«Processate Salvini». La richiesta della Giunta per le immunità del Senato che a metà febbraio arriverà in Aula sarà questa. Su richiesta dello stesso leader Matteo Salvini, i cinque componenti leghisti, ieri, hanno votato contro la proposta del presidente Maurizio Gasparri di non concedere l’autorizzazione a procedere contro l’ex ministro dell’Interno per sequestro di persona — per il caso dei migranti tenuti a bordo della nave Gregoretti —, appoggiata da 4 di Forza Italia e Alberto Balboni di Fratelli d’Italia. E l’hanno spuntata, perché la maggioranza, polemicamente, aveva disertato la Giunta e in caso di parità viene bocciato il relatore. «Se non ci sarà una proposta in dissenso da mettere al voto, appoggiata da almeno venti senatori, ci sarà il via libera ai magistrati senza un voto dell’Aula», spiega Gasparri.
Finisce così il primo round di una partita politica che ha visto impegnata la maggioranza a tentare di far slittare a dopo le amministrative il voto in Giunta per evitare che Salvini ne facesse un’arma elettorale. Prima con la richiesta di rinvio, ignorata da Gasparri. Poi con quella di approfondimenti, bocciata anche dalla presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati. Da lì la «diserzione» dei 5 Stelle, Pd, Iv, Leu. E il successivo scambio di accuse. «Salvini che valica ogni limite nella mancanza di rispetto delle istituzioni», attacca la capogruppo M5S in Giunta, Elvira Evangelista. «La fuga della maggioranza Pd-M5s-Iv è una ferita», contrattacca Osvaldo Napoli (FI). «I giallorossi scappati come codardi», rincara il leghista Attilio Fontana. E Giorgia Meloni definisce «indegno il processo a Salvini». Mentre Gasparri reagisce al dem Marcucci, che lo accusa di non essere stato «disponibile a dare tutto il materiale necessario per deliberare». «Se non mi chiede scusa lo denuncerò per mendacio in Aula», minaccia. E invita a «guardare nel merito la vicenda: Salvini non ha fatto tutto da solo, lo dimostrano le mail del consigliere diplomatico di Palazzo Chigi». Ma il premier, Giuseppe Conte, ribadisce: «Non mi posso sostituire alle decisioni di Salvini, della Giunta e dell’Aula. Ho chiarito che il ministro Salvini aveva appena fatto approvare un decreto che aumentava le sue competenze, ha rivendicato a sé la scelta sul se o quando far sbarcare le persone a bordo della Gregoretti. Per quel che riguarda il mio ruolo, se si tratta di rispondere non della decisione specifica ma dell’indirizzo politico generale io ci sono».
A Salvini che si dice pronto al carcere risponde Luigi Di Maio. Salvini, dice, «sa» che quella di bloccare per giorni la nave militare Gregoretti nel luglio scorso nel porto di Augusta fu una «sua» scelta. E aggiunge: «È passato dal sovranismo al vittimismo. È sempre stata una sua scelta di propaganda bloccare quella nave». Concorda il segretario Pd Nicola Zingaretti: «Salvini che fa la vittima è patetico».