Nel cuore dell’Italia. In tutti i sensi. Nella prima puntata dedicata ai possibili itinerari cultural-manifatturieri dell’Open Factory Sunday, il viaggio partiva dalla «via della seta» lombarda, passava dalle ville venete, si concludeva tra le montagne della Carnia. Riprenderlo dall’Umbria e risalire, intanto, verso i luoghi del Rinascimento rafforza il senso di quanto sia ricca la nostra industria, e di quanto contino radici, tradizione, «memoria» dei territori. Come sanno bene anche le multinazionali, quando entrano in certi business (e se lo fanno con una visione). Prendete il cioccolato e prendete Perugia. Vi verranno in mente subito Perugina, i «Baci», magari la fiction che ha portato in milioni di case la storia di quella Luisa Spagnoli che «il bacio» l’ha inventato (lei, per la verità, l’aveva chiamato «Cazzotto») e rimane il simbolo dell’orgoglio imprenditoriale umbro. Ha cambiato qualcosa, nell’identità aziendale, il fatto che da trent’anni la proprietà sia della svizzera Nestlé? La risposta può darla direttamente la fabbrica con le porte aperte sulla Casa del cioccolato, sul museo, sulla produzione (ambitissima, si suppone, la dimostrazione dei maître chocolatier con conseguente degustazione).
Altra provincia, altra regione, altro made in Italy. Raramente si pensa ad Arezzo, quando si parla di lusso e moda. Eppure nel mondo la conoscono più come «città dell’oro» che per le sue bellezze d’arte e di paesaggi. In effetti: la Unoaerre è uno dei leader globali, in campo orafo, e non è difficile capire come lo sia diventata osservando, semplicemente, la collezione raccolta nel museo storico aziendale.
Più o meno dalle stesse tradizioni artigianali, in qualche modo, nasce (nel 1974) la Lem di Levane: è il nickel e non l’oro, l’elemento che «lavora» per gli accessori dei grandi marchi d’alta moda, ma sono suoi gli impianti considerati top per i cosiddetti «trattamenti galvanici». Così come la Cofil — a Montemurlo, Prato — concorrenza cinese — è tra le aziende di riferimento per i filati: il tour, lì, segue il percorso che trasforma la materia prima in «filo» pronto per maglie e tessuti.
Dal pratese al Mugello ci sarebbe, in teoria, un pugno di chilometri. L’Appennino li fa diventare una cinquantina, ma Scarperia merita il viaggio: fa parte dei «Borghi più belli d’Italia» e qui, per tornare al Rinascimento, c’è una tenuta che i Medici usavano per la caccia. Ora c’è la sede di Acqua Panna (anche questa del gruppo Nestlé). Salire alle sorgenti sarebbe bellissimo ma complicato, in questa stagione. Open Factory è comunque l’occasione per un «viaggio» in una risorsa — l’acqua — che diamo per scontata e tendiamo a sprecare: se ci fermassimo a riflettere, per una volta, su quanto è preziosa per la salute nostra e del pianeta?
*L’Economia, 19 novembre 2018