Il rafforzamento del capitale delle maggiori banche nazionali messo in campo negli ultimi anni ha pagato. I quattro istituti italiani più significativi inclusi nel campione dello stress test Eba 2018 (Banca Intesa, Unicredit, Banco Bpm e Ubi Banca) hanno dimostrato una tenuta in linea con quella media del complesso dell’SSM. In particolare, la riduzione media ponderata del capitale di migliore qualità (Cet1 ratio) nello scenario avverso del test è stata pari a 3,9 punti percentuali su base fully loaded. Bankitalia ha sottolineato in una nota diffusa pochi minuti dopo la pubblicazione dei risultati dello stress test la «buona capacità di tenuta» del sistema. Una condizione che vale per la media del sistema europeo e che, per quanto riguarda le banche italiane, era stata segnalata appena tre giorni fa dal governatore, Ignazio Visco, in occasione della Giornata mondiale del risparmio. Visco aveva sottolineato come la Vigilanza, nonostante le condizioni economiche avverse, ha ritenuto indispensabile chiedere alle banche un notevole rafforzamento patrimoniale «per irrobustire e mantenere fiducia nella loro solidità». Con il risultato che, secondo gli ultimi dati aggregati medi resi noti da via Nazionale, a giugno il Cet1 ratio del sistema era salito al 13,2% dal 7,8% di fine 2007.
I risultati sono tanto più significativi se si tiene conto del fatto che si basano sul valore assunto dall’indicatore Cet1 al 31 dicembre 2017 (dunque su un livello ancora minore e che non teneva conto delle rilevanti operazione effettuate da alcuni istituti) e al 31 dicembre 2020. «Nel complesso – si legge nella nota di via Nazionale – le banche europee hanno mostrato una buona capacità di tenuta a fronte delle condizioni di stress ipotizzate nello scenario avverso. I risultati confermano il generale rafforzamento della solidità del sistema bancario europeo». Via Nazionale ricorda poi che l’esercizio di quest’anno tiene conto dell’introduzione del principio contabile Ifrs9, entrato in vigore il primo gennaio scorso, e il fatto che il legislatore europeo abbia consentito alle banche di optare per la diluizione nel tempo degli impatti sul patrimonio di vigilanza derivanti dalla prima applicazione del nuovo principio.
Anche la Banca d’Italia, così come l’Eba, spiega che lo stress test di quest’anno non stabilisce una soglia minima di capitale da rispettare, e non prevede dunque promozioni o bocciature delle banche sotto esame, ma rappresenta uno degli strumenti a disposizione delle autorità di vigilanza per valutare la capacità di tenuta del patrimonio delle banche.
«Sui risultati degli stress test gli approfondimenti di Bce e di Banca d’Italia paiono ad Abi esaurienti e condivisibili», commenta l’Associazione bancaria. Al di là delle dichiarazioni ufficiali la soddisfazione è legata al fatto che i risultati dimostrano le solidità del percorso fatto negli ultimi anni dal sistema bancario, che si è rafforzato e dimostra oggi di avere un modello di business con una maggiore resistenza agli scenari avversi rispetto alle altre banche europee. I test dimostrano come al netto dei valori assoluti del Cet1, che può essere più elevato all’estero, l’assorbimento di capitale degli attivi bancari nazionali in caso di scenario avverso è inferiore. Intesa Sanpaolo e UniCredit e Ubi evidenziano un assorbimento medio attorno a 340 punti base, contro i 600 punti di Deutsche Bank, sulla quale probabilmente pesa una maggiore focalizzazione dell’edizione di quest’anno anche sui attivi come Level2 e Level3, tra i quali ci sono i derivati. Banco Popolare-Bpm con oltre 500 punti sembra stare peggio di quanto non stia in realtà. E questo perché l’analisi si basa su bilanci “statici” fotografati a fine 2017 e non tiene conto di una serie di azioni messe in campo dalla banca nel corso del 2018. Un aspetto, questo, sul quale il mondo bancario europeo – anche nella sede della Federazione bancaria europea – sta chiedendo un maggiore confronto tra banche e autorità che sovrintendono a questo esame con l’obiettivo di arrivare a una revisione della metodologia usata. Anche il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha preso «atto con soddisfazione dell’esito degli stress test condotti dall’Eba sullo stato di salute del sistema bancario italiano».
«Sui risultati degli stress test gli approfondimenti di Bce e di Banca d’Italia paiono ad Abi esaurienti e condivisibili», commenta l’Associazione bancaria. Al di là delle dichiarazioni ufficiali la soddisfazione è legata al fatto che i risultati dimostrano le solidità del percorso fatto negli ultimi anni dal sistema bancario, che si è rafforzato e dimostra oggi di avere un modello di business con una maggiore resistenza agli scenari avversi rispetto alle altre banche europee. I test dimostrano come al netto dei valori assoluti del Cet1, che può essere più elevato all’estero, l’assorbimento di capitale degli attivi bancari nazionali in caso di scenario avverso è inferiore. Intesa Sanpaolo e UniCredit e Ubi evidenziano un assorbimento medio attorno a 340 punti base, contro i 600 punti di Deutsche Bank, sulla quale probabilmente pesa una maggiore focalizzazione dell’edizione di quest’anno anche sui attivi come Level2 e Level3, tra i quali ci sono i derivati. Banco Popolare-Bpm con oltre 500 punti sembra stare peggio di quanto non stia in realtà. E questo perché l’analisi si basa su bilanci “statici” fotografati a fine 2017 e non tiene conto di una serie di azioni messe in campo dalla banca nel corso del 2018. Un aspetto, questo, sul quale il mondo bancario europeo – anche nella sede della Federazione bancaria europea – sta chiedendo un maggiore confronto tra banche e autorità che sovrintendono a questo esame con l’obiettivo di arrivare a una revisione della metodologia usata. Anche il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha preso «atto con soddisfazione dell’esito degli stress test condotti dall’Eba sullo stato di salute del sistema bancario italiano».