«Quando sono arrivato la prima volta, chiesi di vedere i dati delle filiali. Tutti truccati. Truccavate persino i conti economici delle filiali. Taroccati». Sono le parole dell’ex amministratore delegato della Popolare di Bari, Vincenzo De Bustis — già direttore generale dell’istituto barese dal 2011 al 2015, prima di rientrarvi da ad a fine 2018. Parole — registrate in un file audio pubblicato da Fanpage.it che risalgono allo scorso 10 dicembre. E che ieri, dopo la diffusione, la Procura di Bari ha acquisito. Quel giorno, nel pomeriggio, De Bustis e l’ex presidente della Popolare di Bari Gianvito Giannelli avevano convocato i circa 300 direttori di filiale al centro congressi della Fiera del Levante di Bari. Una decisione presa il venerdì precedente, 6 dicembre, giorno di San Nicola, patrono di Bari. Per comunicare alla rete, dopo mesi di incertezze, il rilancio targato Stato (con Mediocredito Centrale e Fondo interbancario, Fitd), in parte descritto anche nell’intervista pubblicata quello stesso giorno sul Corriere della Sera, in cui De Bustis evidenziò i «troppi prestiti irregolari» del passato e il possibile rilancio «con una combinazione pubblico-privato, magari sullo schema di Carige» . «La banca diventerà molto forte dal punto di vista patrimoniale, avrà lo Stato dietro — spiega De Bustis ai direttori di filiale riuniti in Fiera —, quindi potrete dire che la Popolare di Puglia e Basilicata “sta un po’ così”, che la Popolare Pugliese “traballa”, che “i soldi vi conviene darli a noi che c’abbiamo lo Stato dietro”. Li sfondate», riferito ai due istituti pugliesi concorrenti. Anche perché «mancano 6-7 miliardi di raccolta» e quell’epoca — quella dei «conti economici taroccati», si sfoga De Bustis — «è finita. Su queste cose i nuovi padroni vi faranno l’esame del sangue». Tutto, infatti, è destinato a cambiare, rispetto a quanto di «veramente irresponsabile è successo negli ultimi tre, quattro anni. Questa banca è un esempio di scuola di cattivo management, esaltato. Troppi costi e pochi ricavi». Si spiega anche così la decisione presa il 12 dicembre, dal cda della Popolare di Bari, di avviare l’azione di responsabilità nei confronti di tre ex manager.
Nonostante il richiamo di De Bustis allo schema Carige, salvata con tre commissari, e la richiesta di discontinuità arrivata dal Fitd, per il presidente Giannelli, quel 10 dicembre — solo tre giorni prima della decisione della Banca d’Italia — «non c’è rischio di commissariamento, ma un percorso di messa in sicurezza assistito dalla Vigilanza: entro Natale la popolare sarà salva». Ma la Banca d’Italia — che ieri ha precisato che il prestito a Tercas da 480 milioni era stato concesso a titolo di liquidità di emergenza e fu rimborsato contestualmente a un finanziamento di Pop Bari a Tercas — ha deciso che la Popolare si salverà con i commissari Enrico Ajello e Antonio Blandini. Non più con Giannelli e De Bustis.