I grandi lavori bloccati? «È arrivato il momento di premere sull’acceleratore sul fronte delle infrastrutture». La riforma del codice degli appalti? «In settimana invieremo al Parlamento una legge delega, poi procederemo speditamente con un decreto legislativo che conterrà una riforma organica del codice degli appalti, ma, parallelamente, abbiamo elaborato uno schema di decreto legge per riavviare, già dalle prossime settimane, vari cantieri». La patrimoniale e un aumento delle imposte di successione? «Non sono all’ordine del giorno». Così il premier Giuseppe Conte risponde alle domande principali sulle decisioni che sta maturando il governo. «L’Italia deve correre», dice, utilizzando la metafora «di un’autostrada a tre corsie con una Ferrari di cui finora non abbiamo premuto l’acceleratore. Adesso abbiamo deciso di farlo».
E lo faremo, aggiunge, utilizzando «il metodo Conte, che sono pronto a brevettare ed è composto di tre elementi: lo studio attento dei dossier, il dialogo con gli attori di volta in volta coinvolti, il confronto con i ministri affinché venga garantita la massima soddisfazione degli interessi generali».
Presidente Conte, per sbloccare i cantieri dei grandi lavori ha firmato i decreti Investitalia e Strategia Italia. Come agiranno e a cosa servono?
Investitalia è una struttura di missione formata da tecnici e funzionari che hanno il compito di coordinare, presso la presidenza del Consiglio, la realizzazione del piano di investimenti al fine di renderlo più efficace. Strategia Italia è la cabina di regia che svolge il coordinamento politico e amministrativo, in collegamento con il Cipe. Con queste strutture creiamo l’autostrada a tre corsie per la crescita: investimenti, innovazione e semplificazione. È come se mettessimo a disposizione di un guidatore una Ferrari. Finora nessuno ha premuto l’acceleratore, ora il Governo vuole rimettere il turbo all’Italia sul fronte delle infrastrutture. Avere delle strutture di progettazione e coordinamento permette di avviare in trasparenza e con cronoprogrammi definiti operazioni di investimento che possano contare sulle competenze tecniche dei migliori professionisti della Pubblica amministrazione. Loro saranno gli angeli custodi dei nostri Comuni e delle Regioni per pianificare al meglio investimenti e opere pubbliche.
Manca la terza gamba, cioè la centrale di progettazione. A che punto siamo con quella? Come pensa di risolvere il conflitto in corso tra i ministeri dell’Economia e dei Trasporti?
Nessun conflitto. In settimana emanerò questo terzo decreto e chiuderemo anche questa partita, completando il cerchio.
Ci sarà la riforma del codice degli appalti?
Non abbiamo perso tempo. Appena eletti, fin dall’estate scorsa, abbiamo raccolto sul sito del ministero dei Trasporti circa 2.000 suggerimenti di modifica. Alcuni li abbiamo accolti inserendoli nella manovra economica, per gli appalti di entità più modesta. Per gli altri già questa settimana invieremo al Parlamento una legge delega apposita. Dopodiché procederemo speditamente con un decreto legislativo che conterrà la riforma organica del codice degli appalti. Siamo però consapevoli che il mondo produttivo e, in particolare, il settore delle costruzioni non può attendere. È per questo che, parallelamente, abbiamo elaborato uno schema di decreto legge al fine di anticipare alcune misure normative che potranno sbloccare, già dalle prossime settimane, vari cantieri e consentire la ripresa rapida delle opere. Naturalmente prima di vararlo incontrerò l’Ance (l’Associazione nazionale dei costruttori edili, ndr) per acquisire anche le loro valutazioni.
È prevedibile che regole meno stringenti sugli appalti facciano aumentare i casi d’irregolarità. In questi casi scatterà il commissariamento?
La legge anticorruzione è servita a chiarire che non siamo affatto tolleranti con furbi e corrotti. Anzi. Confidiamo che la normativa più severa introdotta consentirà di procedere per le vie ordinarie. Se necessario, ricorreremo tuttavia anche a rimedi straordinari, tra i quali il commissariamento.
Non crede sia contraddittorio considerare una priorità il rilancio degli investimenti pubblici e poi bloccare opere che dovrebbero produrre cantieri e spesa concreta come la Tav?
A seguire il dibattito pubblico parrebbe che l’intero e corposo piano d’investimenti sia riduttivamente rimesso all’alternativa sì Tav/no Tav. In realtà, il progetto Tav corrisponde a una percentuale tutto sommato contenuta di tutte le opere che sono in corso di realizzazione. Nel merito il rispetto verso un modello di governo trasparente e sensibile alle istanze dei cittadini ci ha imposto di rivedere il progetto, a distanza di circa cinque lustri dalla previsione originaria. I giorni scorsi sono serviti ad approfondire il dossier. Ora comincerà il confronto interno per arrivare alla soluzione migliore non nell’interesse di un singolo partito, non delle imprese costruttrici o dei comitati a favore o contro, ma nell’interesse generale della collettività italiana.
