Estrazione, trasporto, distribuzione fin dentro le case o gli uffici. Lungo l’intera filiera del metano c’è odore di business. Lo sanno bene alla Pietro Fiorentini, l’azienda di Arcugnano (Vicenza) che dal 1938 progetta e vende in cento Paesi al mondo i suoi regolatori di pressione, le valvole, i filtri e gli stabilizzatori per il trattamento del gas naturale. Non solo: la gamma dei prodotti prosegue con i contatori smart di nuova generazione, capaci di rendere disponibili i dati del consumo in tempo reale a clienti e utility.
Proprio a partire da qui si apre lo scenario dei servizi che una classica azienda meccanica come questa vuole fornire, dalla «odorizzazione» del metano per questioni di sicurezza (è un gas inodore), alla raccolta di big data che si possono fare con i contatori intelligenti. In Italia oramai il 50% delle sostituzioni è stato fatto, poi si aprirà il mercato europeo, a partire dal Regno Unito mentre Paesi come Francia o Germania sono indietro.
Ne è convinto Mario Nardi, ad alla guida dell’azienda di famiglia arrivata alla terza generazione: «Dai servizi deriva il 15% del fatturato ed è una componente che vediamo in crescita. Come pure i nuovi settori, tra cui il biogas». Nel 2018 il giro d’affari si è chiuso a 290 milioni di euro (erano 260 milioni nel 2017) mentre l’ebitda ha toccato quota 39 milioni (34,6 milioni un anno prima) con un 70% dei ricavi fatto all’estero.
Numeri che fanno della Pietro Fiorentini un Top 100 nel ranking L’Economia Corriere della Sera e Italy Post. L’azienda vende ai player mondiali e gioca la partita globale senza timori reverenziali. «Siamo l’unico gruppo indipendente in un settore come l’energia che vive un trend di forte crescita ed è dominato da colossi internazionali – afferma Nardi –, ma siamo pronti a nuove acquisizioni». La più recente si è chiusa a fine 2018: hanno rilevato un ramo d’azienda in Valtellina dalla Baker Hughes di General Electric. Per il top manager, gli ostacoli non sono finanziari: «Il vero limite è il capitale umano e trovare le persone giuste per gestire le aggregazioni». Qui i dirigenti sono formati secondo il lean management: valori, soft skill e tecniche di gestione in linea con lo stile della casa madre.
*L’Economia, 25 febbraio 2019