Giuseppe Conte ha come foto profilo del suo Whatsapp un’immagine di John Fitzgerald Kennedy e la citazione: «Ogni risultato comincia dalla decisione di provare». Ma in questo momento drammatico il presidente del Consiglio nomina un altro statista anglosassone: «In questi giorni ho ripensato a vecchie letture su Churchill, è la nostra ora più buia, ma ce la faremo».
Presidente Conte, gli italiani si chiedono quando usciremo dal buio.
«Voglio essere onesto e chiaro, come sempre: adesso è assai difficile fare previsioni, perché siamo di fronte ad un virus nuovo e con un tasso di virulenza che ancora stiamo sperimentando. Il governo coordina con la massima intensità e concentrazione la macchina organizzativa. Due sono gli obiettivi da raggiungere: contenere la diffusione del virus e potenziare le strutture sanitarie perché possano reggere a questa sfida. Siamo un Paese forte».
Ma il varo nottetempo dell’ultimo decreto anti-virus è stato travagliato, confuso e contestato dalle Regioni delle zone rosse. Soprattutto: come è stato possibile che abbia cominciato a circolare già nel pomeriggio una bozza sulle nuove restrizioni?
«Chi ha fatto circolare all’esterno la bozza del provvedimento ha compiuto un atto irresponsabile, perché l’indebita diffusione del testo non definitivo ha causato confusione e incertezza presso i cittadini».
Quindi non è stato Palazzo Chigi a far trapelare quella bozza?
«Assolutamente no. A tarda sera, quando la bozza è stata inviata – come prevede la legge – ai ministri e ai presidenti delle Regioni, ci siamo ritrovati con un paese che discuteva di misure provvisorie su cui io stesso mi ero riservato di effettuare definitive valutazioni. D’ora in poi adotteremo contromisure severe affinché situazioni del genere non si ripetano più. La riservatezza degli atti normativi in corso di formazione va tutelata al massimo grado».
Anche sulla chiusura delle scuole c’è stato un balletto di anticipazioni, smentite e poi conferme.
«Quell’anticipazione ai media è stata improvvida, l’ho detto chiaramente.
In questa fase così complessa è fondamentale parlare con una sola voce».
Eppure molti si chiedono: chi comanda in momenti come questi?
Il governo o le Regioni?
«La tutela della salute è rimessa per la gran parte alle Regioni. Il governo ha competenza soprattutto in tema di principi fondamentali e di livelli essenziali delle prestazioni. Il governo, anche attraverso il braccio operativo della Protezione civile, svolge una fondamentale opera di sostegno, ma le Regioni debbono continuare a collaborare, come stanno facendo, per perseguire una linea unitaria di azione, condivisa ed efficace. Eventuali iniziative autonome e frammentate renderebbero vani tutti gli sforzi che stiamo mettendo in campo».
Riandrebbe in conferenza stampa alle due di notte? Non sarebbe il caso, specie in situazioni così delicate, di abolire questi surreali appuntamenti notturni diventati una consuetudine?
«Lavoro sino a tardi ma non amo le conferenze notturne. L’altra notte è stato un caso particolare. Dopo la confusione generata dall’indebita anticipazione, ho ritenuto necessario che il Paese, al risveglio, potesse ascoltare una voce chiara e sincera, che spiegasse l’accaduto e anticipasse il contenuto autentico del decreto».
Ora buona parte del Nord Italia è zona rossa. Ma resta grande confusione sul senso di restrizioni, deroghe e sanzioni. Un nota esplicativa della Farnesina dice che ai cittadini basterà presentare motivi di lavoro per ottenere il via libera agli spostamenti.
«Il Nord non è propriamente una zona rossa, perché non abbiamo posto un divieto assoluto di ingresso e di uscita tra le due grandi aree del paese. Abbiamo però introdotto delle limitazioni alla circolazione delle persone, che valgono anche all’interno dell’area settentrionale.
Tutti sono invitati a diradare le occasioni di trasferimento, limitandole a esigenze lavorative, a casi di necessità e a motivi di salute».
Senso civico a parte, come intendete far rispettare i divieti?
«Chi non rispetta questa previsione vìola l’art. 650 del codice penale. E se autocertificasse la falsa ricorrenza di una delle tre giustificazioni degli spostamenti, rimarrebbe esposto a una ulteriore sanzione penale».
Negli ultimi giorni, anche l’altro ieri nella giornata dei mille nuovi contagi, abbiamo assistito a scende di affollamento in località turistiche, locali notturni, ritrovi di piazza. Cos’è? Sottovalutazione del pericolo? Allergia degli italiani alle regole?
«Non è facile cambiare da un giorno all’altro abitudini di vita e accettare sacrifici personali in vista di un bene collettivo. Non voglio esprimere giudizi negativi. Questa difficoltà di adattamento riguarda tutti, anche me e lei. Ennio Flaiano diceva che i nomi collettivi servono a fare confusione, e che un bel giorno ti accorgi che “popolo, pubblico” siamo noi, mentre invece credevamo fossero gli altri. La rinuncia che ciascuno di noi è chiamato a compiere è determinante per il benessere di tutti. Se tutti rispetteremo le regole indicate, il Paese potrà rialzare presto la testa».
Zingaretti e Cirio, uomini delle istituzioni, sono coinvolti nel contagio. Lei ha fatto il tampone?
Pensa di farlo?
«I miei medici sono premurosi. Mi seguono con attenzione e ho piena fiducia in loro».
Quindi l’ha fatto?
«Sì, è negativo».
Se i numeri dimostrassero tra qualche giorno che non siamo riusciti a contenere l’epidemia è possibile una ulteriore stretta?
