Ora a Roma qualcuno dovrà riflettere. Con la Lega che ottiene il doppio del Pd nella roccaforte rossa qualcuno dovrebbe considerarsi abusivo. Conte deve andare a casa». Non solo, attacca Salvini: «Mi domando se al Quirinale si debbano chiedere se un governo così senza voti e credibilità possa andare avanti…». Per il leader leghista, insomma, «l’esperimento genetico Pd-5Stelle è miseramente fallito. Abbiamo fatto un’impresa storica. E questo dimostra che gli italiani non gradiscono i traditori e i poltronisti. Questa sera è la festa della democrazia». Il leader della Lega dice che ora bisogna vedere quanto a lungo a Roma faranno finta di non vedere quello che vogliono gli italiani. E dedica subito un pensiero al premier, che «oggi leggerà il Financial Times e non il Corriere umbro per evitare che il caffè della coalizione gli vada di traverso». Matteo Salvini esulta per la vittoria in Umbria. Il distacco registrato dai primi exit poll è clamoroso, 20 punti circa, e non era stato previsto del tutto dalla Lega che con la candidata Donatella Tesei, senatrice ed ex sindaco di Montefalco, conquistasse la prima Regione dopo la rottura d’agosto e la nascita del Conte due. Avevano previsto una vittoria di almeno dieci punti ma non di queste dimensioni.
È già festa nel quartier generale del Carroccio all’Hotel Fortuna. Le bandiere leghiste sono pronte a sventolare già questa notte in Piazza Italia dove si trovano le sedi della Giunta e del Consiglio regionale governata per 50 dal Pd, partito travolto dall’inchiesta sulla sanità. Salvini è arrivato a Perugia attorno alle 22, dopo avere assistito all’incontro Roma-Milan. È un po’ triste per la sconfitta della sua squadra, ma è felice della vittoria elettorale che considera il primo «avviso di sfratto» per l’esecutivo. «L’avevo detto a Terni, perdo a Roma e vinco in Umbria. Firmo per vincere la partita importante. Il Milan è una squadra di pippe».
Salvini è convinto che altre vittorie seguiranno. Per lui sarà una cavalcata che lo porterà a Palazzo Chigi. «Torneremo al governo dalla porta principale», è il suo leit-motiv. Ora l’ex ministro dell’Interno carica i suoi cannoni sui prossimi appuntamenti, quelli del 26 gennaio in Emilia-Romagna e in Calabria. Il successo in Umbria viene considerato in casa leghista il detonatore che aprirà le urne in queste due Regioni. Il colpo fatale sarà in particolare in Emilia-Romagna, la Regione rossa per antonomasia.
Salvini ovviamente spera che Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio non riusciranno a trovare un accordo visto che il Pd non è intenzionato a rinunciare alla ricandidatura del governatore uscente Bonaccini. Ma per la sua candidata Lucia Borgonzoni sarà difficile replicare la vittoria come in Umbria. «Chi l’ha detto? Nulla adesso è impossibile. Ne vedremo delle belle, sarà un’altra lezione che se la ricorderanno per anni», afferma il leader leghista. «Quando gli italiani sono chiamati a votare condannano i traditori della democrazia».
La forte affluenza alle urne, di 13 punti in più rispetto al 2015, ha chiaramente aiutato il risultato del centrodestra. Bisognerà guardare il dato non solo della Lega che dal 38% delle europee potrebbe volare al 40 e oltre per cento, ma anche quello di Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni scavalca Forza Italia che però tiene attorno alla 5%.
Una vittoria superiore alle previsioni se gli exit poll saranno confermati. Ma in casa leghista non si fanno facili illusioni. «Non si schioderanno facilmente dal governo – dicono – perché la colla che si tiene sulle poltrone del potere è forte. Nei prossimi mesi dovranno fare centinaia di nomine pubbliche, figuriamoci se mollano. Del resto – osservano i leghisti – si sono messi insieme solo per il potere». Salvini condivide questa tesi ma è pure convinto che Conte e company non potranno resistere alle prossime sconfitte. Sopratutto se i 5 Stelle cadranno sotto il 10% rispetto al 14% delle europee. E gli ultimi dati sembrano confermare questo calo.