Il Movimento 5 Stelle è stata la forza che più ha pagato nella consultazione europea. Le sue perdite risultano ampie in tutte le aree del Paese, ma si concentrano con maggiore intensità nelle regioni meridionali e, come abbiamo visto lunedì in sede di analisi dei flussi, le uscite vanno soprattutto in direzione dell’astensione e in misura minore, sia pur non inconsistente, verso la Lega. Oggi il suo posizionamento è complesso e il dibattito interno è articolato in diverse posizioni. È evidente la necessità per il Movimento di riprendere i contatti con i propri elettori, di decidere il rapporto con il governo e anche se continuare a farne parte o no, di definire un’organizzazione che sia più consona ad una fase di difficoltà.
Il sondaggio di questa settimana è per queste ragioni teso a capire quali siano gli umori degli elettori di quella che è stata, fino alla scorsa settimana, la principale forza del Paese.
Quali sono le ragioni percepite della sconfitta subita alle elezioni europee dal Movimento? Le motivazioni sono decisamente articolate. Per gli italiani innanzitutto la subalternità alla Lega, quindi il fatto che Di Maio non sia stato all’altezza di un compito così gravoso, poi il reddito di cittadinanza che è risultato essere inferiore alle attese e, ancora, l’essersi spostato troppo a sinistra. Solo pochi pensano che la sconfitta sia un episodio connesso alle Europee, ma che il consenso rimanga forte nel Paese. Gli elettori pentastellati invece esprimono posizioni piuttosto nette: per il 35% pensano che il consenso rimanga e tornerà a manifestarsi, archiviando i risultati come il prodotto di una consultazione poco partecipata, mentre una percentuale analoga (il 32%) ritiene che il risultato sia da imputarsi alla subalternità all’alleato. Infine, il 14% pensa che il fattore scatenante sia stata la delusione per il reddito di cittadinanza. Decisamente secondarie le altre motivazioni.
Il ruolo di Di Maio non è messo in discussione, né dagli italiani (il 41% pensa che non dovrebbe dimettersi, contro il 29% che invece lo auspicherebbe), né tantomeno dagli elettori pentastellati che per l’83% non vedono necessità che se ne vada. Confermando così gli orientamenti emersi sia nella votazione online che nella discussione nei gruppi parlamentari.
L’ipotesi di strutturare in maniera più formale e partecipata il Movimento è stata dibattuta in questi giorni. Su questo vi è una certa perplessità: se tra gli italiani il 34% infatti pensa che per i 5 Stelle sarebbe utile dotarsi di una struttura politica collegiale rappresentativa delle diverse anime che convivono nel Movimento, quasi un quarto al contrario ritiene che non sia necessaria. La divisione diviene invece nettissima tra gli elettori pentastellati: 37% per una direzione collegiale, 39% contrari.
I risultati del voto hanno cambiato i rapporti di forza nel governo, creando ulteriori tensioni tra i due alleati dopo una campagna elettorale che aveva già pericolosamente alzato i toni. La preoccupazione per il crescere dello scontro tra i due partner di governo, tale da poter mettere in difficoltà la tenuta dell’esecutivo, è molto condivisa: lo pensa la maggioranza assoluta degli italiani. Tra gli elettori delle due forze di governo le opinioni si dividono in maniera sostanzialmente identica. Sia tra i leghisti, sia tra i pentastellati circa il 40% teme l’acuirsi delle tensioni con conseguenti rischi per il governo, altrettanti pensano che questa ipotesi non abbia spazio. Viceversa, la prospettiva di un governo a rischio nei prossimi giorni è molto condivisa dagli elettori di area Pd e Forza Italia, per circa l’80% in entrambi i casi.
Infine, cosa dovrebbe fare il governo? Circa un terzo degli italiani pensa che dovrebbe andare avanti senza scossoni, indipendentemente dai risultati del voto, il 20% auspica un rimpasto che dia maggiore spazio ai vincitori delle elezioni, il 29% preferirebbe che si tornasse a votare al più presto. Tra gli elettori delle forze che compongono il governo, l’83% dei pentastellati pensa che sia meglio proseguire come oggi, cosa che pensa comunque il 25% degli elettori leghisti, anche se tra di loro la maggioranza si aspetta un allargamento della rappresentanza per il proprio partito. Pochissimi, in entrambi i casi, optano per un ritorno alle urne.
In sostanza la sconfitta dei pentastellati lascia una situazione di diffusa difficoltà tra gli elettori, incerti sulle vie di uscita organizzative, ma non lede sensibilmente né la leadership di Di Maio né la tenuta del governo: la richiesta è quella di continuare la strada intrapresa. Staremo a vedere se ci saranno le condizioni perché questo succeda.