Cosa pensa dell’analisi costi-benefici sulla Tav. Commentatori autorevoli hanno avanzato critiche molto dure su metodologie e risultati. Occorre rivedere o integrare quei dati prima di prendere la decisione finale?
L’analisi è stata affidata a riconosciuti esperti e non è accettabile che venga messa in discussione la loro professionalità solo perché i risultati non sono di gradimento. Se emergerà la necessità di approfondire ulteriori aspetti chiederemo agli esperti già consultati eventuali ulteriori chiarimenti, ma è certo che questa analisi costituirà la base della nostra più ampia valutazione politica.
I conti pubblici non tengono. È immaginabile una patrimoniale?
Ho già escluso la patrimoniale ed è prematuro opinare eventuali interventi o formulare valutazioni così negative già nel mese di febbraio. Posso garantire la massima attenzione da parte del Governo sulla tenuta dei conti pubblici. Anche grazie alle misure di monitoraggio e quelle di blocco dell’erogazione della spesa contenuta nella legge di bilancio. Mi riferisco ai due miliardi della clausola di salvaguardia. Alle stime e alle previsioni vogliamo rispondere con la concretezza delle azioni a sostegno del lavoro e a sostegno dell’impresa. Il quadro di finanza pubblica non lo miglioriamo stringendo la cinghia ma premendo sull’acceleratore.
I numeri però parlano di 8-9 miliardi che mancano all’appello per il quadro di crisi economica più i 23 miliardi di clausole Iva da disinnescare. In tutto fa 32 miliardi, una cifra importante a fronte delle 2 coperte dalle clausole di salvaguardia. Come è possibile far quadrare i conti?
Pensiamo a una revisione complessiva del sistema di tax expenditures. Con la prima manovra economica abbiamo avuto poco tempo, invece con la nuova manovra avremo più tempo per operare questa revisione e affidarci al piano di investimenti per evitare l’incremento dell’Iva.
Condivide la necessità di cambiare le imposte di successione aumentandone il peso?
Non è all’ordine del giorno una variazione dell’imposta di successione.
Lei ha detto che il 2019 può essere un anno bellissimo per l’economia. Ripeterebbe ancora quella espressione?
Quella era una singola battuta con cui ho voluto rispondere a una previsione eccessivamente pessimistica. In realtà, la strategia per rispondere all’attuale, avversa congiuntura economica l’ho esposta in termini ampi già a Milano, nella sede di Assolombarda: stiamo lavorando con la massima determinazione affinché il 2019, almeno nel secondo semestre, si realizzi per l’Italia nel segno della crescita e della stabilità sociale.
Il sistema fiscale è basato sulla progressività delle aliquote. Con una flat tax solo per i lavoratori autonomi e solo fino a un certo livello di reddito, il sistema della progressività rischia di essere messo in discussione?
Il nostro è stato un intervento mirato che non ha affatto messo in discussione la coerenza del sistema. È peraltro singolare giudicare il nostro sistema di tassazione incoerente per effetto dei nostri provvedimenti fiscali. È un giudizio che respingo fermamente. Il nostro fisco è incoerente e iniquo da decenni. Noi abbiamo iniziato a riformarlo e siamo nel pieno di un progetto riformatore che richiede qualche passaggio graduale. Non potevamo fare tutto insieme. Procediamo in questa direzione e confidiamo, già, con la prossima manovra di realizzare significativi passi avanti. Il nostro obiettivo è un sistema fiscale amico del contribuente che garantisca semplificazione normativa, equità ed efficienza.
Una flat tax più coraggiosa estesa a tutti i contribuenti è condivisibile?
L’alleggerimento della pressione fiscale è un obiettivo che siamo assolutamente determinati a perseguire. Vogliamo realizzare un principio di semplificazione, con riduzione delle aliquote fiscali dalle cinque attuali a tre. Parallelamente dobbiamo anche migliorare i risultati nel contrasto all’evasione, offrendo pieno sostegno all’operato della guardia di finanza. L’obiettivo è: devono pagare tutti perché tutti paghino meno.
Pensate di cancellare gli 80 euro di Renzi, che costano 10 miliardi l’anno, per finanziare una riforma fiscale generale?
No. Più che reperire risorse per finanziare una riforma fiscale vogliamo riorganizzare il sistema di tassazione introducendo anche il principio del coefficiente familiare, in modo da rimodulare il gettito fiscale sia in base alla fascia di reddito che alla composizione del nucleo familiare.
