Quando era maestra di cucito dai Marzotto, a Valdagno in provincia di Vicenza, furono il conte Giannino e il fratello Pietro a scoprire il talento di Maria Peserico. La spronarono a mettersi in proprio e lei non se lo fece ripetere, cominciando a produrre, per conto terzi, pantaloni da donna. Erano gli anni in cui l’emancipazione passava anche da un capo di abbigliamento. Così è nata la prima linea di moda femminile di Peserico, l’azienda che porta il nome della fondatrice e che negli anni è cresciuta fino ad arrivare a 182 dipendenti in Italia, con uffici e negozi in Germania, negli Stati Uniti e in Estremo Oriente. Sono cresciuti anche i fatturati: 75 milioni di euro nel 2018, il 70% realizzati all’estero, con l’obiettivo di toccare i 100 nel 2020 e i 200 nel 2025. Oggi al timone c’è il figlio Riccardo Peruffo, alla parte creativa la moglie Paola Gonella. «Sono entrato in azienda a 22 anni – racconta il ceo –. Per noi veneti proseguire sulla strada tracciata dai padri è un dovere».
Motivo d’orgoglio, per Peruffo, è aver «accorciato» e internalizzato tutta la filiera, dopo l’acquisizione di un laboratorio di maglieria a Carpi: un made in Italy iper controllato e certificato, che piace all’estero. «Negli Usa abbiamo aperto il quinto negozio pochi giorni fa, diventeranno nove entro il 2019». La fast fashion va a braccetto con l’eccellenza tricolore? «Anche noi siamo diventati veloci a produrre: facciamo quattro collezioni l’anno più un paio di capsule – dice il ceo –. Quella che non sposo è la logica del buy now, wear now che negli Usa regna in grandi magazzini come Saks, e che prevede forti ribassi e anticipi di collezioni». Altra partita è in Oriente. «Siamo in Giappone, Corea e Cina: vogliamo crescere. Ma non è un mercato semplice e bisogna fare attenzione, per esempio in Cina gli affitti sono alti come in Europa».
Una nuova avventura è l’ecommerce. «Siamo partiti da tre mesi, in Italia ed Europa, a settembre apriremo l’ecommerce americano: un canale che va presidiato – spiega –, ma andiamo soli: i marketplace non ci interessano». Così come non interessano le proposte di fondi e grandi gruppi. «Per ora procediamo sulle nostre gambe: l’azienda è al 100% della famiglia, reinvestiamo tutti gli utili. Abbiamo tanti progetti, a cominciare dall’abbigliamento maschile», conclude Peruffo. Prima, però, bisogna rinfoltire la squadra: «Tanti dipendenti, con noi da una vita, andranno in pensione. Ci servono giovani: allo stiro, al collaudo, al taglio. E non si trovano facilmente: si parla tanto di made in Italy, ma chi si preoccupa di queste professionalità manuali e artigiane che scompaiono?».