Il vincolo di mandato per fermare i cambi di casacca? «Ci sono contrapposte esigenze e interessi in gioco. Senza mortificare la libertà del singolo, sarei per rendere più difficili questi passaggi, sulla base dei regolamenti parlamentari. Senza arrivare a episodi verificatisi di cronaca giudiziaria, rendere più difficili i passaggi dall’uno all’altro gruppo incentiverebbe ad affrontare le difficoltà all’interno del proprio gruppo».Nonostante sia riuscito a far cambiare le conclusioni del Consiglio europeo, almeno su Mes e Unione bancaria, riuscendo ad ottenere di proseguire i lavori nei prossimi mesi, Giuseppe Conte è comunque inseguito dalle beghe di politica interna anche nella capitale belga. Luigi Di Maio è pronto allo strappo se dal M5S uscirà un altro gruppo di «responsabili»? «A un leader non fa assolutamente piacere che ci siano passaggi in altre forze politiche. Adesso è il momento di lavorare ancora di più e pensare già al dopo, ai processi riformatori in cantiere su cui ci ritroveremo».
Si discute di Italia e manovra, nella conferenza stampa finale, anche in vista del vertice di lunedì sera: «La manovra ogni anno è un parto difficile, ci sarà stata qualche eccezione singolare ma — si schermisce Conte — è il provvedimento normativo più significativo, esprime il massimo indirizzo politico economico. Il vertice servirà per fare il punto della situazione sulla giustizia, sull’autonomia e su quei temi che adesso sono nell’agenda del governo».
Ma sono sul Mes la maggior parte delle domande, «ci sono alcune criticità, certamente le ormai famose Cacs, le clausole di azione collettiva. Il presupposto è che l’Italia ha un debito sostenibile. Qui ragioniamo di un meccanismo che sia funzionale» al nostro Paese e perciò «ci sono tante altre questioni che vogliamo continuare a negoziare senza l’assillo di dover sottoscrivere alcunché. Oggi ho ribadito la premura dell’Italia che ci sia una valutazione complessiva» sulle tre componenti della riforma dell’Eurozona, cioè la riforma del Mes, il bilancio dell’Eurozona e i progressi sull’Unione bancaria, in particolare l’Edis (l’assicurazione sui depositi). «Se la riserva il governo — continua Conte — e se la riserva il Parlamento italiano. Quindi, a mano a mano che procederà il negoziato, vedremo come si verranno configurando questi vari aspetti di riforma e su quelli ci riserviamo una valutazione, prima di apporre una qualsiasi firma. Fino ad oggi non abbiamo sottoscritto» nulla né «apposto alcuna firma, a dispetto delle mistificazioni». A questo proposito Conte ha anticipato che a gennaio l’Italia presenterà una proposta sull’Edis, l’assicurazione comune sui depositi, che si affiancherà a quella tedesca, l’unica discussa finora. Mentre nel vertice a tre con Macron e Merkel si è ribadito che l’unica strada di stabilizzazione della Libia è quella del dialogo politico sotto l’egida dell’Onu.
Rientrato in Italia invece parla del proprio futuro: «Se ci sono alcuni parlamentari che pensano a un partito di Conte, dico di non pensare a prospettive del genere. Non ho velleità di fare un mio partito», dice ospite di Accordi e disaccordi su canale Nove. «A me piace fare politica, sono onorato e orgoglioso di fare qualcosa per il mio Paese». Poi, rispondendo alla domanda se dopo questa esperienza resterà in politica, ammette: «Domani sicuramente non mi ci vedo disinteressato alla politica ma ci sono mille modi di fare politica e questo non vuol dire che farò un partito».