Il governo prende tempo sul salvataggio della Banca Popolare di Bari, ma serve fare in fretta. Il consiglio dei ministri che si è tenuto venerdì in tarda serata non è riuscito ad approvare il decreto legge che autorizza la ricapitalizzazione del Mediocredito centrale, che dovrebbe entrare assieme al Fondo interbancario per la tutela dei depositi nel capitale della banca pugliese al fine di rafforzarla. Si vedrà se oggi (in serata è atteso un consiglio dei ministri) o al più tardi domani, il decreto legge vedrà la luce: le indiscrezioni parlano di un provvedimento che metta sul tavolo circa 1 miliardo, da destinare alla popolare barese tramite Invitalia, società che controlla Mediocredito. Venerdì sera il consiglio si è limitato ad esprimere la determinazione ad assumere tutte le iniziative necessarie a garantire la tutela degli interessi dei risparmiatori e a rafforzare il sistema creditizio a beneficio del sistema produttivo del Sud, «in maniera compatibile con le azioni di responsabilità volte ad accertare le ragioni che hanno condotto al commissariamento della banca», disposto da Bankitalia venerdì.
Di certo l’amministrazione straordinaria non basta a mettere in sicurezza la banca: la situazione dei conti appare deteriorata, come sta mettendo in evidenza l’ispezione in corso di via Nazionale e come, del resto, il braccio di ferro dei giorni scorsi tra Consob e il vertice uscente dell’istituto sta a dimostrare. L’Autorità pretendeva infatti l’immediata comunicazione al mercato sullo stato della situazione patrimoniale, dei conti e e della liquidità, ma l’istituto ha resistito trincerandosi dietro una norma del regolamento Mar che consente il ritardo nelle comunicazioni nel caso in cui queste, una volta diffuse, possano generare un rischio sistemico. Prospettiva di rischio sistemico ritenuta fondata nella missiva mandata tre giorni fa dalla Banca d’Italia all’istituto e poi alla Consob.
Ora l’attesa è tutta per l’approvazione del decreto che autorizza la ricapitalizzazione pubblica di Invitalia e Mcc (con 500 milioni), ma che fornisca anche le garanzie pubbliche alle emissioni obbligazionarie della banca necessarie a mantenere i livelli di liquidità minimi. Senza tutto ciò, il rischio è che lunedì mattina i clienti di Popolare di Bari comincino a ragionare sulla necessità di spostare i soldi dai conti correnti. Ovviamente le Borse non resterebbero impassibili e i titoli bancari sarebbero i primi a subire perdite a piazza Affari e un impatto probabilmente potrebbe esserci anche sullo spread. Sia Bankitalia che lo stesso Fitd vogliono evitare contraccolpi e nuove crisi di fiducia su un settore che ha visto altre 12 banche oggetto di salvataggio. Anche in questo senso va letta la decisione dei commissari straordinari della banca nominati venerdì r da Bankitalia, Enrico Ajello e Antonio Blandini, che ieri hanno incontrato nella sede barese la dirigenza dell’istituto di credito. Un incontro volto proprio a ribadire l’impegno delle istituzioni verso la ricapitalizzazione della banca. E che puntava a fornire rassicurazioni anche ai correntisti.
Nella maxi-ricapitalizzazione, Mediocredito dovrebbe intervenire con il Fitd, anche se resta da capire in capo a chi saranno imputate le perdite che sono da mettere in conto. Il piano di certo dovrà essere realizzato a condizioni di mercato, così da non incontrare obiezioni da parte dell’Antitrust europeo in tema di aiuti di Stato. Realistico d’altra parte che l’ingresso di Mcc nella popolare pugliese vada inquadrato nel progetto più ampio di dare vita a un polo bancario del Sud, agevolando aggregazioni di banche minori. Tornando al commissariamento, va detto che la governance potrebbe essere completata, perchè i due commissari nominati non presentano un’esperienza diretta in termini operativi e gestionali di un istituto di credito. Possibile dunque che i commissari nominino un direttore generale, che potrebbe essere individuato all’interno dell’istituto o all’esterno. Ajello peraltro ha un trascorso nel gruppo Poste come ad di Bancoposte Sgr durante la gestione di Francesco Caio, e ha lasciato dopo la nomina di Matteo Del Fante.