«L’Italia si è ripresa dalla crisi più terribile dal dopoguerra. Bisogna dare continuità e stabilità al percorso di riforme avviato, non si possono dilapidare i risultati raggiunti». Da Torino il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, rivendica il ruolo svolto dal governo «per rimettere in moto il Paese», mentre il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, illustra i risultati del piano Industria 4.0 per il quale il governo ha messo in campo circa 30 miliardi. Fondi da destinare in particolare a investimenti per l’innovazione, a un piano straordinario per il Made in Italy e al potenziamento degli investimenti sul capitale umano e alla formazione.
Calenda ha spiegato che andrà rafforzata la banda ultralarga. Una delle maggiori sfide è quella occupazionale, considerando che le dieci professioni più richieste non esistevano fino a 10 anni fa. Il piano tiene in considerazione il fatto che oltre alla formazione bisogna «gestire il rischio di disoccupazione tecnologica e massimizzare le nuove opportunità lavorative». Ieri al convegno di Torino erano presenti anche il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, e i leader dei sindacati.
«La manifattura italiana, seconda in Europa, ha affrontato la transizione e oggi ha le carte in regola per essere nel gruppo di testa anche grazie al piano Industria 4.0», ha sottolineato Gentiloni che ha invitato a utilizzare la favorevole congiuntura economica «per ricostruire il tessuto sociale». Il ministro Calenda ha invece illustrato i numeri del piano, a un anno dalla sua introduzione e ha ricordato: «Il governo ha messo in campo 30 miliardi in due anni e gli investimenti delle imprese sono cresciuti dell’11%. Una percentuale cinese, molto superiore a quella tedesca».
Non la pensa così Susanna Camusso, segretaria della Cgil, che attacca: «C’è una parziale ripresa degli investimenti privati ma siamo lontani dai livelli che sarebbero necessari». Chiede invece un accordo con Confindustria per gestire gli eventuali effetti occupazionali dell’innovazione il numero uno della Uil, Carmelo Barbagallo, per il quale la strada da seguire è quella tedesca e spiega: «Per i cambiamenti dettati dall’innovazione occorrerà puntare a una riduzione mirata dell’orario di lavoro». Anche il ministro Padoan sottolinea i risultati raggiunti: «La crescita è tornata. Finalmente i numeri della Commissione Ue, come quelli di Fondo Monetario e Ocse, si stanno avvicinando ai numeri che il governo aveva indicato qualche mese fa». Giudizio positivo sulle misure del governo anche dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia che osserva: «L’effetto combinato di Jobs act e Industria 4.0 sta dando effetti sull’economia reale. La Francia sta pensando di introdurre il Jobs act e la riforma pensioni, noi lo abbiamo fatto e lo vogliamo smontare. Un paradosso tutto italiano».