Quando mancano 48 ore all’apertura delle urne, i ministri leghisti Marco Bussetti e Giulia Bongiorno annunciano un piano di stabilizzazioni e assunzioni nella scuola che fa scattare l’applauso dei sindacati, ma scatena il mal di pancia degli alleati del Movimento 5 Stelle, infastiditi al punto da mettere in guarda il ministro dell’Istruzione da «forzature preelettorali». Mentre è impegnato nel rush finale della campagna per le Europee Bussetti sceglie la piazza di Facebook per rendere noto, senza ulteriori dettagli, il suo «sì a misure uniche e straordinarie per la stabilizzazione del precariato storico e a percorsi abilitanti aperti a tutti coloro che hanno acquisito adeguata esperienza». La proposta unitaria presentata dai sindacati sarà recepita «nel primo veicolo normativo utile», spiega, riaccendendo la speranza di oltre 55mila docenti con oltre 3 anni di precariato.
«Troviamo una mossa azzardata promettere a due giorni dal voto misure uniche e straordinarie per la stabilizzazione dei precari storici della scuola, in deroga a procedimenti di accesso trasparenti e meritocratici, che lo stesso ministro ha già inserito in legge di bilancio» affermano Bianca Laura Granato e Alessandra Carbonaro, capigruppo del M5S in commissione Cultura di Camera e Senato, ricordando la necessità di «tutelare l’interesse di tutti, per esempio di quanti hanno già superato prove concorsuali dei quali ci sembra che il ministro non si sia neanche ricordato». La replica è affidata dalla Lega a Mario Pittoni, presidente della commissione Cultura a Palazzo Madama: «Ricordo al M5S – dice – che il punto 22 del contratto di governo prevede una fase transitoria proprio per affrontare questo problema, che riguarda varie categorie le quali troveranno tutta l’attenzione del ministero, partendo ovviamente da chi ne ha diritto per primo».
Dal Pd Anna Ascani definisce l’annuncio di assunzioni alla vigilia del voto «senza alcun atto normativo concreto né le eventuali coperture finanziarie, una vergognosa presa in giro per tutto il mondo della scuola. Il ministro Bussetti dimostra di non avere alcuna dignità e serietà istituzionale. È passato un mese dall’incontro di Palazzo Chigi – ricorda – ma il fantomatico accordo con i sindacati resta una scatola vuota». La perfetta tempistica elettorale non riduce l’entusiamo di Cgil, Cisl, Uil, Gilda e Snals. Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc Cgil, saluta «la grande vittoria della campagna sui precari iniziata a settembre». Per Maddalena Gissi, leader di Cisl Scuola, la strada è quella giusta: «L’unica cura corretta per la “supplentite” è prevedere un riconoscimento del lavoro che i supplenti svolgono, garantendo loro un rapporto di lavoro stabile una volta maturata una consistente esperienza».
Poche ore dopo il post di Bussetti, è la collega di partito e di governo Giulia Bongiorno, titolare della Pubblica amministrazione, ad annunciare una massiccia iniezione di personale nella scuola dell’infanzia e primaria, con l’ok alle procedure di concorso per 16.959 maestri: 10.624 per l’anno scolastico 2020/2021; 6335 per quello successivo. Non solo. Dopo un blocco durato dieci anni e una trattativa serrata che a dicembre aveva portato alla firma di un testo condiviso da governo e sindacati, arriva il via libera al contratto dei presidi che riguarderà circa 7.500 dirigenti scolastici e oltre 300 dirigenti di enti di ricerca, università, accademie e conservatori, e «permetterà il totale riallineamento della retribuzione a quella delle altre categorie di dipendenti pubblici», con un incremento di medio di 160 euro al mese nel triennio.
Una effervescenza in cui si inserisce con una promessa, sul fronte Cinquestelle, la ministra della Salute Giulia Grillo, che assicura il suo impegno «per il rinnovo di tutti i contratti del settore salute» , a partire da quello della sanità privata, fermo da 12 anni, garantisce che «c’è lo spazio» per stabilizzare in tutte le regioni il personale con contratti precari. Il M5S intanto saluta con entusiamo i dati Inps sul precariato per il primo trimestre dell’anno, che certificano la frenata dei contratti a termine con il raddoppio di quelli a tempo indeterminato, soprattutto grazie alle trasformazioni dei rapporti precari in stabili. Ma il rovescio della medaglia, segnala la Cisl, sta nel «calo delle assunzioni totali dei datori di lavoro privati del 9,3% come allarmante risultato dell’andamento del nostro Pil».