Piazza Affari regala alle casse dello Stato nel primo semestre 2019 una bella boccata d’ossigeno (virtuale). La Borsa di Milano, malgrado le tensioni politiche e i capricci dello spread, continua a correre e tra gennaio e giugno ha guadagnato il 15,8%, in linea con i migliori listini europei. E lo sprint di alcuni titoli a partecipazione pubblica — in primis l’Enel che ha messo a segno un + 21% — ha fatto lievitare di quasi 4 miliardi il valore delle quote di aziende in mano al Tesoro, regalando una plusvalenza teorica di 2,3 miliardi anche alla Cdp.
Il buon momento dei mercati planetari — sostenuti nelle ultime settimane dalla prospettiva di un ribasso dei tassi — ha fatto felici pure i Paperoni privati del listino meneghino: la famiglia Agnelli va in vacanza quest’estate con un portafoglio azionario più ricco di 1,5 miliardi rispetto a fine 2018. Exor, la cassaforte di famiglia, ha guadagnato in sei mesi il 30%, spinta non tanto da Fca (+6,5%) ma dalla corsa della Ferrari che in Borsa (almeno fino a oggi) si è cavata molte più soddisfazioni che in pista, con un balzo del 64% del titolo. Le polemiche di queste ore sul ritiro della concessione autostradale non bastano a far tremare il conto in banca dei Benetton. Il titolo di Atlantia, crollato nel 2018 dopo la tragedia del Ponte Morandi, ha rialzato la testa mettendo assieme da inizio anno un progresso del 25,8%, regalando al clan di Ponzano Veneto, in tandem con Autogrill, una rivalutazione teorica del portafoglio azionario di 1,4 miliardi. Brindano pure i Garavoglia che grazie al boom mondiale dello spritz hanno beneficiato anche quest’anno della corsa del titolo Campari ritrovandosi in tasca oggi 680 milioni in più. Mentre Silvio Berlusconi, zitto zitto, ha visto lievitare di 430 milioni il conto in banca grazie più alla quota in Mediolanum che a quella in Mediaset.
Le Borse mondiali hanno comunque dimostrato in questi inizio 2019 un’eccezionale resilienza. Molte economie — dopo nove anni quasi ininterrotti di crescita — iniziano a dare segni di stanchezza. Le guerre dei dazi lanciate da Donald Trump contro Cina, Iran ed Europa hanno messo in difficoltà molti settori, rallentando gli scambi commerciali. Il Golfo Persico è una polveriera geopolitica a rischio esplosione. Il mare di liquidità presente sui mercati grazie alle politiche delle banche centrali ha però poche alternative; i tassi sono in calo e i bond a cinque anni di Germania, Olanda, Belgio, Francia e Spagna hanno un rendimento negativo. Come dire che dopo un lustro si ritira una somma inferiore a quella investita. L’oro è ai massimi da sei anni. Alla fine, così, il denaro continua a correre verso la Borsa. Il Nasdaq — per la gioia di Donald Trump — ha guadagnato il 20% in sei mesi, Francoforte e Parigi il 17%. Shanghai, malgrado i dazi della Casa Bianca, il 19%.
A Piazza Affari l’unico settore che fatica a decollare sono le banche, alle prese con i capricci dello spread e con la zavorra dei crediti in sofferenza. A guidare la corsa del listino del primo semestre sono state due realtà hi-tech tricolo ri — It Way e Tinexta — che hanno più che raddoppiato il loro valore in Borsa. Oltre alla Ferrari ha corso bene anche la Vespa (con il + 40% della Piaggio) mentre la volata delle partecipazioni pubbliche è stata tirata da Leonardo con un bel + 44%. Resta invece sotto pressione come sempre Mps. I titoli della banca toscana salvata con oltre 5 miliardi di soldi pubblici sono crollati del 28% da inizio anno. E almeno su questo fronte il piatto, per il Tesoro, continua a piangere.