Nel mondo dell’impresa pubblica una svolta vera sarebbe la fusione tra Leonardo e Fincantieri. È immaginabile?
L’agenda di governo non contempla questa fusione. Si tratta di due società quotate e distinte, che operano secondo proprie strategie industriali e – dobbiamo rimarcarlo – con risultati brillanti. Come responsabile dell’autorità di governo posso solo auspicare che queste due eccellenze italiane possano coordinare meglio alcune strategie operative, che però sono rimesse alle valutazioni del rispettivo management nel solco delle scelte imprenditoriali loro proprie che non hanno nulla a che vedere con un eventuale indirizzo di governo.
Avete posto obiettivi molto alti di privatizzazioni, 18 miliardi. Pensate di farvi aiutare da Cdp?
Cdp potrà senz’altro avere un ruolo nel piano di privatizzazioni, che riguarda, come è noto, il settore immobiliare. In ogni caso il piano non riguarderà asset strategici del Paese.
Che tempi prevede per il piano sull’immobiliare?
Ci stiamo lavorando. Agenzia del Demanio, quindi il Mef, ma sempre in coordinamento. Diciamo che un eventuale intervento di Cdp potrebbe contribuire a rendere più rapidi i tempi e comunque a offrire un più ampio ventaglio di strumenti.
I rapporti difficili con la Francia stanno rendendo più complicata la fusione fra Fincantieri e Stx?
Il rapporto con la Francia ha già superato la fase critica, con il ritorno a Roma dell’ambasciatore Masset. Lasciatemi dire che la fusione Fincantieri-Stx, per quanto ho potuto personalmente valutare, non contrasta le regole europee sulla concorrenza. Questo è uno di quei settori industriali che richiedono una maggiore concentrazione imprenditoriale per reggere la sfida competitiva dello spazio globale di mercato. Nel campo della cantieristica navale le grandi dimensioni possono senz’altro agevolare la competizione dei Paesi europei nello scenario internazionale.
Come risponde alla critica di avere poca attenzione all’industria?
Mi hanno sorpreso le parole del Presidente di Confindustria. Io personalmente l’ho incontrato già due volte e ancora lo incontrerò. Non capisco su quali basi abbia potuto affermare che questo Governo sia «ostile all’industria». Questo Governo è alleato di tutte le imprese che onestamente e responsabilmente svolgono la loro missione che è quella d’investire, perseguire la remunerazione degli investimenti e quindi ricavarne utili. Noi, io e tutti i ministri, lavoriamo ogni giorno per questi imprenditori. Abbiamo pensato a loro riducendo il costo del lavoro tagliando del 32% le polizze Inail, quando abbiamo dimezzato l’Imu, quando abbiamo portato l’Ires al 15% per chi assume nuovo personale e investe, quando abbiamo introdotto un meccanismo generalizzato per consentire di ottenere un tempestivo pagamento dalla Pa, tramite Cdp, quando abbiamo rimpinguato il Fondo di garanzia per le Pmi, a tacer di tante altre misure. È per loro che stiamo riducendo gli adempimenti burocratici, che stiamo semplificando il quadro delle regole, che stiamo rafforzando il piano gli investimenti. Aggiungo che in ogni mio viaggio all’estero incontro sempre volentieri i nostri imprenditori e promuovo sempre le loro iniziative economiche. In migliaia possono testimoniare questa mia determinazione a promuovere il made in Italy e le nostre attività di impresa presso i Governi stranieri. Io stesso sto promuovendo contratti di sviluppo, coordinati dalla presidenza del consiglio, per ridare slancio produttivo a territori meno avvantaggiati. Ho già firmato quello per la Capitanata in Puglia. Il Governo è ostile a quegli imprenditori, che per fortuna sono pochi, che anziché misurarsi sul mercato con le regole della sana competizione, cercano scorciatoie illegali, oppure beneficiano di agevolazioni statali per poi delocalizzare, oppure sottopagano i dipendenti o pretendono di fare del precariato l’unica unità di misura dei rapporti di lavoro. Ecco, verso di loro siamo ostili. Ma è certo che l’attenzione per il mondo dell’industria non è mai sparita né mai sparirà dall’orizzonte del Governo.
Dopo quota 100 e reddito di cittadinanza, non crede che la sfida sia incentivare la creazione di veri posti di lavoro?