«Continuiamo ad agire seguendo la linea della massima precauzione e della proporzionalità delle misure messe in campo rispetto all’evolversi della situazione. Ma la vera differenza ora la devono fare tutti i cittadini. Faccio un appello a tutti gli italiani: dobbiamo fidarci degli scienziati, manteniamo la distanza di un metro, evitiamo baci, abbracci, strette di mano, rispettiamo le altre regole. Per parte nostra, con il decreto-legge approvato venerdì sera abbiamo predisposto un piano straordinario per rinforzare il personale medico e infermieristico, mentre con altre iniziative ci siamo garantiti alcune linee produttive, qui in Italia, per disporre di attrezzature specialistiche per terapia intensiva e sub-intensiva».
La decisione di chiudere le scuole per una decina di giorni è stata al centro di polemiche. Si va verso una proroga?
«Non è stata una decisione facile, sappiamo che stiamo chiedendo alle famiglie e ai tanti genitori con figli uno sforzo non trascurabile.
Abbiamo chiesto un approfondimento al Comitato tecnico-scientifico per avere tutte le informazioni utili e necessarie ad assumerci la responsabilità politica di questa decisione. Nei prossimi giorni avremo un quadro più chiaro sugli effetti delle misure adottate e decideremo se prolungare questa misura, comunicandola per tempo alle famiglie».
Il tasso di mortalità del coronavirus in Italia è alto. È possibile dipenda dal fatto che una quota di contagiati sfugge ancora alle rilevazioni?
«Intanto voglio esprimere un pensiero di vicinanza per le famiglie delle persone decedute, spesso anziani oltre gli 80 anni. Sono nonni, genitori, persone che lasciano un vuoto. Il tasso di letalità può dipendere da tanti fattori, anche dalla diversità di stili di vita e dal fatto che la nostra popolazione è più anziana di quella cinese. Va detto che, come è stato rilevato dall’Iss, nella stragrande maggioranza di questi casi si era in presenza di persone con patologie pregresse».
La massa di risorse stanziata dal governo è ingente, ma con tutta probabilità insufficiente a fronteggiare gli effetti economici dell’epidemia. Come si potrà andare oltre?
«Abbiamo messo sul piatto subito 7,5 miliardi di euro per sostenere le imprese più direttamente colpite ma anche le famiglie e i lavoratori, con opportuni ammortizzatori sociali.
Non ci fermeremo certo qui.
Dovremo ricorrere a una terapia d’urto massiccia. Per uscire da questa emergenza daremo fondo a tutte le nostre risorse umane ed economiche. Occorrerà un efficiente piano di “ricostruzione” esteso a tutti i campi. Ne approfitteremo per sbloccare un sistema che si mostra lento negli investimenti. Il modello Genova diventerà il modello Italia».
Non pensa che l’eccezionalità della situazione possa suggerire misure altrettanto eccezionali: perché non ragionare su una sospensione temporanea del Fiscal compact o delle clausole di salvaguardia?
«Ho apprezzato i chiari segnali di collaborazione della Commissione.
In casi eccezionali come quello che stiamo vivendo, peraltro, la flessibilità di bilancio è prevista e la utilizzeremo pienamente. Abbiamo allo studio varie iniziative, che non voglio qui anticipare. Sicuramente l’Europa non può pensare di affrontare una situazione che si annuncia straordinaria con mezzi ordinari».
Lei ha invitato i suoi ministri a raccogliere alcune delle idee suggerite dall’opposizione. Ma si stenta a vedere un clima di concordia nazionale. Meloni, seppur più disponibile al dialogo, ha parlato di “gestione criminale” da parte del governo.
«Sarebbe stato criminale se avessimo nascosto i dati del contagio o minimizzato il tutto. Oggi più che mai la politica deve dimostrare, pur nella diversità dei ruoli, di avere a cuore il bene degli italiani e di parlare in modo responsabile, mostrando amor di patria. Tra oggi e domani tornerò a incontrare le opposizioni per discutere sulle misure economiche».
Nelle ultime ore si parla meno di “governissimo”. C’è ancora chi lavora a sostituire il governo in carica?
«Francamente le mie energie sono tutte dedicate alle necessità del Paese. Per altre questioni non provo alcun interesse».
Renzi le suggerisce di ingaggiare Bertolaso. In generale, può servire un rafforzamento della squadra?
«Stiamo affrontando un’emergenza con cui l’Italia, quantomeno nella sua storia più recente, non si è mai confrontata. Sono risoluto a ricorrere a qualsiasi mezzo per proteggere i cittadini e sicuramente potenzieremo la squadra».
Il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari è stato rinviato sine die. C’è l’ipotesi di rinviare anche le regionali?
«Al momento non sussiste uno scenario di questo tipo».
Potesse tornare indietro, cambierebbe qualcuna delle decisioni del governo? C’è stato qualche errore che ci ha reso il Paese europeo più esposto al contagio?
«Siamo di fronte a un’emergenza epocale, a un virus sconosciuto che si diffonde rapidamente e che ha già colpito oltre 90 tra Paesi e territori di tutto il mondo. All’inizio mi sono posto subito un interrogativo: se io fossi ancora un semplice cittadino cosa mi aspetterei dal Presidente del consiglio? La risposta è stata quella che mi do sempre: trasparenza, coraggio, determinazione. Siamo stati accusati di parlare troppo, ma anche di parlare troppo poco. Di essere troppo rigorosi ma anche troppo leggeri. Sarà così fino alla fine. Ma la nostra linea non cambia e la ripeto come un mantra a tutti i ministri e alla macchina organizzativa: massima precauzione, adeguatezza e proporzionalità delle misure».