Un piano shock per tentare di rilanciare la crescita economica con incentivi fiscali, semplificazioni, nuovi investimenti e lo sblocco degli appalti. Senza alcuna correzione dei conti pubblici, che in questo momento sarebbe controproducente. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha in testa un Documento di economia e finanza con un’impostazione molto diversa da quella «classica» che contraddistingue i documenti programmatici di bilancio di primavera. Il piano, consegnato venerdì al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non prevede una manovra «bis», nonostante il peggioramento della congiuntura, ma un’azione articolata di rilancio. «Concordata a livello di governo e unitaria» spiegano al ministero di via XX settembre.
Invece di stringere la corda, Tria è pronto a mettere sul piatto anche nuove risorse per dare slancio all’attività e tentare di ribaltare, nel secondo semestre, l’andamento dell’economia, entrata in recessione in questo 2019. La spesa per interessi sta mostrando un profilo positivo, migliore di quanto preventivato, e da lì qualcosa si potrebbe risparmiare. Lo stesso pescando eventuali residui di spesa dai «fondoni» di Quota 100 e Reddito di cittadinanza, che difficilmente verranno esauriti quest’anno.
Le misure
Il piano di Tria prevede un po’ di spesa aggiuntiva, da utilizzare ad esempio per rifinanziare a giugno il fondo da 400 milioni di euro per i piccolissimi comuni previsto dall’ultima legge di Bilancio, che è già finito, e per finanziare un nuovo piano di incentivi fiscali alle imprese. Ma punta soprattutto su innovazioni normative d’impatto, come sugli appalti pubblici. In attesa degli aggiustamenti e delle semplificazioni che pure verranno sul Codice degli appalti, Tria punterebbe su una misura straordinaria, anche se sperimentale. Portare ai 5 milioni di euro previsti dalla direttiva Ue la soglia degli appalti che devono passare per le gare europee, lunghe e farraginose, oggi applicate in Italia anche per lavori da poche decine di migliaia di euro.
Nuove risorse
Nel piano sottoposto a Conte e ai colleghi di governo, Tria ipotizza anche di stanziare nuove risorse per finanziare il super ammortamento degli investimenti delle imprese, una misura che ha funzionato bene, ma che scade a giugno. E di rafforzare i meccanismi della nuova Sabatini, che incentiva l’acquisto di beni strumentali da parte delle aziende. Sempre per favorire gli investimenti, ci sarebbe anche un credito di imposta più forte sulla ricerca e lo sviluppo e un regime più semplice per l’accesso ai benefici fiscali sui brevetti (il patent box).
Il pacchetto allo studio del Mef punta anche su un nuovo taglio al costo del lavoro, con un’ulteriore riduzione dei premi pagati dalle imprese per l’assicurazione contro gli infortuni all’Inail, già tagliati dalla legge di Bilancio, e il rafforzamento del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. Per gli investimenti pubblici, oltre ai fondi per le opere dei piccoli comuni, il piano prevede stanziamenti per il dissesto idrogeologico nel Mezzogiorno. Ma ci sarebbero anche misure per le famiglie, come il fondo di garanzia per l’acquisto della prima casa, e per i professionisti, con nuove agevolazioni per il rientro dei «cervelli».
Un piano di impatto, che Tria considera una proposta tecnica e aperta al contributo degli altri ministri, a cominciare da quelli dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture che stanno già studiando dei dossier specifici. L’obiettivo è quello di mettere insieme una massa critica di provvedimenti capaci di modificare le aspettative e far ripartire la crescita. Da varare a inizio aprile insieme a un Def che non si limiti a tracciare a parole, spiegano al Mef, la strada della possibile ripresa.