Le misure appena menzionate sono state concepite anche in funzione della incentivazione alla creazione di posti di lavoro. Il lavoro e l’impresa sono al centro dell’agenda del Governo. Attenzione però. Il mercato del lavoro è complesso e bisogna analizzarlo con la dovuta attenzione. Gli ultimi rilievi Istat ci prospettano un mercato del lavoro che si indirizza verso rapporti di lavoro più stabili per effetto del “Decreto dignità”. Ma certo vogliamo fare molto di più. Il piano di investimenti – mercoledì presenteremo il piano nazionale contro il dissesto idrogeologico da 9,5 miliardi che già quest’anno conta su 3 miliardi – contribuirà a moltiplicare le opportunità di lavoro e speriamo che ne possano beneficiare soprattutto i più giovani, che attualmente rimangono penalizzati. Dobbiamo investire di più nel settore della ricerca e dell’innovazione. Alcune misure le abbiamo anticipate con la manovra: abbiamo introdotto misure di incentivazione per l’inserimento al lavoro dei laureati più brillanti, abbiamo incentivato l’assunzione di giovani ricercatori, incentivi per investimenti nelle tecnologie emergenti nel venture capital. Tutti segnali importanti ma che non ci lasciano appagati.
Non ritiene che sia arrivato il momento per dare un segnale importante anche in politica estera? Per esempio in Libia continuiamo a essere i più amati di tutti. Una presenza militare mirata potrebbe mettere ordine nel Paese ridando all’Italia il ruolo che ha perso?
È da escludere una nostra presenza militare in Libia. La Conferenza di Palermo ci ha aiutato a recuperare il nostro ruolo molto più di un eventuale contingente militare, che potrebbe contribuire ad alimentare l’instabilità del paese. Il percorso è già delineato: dobbiamo continuare ad appoggiare gli sforzi dell’Onu e continuare a dialogare con i vari attori libici affinché tutti si convincano che mettere in discussione la sfera di influenza personale in vista del beneficio collettivo del proprio popolo è l’unica alternativa per garantire pace e prosperità ai loro figli e nipoti.
Lei sarà l’ago della bilancia in una complessa stagione di nomine in Bankitalia aperta dal caso Signorini. Da una parte Lega e M5S chiedono cambiamento, dall’altra c’è la necessità di rispettare procedure consolidate e il ruolo del Quirinale. Qual è la sua linea?
Rispetteremo le procedure di legge e agiremo nel pieno rispetto delle prerogative di tutti i soggetti coinvolti: a Bankitalia spetta il potere di designare i nominativi dei componenti del direttorio e al Governo la facoltà di accettarli o meno. Non nascondo che questo Governo, nell’esercizio delle proprie prerogative, sarà sensibile verso segnali di rinnovamento provenienti da Bankitalia.
A proposito di nomine, scadono tra gli altri il Ragioniere generale per cui sembra profilarsi un avvicendamento. E il vertice di Fincantieri per cui Salvini si è già espresso nel senso della conferma di Bono. Ha già delle soluzioni?
Sono nomine diverse ma parimenti importanti. Il Ragioniere generale ha la funzione di garantire la corretta gestione e rendicontazione delle risorse pubbliche. Mentre Fincantieri è l’eccellenza della nostra industria manifatturiera che tutto il mondo ci invidia. Tutti i miei viaggi all’estero e gli scambi con i vari leader mi consentono di dire che è un’industria che tutto il mondo ci invidia e di cui io stesso sono orgoglioso. I risultati dell’attuale gestione manageriale sono straordinari e meritano il più assoluto rispetto. Personalmente, auspico qualche segnale di rinnovamento ma in un quadro che garantisca la necessaria continuità rispetto a una gestione manageriale che si sta rivelando vincente.
Lei rivendica la continuità del suo governo, oltre gli appuntamenti elettorali. Ma dopo i risultati della Sardegna, che mettono su carta un cambiamento di rapporti all’interno della coalizione e qualche difficoltà di tenuta complessiva, il suo governo ha bisogno di un tagliando? Comincia una fase due? Ed esiste un metodo Conte per risolvere i tanti dossier conflittuali, dalle autonomie alla Tav?
I rapporti all’interno non possono essere ridiscussi per effetto di un singolo appuntamento elettorale, peraltro territorialmente circoscritto. Le regole e la logica di elezioni locali o a vocazione sovranazionale come le europee sono completamente diverse rispetto alle elezioni politiche che costituiscono la premessa per la formazione delle forze di governo. Il metodo Conte prevede tre elementi: studio attento dei dossier, dialogo con gli attori di volta in volta coinvolti dalle decisioni, confronto franco con i ministri al fine di pervenire alla soluzione che garantisca il massimo soddisfacimento degli interessi generali. Questo metodo offre le più ampie garanzie di perseguire il bene comune attraverso il confronto e fidando nella forza delle argomentazioni, mai in soluzione preconcette o frutto di schemi ideologici.
Farà un vertice a breve con i vicepremier?
Sì, a brevissimo.