Anche il presidente americano Donald Trump alla fine ha dovuto cedere al pragmatismo. Per evitare impennate dei prezzi del petrolio, che avrebbero potuto scatenare il malcontento proprio tra i suoi elettori in un momento molto delicato, ha preferito ammorbidire la sua strategia della «tolleranza zero» nei confronti di Teheran. Da ieri otto paesi potranno continuare ad importare greggio iraniano per altri sei mesi.
La maggiore sorpresa sono i due Paesi europei inclusi nella lista: Italia e Grecia. Degli altri sei si sapeva già da tempo. E si poteva comunque prevederlo. Sono Cina, India, Corea del Sud, Turchia (in ordine i primi quattro acquirenti di greggio iraniano), Giappone e Taiwan. Giusto per avere un’idea, sette di questi Paesi acquistano, complessivamente, oltre l’80% del greggio iraniano venduto nel mondo.
Poche ore dopo l’inizio del nuovo round di sanzioni americane contro l’Iran (scattato alle sei del mattino di ieri in Italia) il Segretario di Stato Mike Pompeo, forse il politico più ostile al regime degli ayatollah all’interno dell’Amministrazione Trump, ha reso ufficialmente nota la lista, ribadendo tuttavia l’efficacia delle sanzioni più dure di sempre. Saranno colpite 700 entità, tra cui oltre 50 banche iraniane, più di 200 personalità, navi da trasporto del settore marittimo, la compagnia di volo statale Iran Air e, naturalmente, il settore petrolifero. Citando i Paesi esentati temporaneamente dall’embargo petrolifero, Pompeo ha chiarito che «ognuno ha già dimostrato riduzioni significative di acquisti di petrolio iraniano negli ultimi sei mesi e due su otto hanno già completamente terminato le importazioni di petrolio iraniano e non le riprenderanno fino a quando il regime di sanzioni resterà in vigore».
Il nuovo round di sanzioni è la conseguenza diretta delle controversa decisione di Trump, fortemente criticata dall’Unione Europea, di uscire dall’accordo sul nucleare firmato nel 2015 dall’Iran e dal gruppo 5+1 (Usa, Russia, Cina, Francia, Regno Unito e Germania). Trump vorrebbe rinegoziare un accordo meno favorevole a Teheran, che includa,oltre a limitazioni e maggiori controlli nello sviluppo delle tecnologia nucleare, anche il programma balistico iraniano e la presenza – o l’influenza – delle forze militari di Teheran nei conflitti del Medio Oriente , tra cui Yemen e Siria. Pompeo è stato chiaro: «Speriamo che un nuovo accordo con l’Iran sia possibile». Ma ha avvertito: «Fino a che l’Iran non farà cambiamenti che abbiamo più volte indicato saremo inflessibili nell’esercitare pressione sul regime».
«Siamo in una situazione di guerra economica. Non penso che nella storia americana ci sia mai stato qualcuno alla Casa Bianca che abbia violato a tal punto il diritto e le convenzioni internazionali», ha ribattuto il presidente iraniano Hassan Rohani, aggiungendo: «Aggireremo queste sanzioni illegali e ingiuste con fierezza». Se il premier israeliano Benyamin Netanyahu era raggiante, arrivando a definire l’avvio delle sanzioni «un giorno storico», e ringraziando «la coraggiosa decisione del presidente Trump», altri Paesi hanno espresso la loro contrarietà. «Non è logico né giusto aspettarsi che tutti i Paesi obbediscano alle sanzioni» imposte dagli Usa all’Iran «contro i loro interessi», ha precisato il vicepresidente turco Fuat Oktay, ribadendo l’opposizione di Ankara alle misure che limitano le transazioni commerciali e finanziarie con Teheran. Anche il Cremlino ha espresso la sua contrarietà e, pur in tono più morbido, lo ha fatto anche la Cina.
L’Unione europea, determinata a portare avanti l’accordo sul nuclerare iraniano, sta cercando di realizzare meccanismi che consentano di aggirare l’embargo. Ma non sembrano esercitare troppo entusiasmo tra le grandi compagnie europee, prime fra tutte le major energetiche, che intrattengono rapporto commerciali con gli Stati Uniti.
L’esenzione dell’Italia dalle nuove sanzioni americane nei confronti dell’Iran è sicuramente una soluzione che non arriva a caso, frutto dell’eccellente stato dei rapporti tra Italia e Usa, hanno spiegato fonti di governo citate dall’agenzia Ansa, definendo l’esclusione dell’Italia dalle sanzioni una buona notizia per le imprese.
Ma l’Italia, che importa greggio da 30 Paesi, possiede una flessibilità tale da consentirle di gestire con successo, come ha già fatto con l’embargo tra il 2012 ed il 2016, l’assenza del greggio iraniano. Distaccarsi dalla linea europea non farà altro che indebolire i già non idilliaci rapporti con i più importanti partner europei.