Descrizione
Questo libro racconta la storia dei militari italiani che, fra il 1915 e il 1916, combatterono sul fronte dell’Isonzo. Le loro vicende, individuali e collettive, sono ricostruite in base ai documenti pervenutici – relazioni ufficiali dei reparti, libri di memorie, diari e corrispondenze private, testimonianze orali, fotografie dell’epoca – nel tentativo di trasmettere al lettore le esperienze, spesso estreme, dei soldati della Grande Guerra. La ricerca si concentra sugli avvenimenti di una brigata di fanteria, la brigata Ferrara che, nei primi due anni del conflitto, fu impiegata in modo continuativo sul fronte del Carso goriziano. Composta per lo più da soldati calabresi e pugliesi, in quel periodo la Ferrara subì perdite superiori ai 13.000 uomini su 10.000 di forza presente: un destino simile a quello delle tante brigate italiane coinvolte negli scontri più sanguinosi del conflitto italo-austriaco del 1915-1916. Dal luglio del 1915, e per oltre tredici mesi, le brigate italiane, pagando un alto tributo di sangue, cozzarono contro la tenace resistenza degli imperiali sui primi rilievi carsici, dal Sei Busi al San Michele, dove gli austriaci scatenarono il più grande attacco con gas asfissianti del fronte italiano; poi, nell’agosto del 1916, con la caduta di Gorizia, lo scontro si spostò oltre il Vallone di Doberdò, fra le doline dell’arido altipiano del Carso di Comeno. Qui, fra agosto e novembre, ripetuti e ostinati attacchi portarono i fanti italiani qualche chilometro all’interno dell’altipiano, fino alle prime case di Castagnevizza, dove restarono fino all’ottobre del 1917, quando la terza armata dovette ritirarsi sul Piave. Il volume non ricostruisce solamente la realtà delle trincee e la brutalità degli assalti, ma anche la quotidianità durante i turni di riposo nei paesi delle retrovie, dove più di una volta i soldati, esasperati dalla dura vita al fronte, si resero protagonisti di rivolte armate, qui ricostruite in dettaglio, grazie a nuovi documenti emersi nel corso della ricerca.