Prima è stato un armadio, poi un letto, poi gli imbottiti e infine la cucina. Ora è diventato «il progetto casa». È il progetto Poliform dal 1970 (50 anni l’anno prossimo), azienda nata nel distretto che è patria del mobile: Inverigo, in Brianza.
«I nostri genitori erano persone più di fatti che di parole. La capacità e la voglia di fare ce l’hanno trasmessa facendo», racconta Giovanni Anzani, amministratore delegato dell’azienda. Negli anni ’40 in Brianza si lavorava in bottega per imparare il mestiere, ma le cose cambiarono negli anni del boom economico. Intorno l’Italia cresceva, si costruivano case e le case dovevano essere arredate. In quel periodo, nel distretto, metà della popolazione in età da lavoro faceva mobili, mentre l’altra metà li vendeva o insegnava a farli.
Anche la famiglia Spinelli e Anzani era tra loro, ma osò il «lancio» e si mise in proprio già dal 1942. Ma il salto arriva anni dopo, nel 1970 avviene il passaggio di «padre in figlio» e la piccola azienda, che allora aveva 35 dipendenti (oggi sono 750, di cui 120 all’estero), diventa Poliform in mano ai tre cugini. Alberto, Aldo e Giovanni di 24, 22 e 20 anni. «È stata una scommessa — racconta Anzani — volevamo capire se saremmo riusciti a far crescere l’azienda». Ed è proprio da quella scommessa, su cui nessuno probabilmente «ci avrebbe messo la testa», che i tre hanno dato una svolta alla produzione passando dal mobile classico a quello moderno, ma soprattutto avviando la geniale transizione verso il mobile di design. Fondamentale è stata la collaborazione con architetti di fama tra cui Paolo Piva che aveva disegnato il letto Morgana, rimasto un’icona per lungo tempo. «Erano anni in cui in Italia eravamo in tanti a produrre — prosegue Anzani — a dare la svolta è stata la fiera di Colonia, avevamo capito l’importanza di uscire dall’Italia».
Se tra gli anni ’80 e ’90 sono rimasti confinati nel mercato europeo, nel 2000 la qualità e l’eleganza del made in Italy permette all’azienda brianzola di fare il salto verso gli Usa e di crescere in tutto il mondo. Anche con la nuova divisione contract. Il nuovo millennio porta l’azienda a diventare una realtà industriale internazionale universalmente riconosciuta, presente oggi in più di 90 paesi in tutto il mondo con 85 punti vendita mono brand. «Contiamo di aprirne altri 15 entro fine anno. Nonostante un lieve rallentamento a fine 2018, abbiamo chiuso con un fatturato di 180 milioni (25% in Italia e 75% all’estero) di cui 35 milioni dalle società estere. Il 2019 ha avuto un buon inizio. Contiamo di chiudere in positivo, mantenendo costante il nostro tasso di crescita del 10%».
La famiglia è tutt’uno con l’azienda e ora al «lavoro», oltre ai tre soci di sempre, ci sono anche i loro otto figli. L’entusiasmo non manca e tra i progetti dell’anno c’è l’apertura di una nuova fabbrica di imbottiti (20 mila metri quadrati) a Inverigo. Tutto a chilometro zero.
L’Economia 15 marzo 2019