Sarà oggi sul tavolo del board della Cassa Depositi e Prestiti un’informativa sullo stato dell’arte di Progetto Italia, il piano di rilancio delle costruzioni voluto da Salini Impregilo in asse con Cdp, che porterà anche al salvataggio di Astaldi. Il tempo stringe, in quanto la scadenza fissata dal Tribunale di Roma per presentare il piano di salvataggio di Astaldi è fissata al 15 luglio. L’accordo, a grandi linee, è già stato raggiunto tra tutti gli attori coinvolti (Salini, Cdp e banche) ma esistono ancora diversi temi, sicuramente più di dettaglio, da formalizzare. Sembra quindi probabile che, per la data del 15 luglio, il progetto non finisca al vaglio dei consigli di amministrazione delle banche creditrici, che quindi potrebbero ovviare con alcune «comfort letter», a garanzia del loro sostegno al piano in modo da consentire di posticipare la data per la presentazione al termine ultimo del 31 luglio.
Restano definiti i numeri della manovra. L’aumento di capitale per la “nuova” Salini Impregilo (assistita nell’operazione dagli advisor di Vitale, Bofa Merrill Lynch, BonelliErede e Giliberti Triscornia) sarà di circa 600 milioni, dei quali circa 250 milioni saranno iniettati dalla Cdp, altri 50 milioni da Pietro Salini, 150 milioni dalle banche (dei quali 50 milioni da Intesa Sanpaolo ed Unicredit, 25 circa da Bnp Paribas-Bnl, 15 milioni dal BancoBpm mentre i rimanenti 10 milioni da Mps) e altri 150 milioni dal mercato con la garanzia di due banche straniere: un pool che sarebbe formato da Bofa Merrill Lynch e Citi, ma che potrebbe vedere l’ingresso anche di qualche altro istituto estero. Stabilito anche il piano di finanziamento delle banche per Astaldi, affiancato sull’operazione dagli advisor di Rothschild e Gianni Origoni Grippo Cappelli: 200 milioni saranno concessi per cassa, mentre saranno garantiti come fidi altri 350 milioni di euro. Su quest’ultimo fronte stanno lavorando i consulenti delle banche: cioè lo studio legale Linklaters e Alvarez & Marsal. Per quanto attiene alla governance, la nuova Salini Impregilo avrà un board di 15 membri, dei quali 9 espressione di Salini, 5 della Cassa (incluso il presidente di garanzia) e uno su indicazione del mondo bancario.
È infine previsto che, una volta conclusa con successo questa prima manovra, possano entrare nel progetto le attività di altre aziende in crisi (come Condotte, Glf e Cossi) puntando anche sul sostegno di altri costruttori: i nomi che circolano sono quelli di Pizzarotti e Rizzani de Eccher ,che avrebbero manifestato il loro interesse. C’è, dunque, attesa perché vengano stretti i tempi dell’operazione. Sul fronte della Cassa guidata da Fabrizio Palermo, il progetto è sotto la lente degli azionisti, cioè il ministero del Tesoro e le fondazioni bancarie. Il piano, un consolidamento di sistema coerente con la missione di Cdp, non dovrebbe trovare opposizioni tra i soci e si attende soltanto la delibera formale della Cassa, che avverrà contemporaneamente alle delibere degli istituti di credito.
Si aspetta, infine, anche il via libera all’operazione della Sace: la controllata di Cdp è pronta a dare le garanzie sul piano di finanziamenti, ma a fronte del vedersi riconoscere un’istanza già fatta presente in passato, cioè essere trattati come creditori privilegiati a fronte di un credito per circa 75 milioni di euro verso il general contractor. Nei giorni scorsi Alessandro Decio, amministratore delegato di Sace, ha comunque rassicurato i consulenti sia di Salini Impregilo sia di Astaldi sulla volontà di far parte del progetto.