire e del percepire. Questo ancora significa avere nuove domande e inseguire le risposte nella lingua e nella tradizione poetica, riconoscendo allo strumento della scrittura e alla storia del libro il loro effettivo ruolo di primaria importanza.
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