Più occupati, soprattutto tra i giovani, ma più precari. Però il Pil continua a salire, seppure solo dello 0,3%. E la disoccupazione resta stabile al tasso dell’11%, mentre quella giovanile cala del 4,4% e si attesta al 31,7%, il tasso più basso dal dicembre 2011. Luci e ombre nei nuovi dati diffusi ieri dall’Istat. Perché se da un lato l’occupazione continua il suo lento ma costante processo di crescita – nel mese di marzo la stima segna un +0,3% rispetto a febbraio e +21mila occupati in tre mesi -, dall’altro si tratta di impieghi a tempo determinato: in un anno gli occupati sono saliti dello 0,8%, cioè 190 mila in più, ma sono lavoratori a termine (+323 mila), perché invece scendono gli occupati permanenti (-51 mila) e gli indipendenti (-81 mila).
E poi c’è il livello del Prodotto interno lordo che, nonostante il +0,3%, per l’Istat «risulta ancora inferiore dello 0,9% rispetto al precedente picco del secondo trimestre del 2011 ma superiore del 4,4% rispetto all’inizio della fase di recupero». La sua crescita conferma «il rallentamento rispetto alla dinamica più marcata registrata nella prima parte del 2017», con «un contenuto ridimensionamento del tasso di crescita tendenziale che scende all’1,4%». È «un andamento migliore del previsto» nota Confcommercio, ma non basta: «Il dato italiano – sottolinea l’associazione – s’inserisce in un contesto europeo che mostra inequivocabili segni di indebolimento, situazione che potrebbe portare nei prossimi mesi ad un rallentamento più marcato, anche della nostra economia». La Cgil evidenzia l’aumento della precarietà: «Uno dei motivi per cui la qualità del lavoro è una questione da affrontare con urgenza».