I l totale supera 11 miliardi. Ma l’impegno complessivo potrebbe alla fine dei conti battere le stime. Sono le risorse impegnate dalla galassia che fa capo alla famiglia Benetton che con Marco Patuano come amministratore delegato, negli ultimi dodici mesi hanno guidato il gruppo come una Ferrari. Obiettivo, impostare quella «trasformazione profonda» preannunciata poco più di un anno fa da Gilberto Benetton destinata a traghettare il gruppo verso una dimensione ancora più internazionale e sbarcare in nuovi e remunerativi settori di business affiancandoli ad Autogrill, Atlantia, i negozi degli United Colors e l’immobiliare. Senza naturalmente perdere di vista opportunità di investimento come l’arrotondamento della storica partecipazione in Generali.
Missione compiuta. Certo, la cifra rispecchia impegni a livelli diversi. In prima fila, quello della cassaforte Edizione che ha appena investito 500 milioni per aggiungere al portafoglio due punti percentuali e arrivare al 3,05% del Leone. E che si appresta salvo imprevisti dell’ultimo minuto – la scadenza dell’operazione è alla mezzanotte di oggi – a comprare per 1,5 miliardi il 29,9% di Cellnex, la società spagnola delle torri di telecomunicazioni. Poi c’è Atlantia, impegnata nell’offerta pubblica di acquisto lanciata su Abertis, il polo delle concessioni autostradali, che richiede un impegno equity di 6 miliardi per creare assieme alla Acs-Hochtief di Florentino Perez il più grande gruppo delle concessioni autostradali a pagamento. Poi, ci sono circa 2 miliardi, investiti sempre da Atlantia, che serviranno per acquistare il 25% del gruppo di costruzioni Hochtief. E questo, nel quadro di un’operazione che in Spagna mobiliterà alla fine dell’operazione fino a 40 miliardi includendo il debito. Al conto occorre aggiungere anche l’investimento di un miliardo di euro che ha consentito ad Atlantia di salire al 15,49% (26,6% i diritti di voto) di Eurotunnel, di cui ora il gruppo guidato dal ceo Giovanni Castellucci è il primo azionista. Il risultato? Con Abertis è cambiata radicalmente l’impronta geografica di Atlantia: se prima della campagna spagnola l’86% dell’ebitda veniva da attività italiane, dopo l’opa iberica quella percentuale scenderà al 45% distribuendo così il rischio su altri Paesi. È ovvio che questo avrà forti ripercussioni anche su Edizione, visto che il gruppo delle concessioni di autostrade e aeroporti pesa per il 51% della cassaforte.
La liquidità
Ci vorranno alcune settimane per completare il cantiere aperto in Spagna. Ma l’effetto dell’ondata di investimenti — e soprattutto della diversificazione compiuta — si può già calcolare sul Nav (il valore netto) di Edizione. Un’idea il mercato se l’è già fatta e ha tirato le somme. Il punto di partenza sono i dati della fine del primo semestre 2017, gli ultimi disponibili. Post acquisto del pacchetto Generali e ipotizzando anche l’acquisizione di Cellnex, la fotografia del valore di Edizione in sei mesi è profondamente cambiata. Tutta la liquidità — pari a circa 2 miliardi — è stata utilizzata. Segno che i Benetton imprenditori hanno avuto coraggio. E mostrato una propensione al rischio per fare rendere quella cassa. Già, perché trovare un accordo con l’antico rivale Florentino Perez rivela un certo senso dell’avventura, anche se in questo caso ben calcolata, visto che l’intesa porterà a una leadership assoluta nelle infrastrutture d’Europa. La strategia è stata disegnata dal board di Edizione che racchiude la seconda generazione della famiglia con Alessandro Benetton (figlio di Luciano), Franca Bertagnin Benetton (erede di Giuliana), affiancati dai fratelli Carlo e Gilberto, vice presidente, ora alla guida dell’ennesima trasformazione del gruppo che prende il nome da quello di famiglia e che dall’inizio dello scorso anno vede la guida operativa affidata a un management esterno: l’amministratore delegato Marco Patuano e il presidente Fabio Cerchiai che hanno fortemente appoggiato la campagna di crescita di Atlantia.
La cassa sarà ricostituita. Secondo le stime del mercato, nel 2018 Edizione incasserà oltre 300 milioni a valere sul bilancio 2017. Certo è che in questa fase, probabilmente, finiranno in secondo piano altri tipi di investimenti, di matrice «private equity». Come viene distribuita la cassa investita? Dalla mappa del nuovo valore netto di Edizione, oltre al 51% di Atlantia, compare con un peso del 12% la Cellnex, uguale a quello di Edizione Property, la storica attività immobiliare del gruppo, affidata da gennaio alla guida di Mauro Montagner, ex capo di Allianz real estate nel Sud Europa. A ruota segue Autogrill (11% del Nav), i negozi Benetton (7%) e le partecipazioni in società quotate il cui peso dovrebbe raddoppiare al 6% proprio per lo shopping di Generali.
La partita più calda in questi giorni è appunto Cellnex,la società spagnola delle torri per la trasmissione del segnale per la telefonia mobile che Atlantia potrebbe «girare», per 1,5 miliardi a Edizione. Tecnicamente, il gruppo di Castellucci eserciterà l’opzione d’acquisto nei confronti di Abertis e dopo la mezzanotte di oggi, e salvo ulteriori offerte di terzi dell’ultimo minuto, quella di vendita nei confronti di Edizione. Che così aggiungerà appunto un’altra gamba alle sue attività. La partita è aperta. L’advisor Mediobanca ha avuto l’incarico di trovare il miglior offerente per le torri in pancia ad Abertis (considerate non strategiche). Ma sin qui l’unica offerta vincolante è arrivata da Edizione.
È un business che Patuano conosce bene, visto che nel 2015, quando era alla guida di Telecom, ha costituito e portato in Borsa la Inwit che oggi capitalizza quasi 4 miliardi. È un settore a forte marginalità (ebitda pari al 50% dei ricavi) e che proietta Edizione a giocare da protagonista in mercato che in Europa è in forte consolidamento. Come dire che, se ci sarà l’occasione, Treviso studierà alleanze ed aggregazioni. Edizione d’altronde, nel tempo, ha diversificato le attività anche grazie a partner importanti che hanno accompagnato il suo cammino. È accaduto per Autostrade con Abertis, Unicredit, Generali, Gic, Goldman Sachs, Fondazione Crt e Mediobanca. In Adr con Unipol Sai, Changi, Toti e ancora Mediobanca. Nella strategia del gruppo, Abertis è stata l’operazione perfetta. Una sorta di «matrioska». Insomma, le concessioni iberiche hanno svelato le costruzione di infrastrutture e poi il business delle torri.