Prima di diventare una bottiglia di Coca Cola, la plastica passa dai sistemi automatizzati per lo stoccaggio, il trasporto e il trattamento di polimeri e polveri plastiche firmati Piovan. Lo stesso si può dire per un paraurti griffato Bmw o per un elettrodomestico De Longhi. O, nel food, quando si tratta della trasformazione di polveri alimentari come zucchero, cacao, farine, che diventano prodotti di colossi come Ferrero, Barilla, Nestlé.
L’azienda veneziana da 246 milioni di fatturato nel 2018 (+15,3% sul 2017), sette impianti produttivi e vendite in oltre cento Paesi del pianeta, e che ha triplicato le vendite negli ultimi dieci anni, ha come clienti le più grandi multinazionali globali. È l’unica, al mondo, in questo mercato peculiare che si occupa di tutto ciò che accade alle materie prime (polveri plastiche e alimentari) destinate alla macchina «trasformatrice primaria» da cui uscirà il prodotto finito, a gestire tutta la catena, curando anche la manutenzione e l’assistenza. «Produrre l’intera gamma ci dà un vantaggio competitivo importante: aziende globali vogliono interlocutori “completi”, che siano anche presenti sul luogo per poter risolvere gli eventuali problemi», dice Nicola Piovan, presidente e terza generazione al timone dell’azienda fondata dal nonno nel 1934.
«Iniziò come terzista di stampi per lamiera e arrivò ad avere 150 dipendenti; poi mio padre, nel 1964, intuì l’importanza crescente che la plastica avrebbe avuto nell’industria». È la svolta: nel 1974 la prima filiale all’estero, in Germania, Paese che Piovan non ha più lasciato. «Siamo presenti nell’impianto Bmw di Lipsia, dove si producono auto elettriche: ci hanno testato per un anno con cinque concorrenti, alla fine siamo stati preferiti anche a un’azienda tedesca. E ci hanno scelto anche per la Cina e il Messico», dice Piovan. Un altro salto arriva nel 2014, con l’acquisizione di Penta: stesso business, ma nel food. «L’abbiamo presa che fatturava 2 milioni di euro, oggi tocca i 27 – dice il presidente —. La crescita è stata vorticosa, il 2019 ci servirà per consolidare e riorganizzare». La verità è che nel gruppo la voglia di crescere non si è placata. «Per questo abbiamo voluto la quotazione, l’anno scorso – spiega Piovan —. Anche in chiave di ricambio generazionale: ho tre figli maschi, decideranno in autonomia che cosa fare, ma vorrei dare un futuro all’azienda e ai miei oltre mille dipendenti. La Borsa è uno strumento per crescere, anche in vista di altre acquisizioni, e la quotazione (il 40% delle azioni sono sul segmento Star) ci sta dando molto, per credibilità e di attrattività sui mercati internazionali».