Il taglio delle pensioni d’oro, fin qui inserito in un disegno di legge depositato alla Camera, verrà trasferito nel decreto legge fiscale che arriverà domani sul tavolo del Consiglio dei ministri. Il governo punta a recuperare un miliardo, ben più di quanto previsto. Gettito che fa supporre un intervento sugli assegni a partire dai 3.500 euro netti, anziché 4.500 euro. Il taglio sarà dunque immediatamente operativo, dalla sua pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Nonostante la sua estraneità alla materia fiscale, in particolare alle norme sul condono a cui verrà affiancato.
Una grana per il Quirinale che dovrà giudicarne non solo l’attinenza tematica, ma anche i requisiti di necessità e urgenza. Oltre a sciogliere i dubbi di costituzionalità, sollevati nelle audizioni di questi giorni a Montecitorio sulla natura della misura: non si tratta di un ricalcolo col metodo contributivo delle pensioni sopra i 90 mila euro lordi annui ( 4.500 euro netti mensili) come recita il titolo del provvedimento, ma di un taglio secco, permanente e retroattivo.
Ecco dunque la sorpresa. Il taglio delle pensioni d’oro passa nel decreto legge. Il ministro del lavoro Luigi Di Maio si è detto sicuro di recuperare così «oltre un miliardo » , da destinare all’aumento delle minime. Una cifra quasi sette volte più ampia di quella stimata giovedì dal presidente Inps Tito Boeri, che valuta in 30 mila la platea degli interessati e in meno di 150 milioni il gettito potenziale.
« Abbiamo chiuso il lavoro sulle pensioni d’oro e ci andiamo a prendere oltre 1 miliardo di euro da pensionati d’oro che in questi anni non hanno versato neanche un decimo di quello che stanno prendendo » , ha scandito Di Maio venerdì sera alla platea entusiasta di Rivarolo Canavese, nella città metropolitana di Torino. Piccoli imprenditori e liberi professionisti locali raccolti dal Drappo Bianco, l’associazione di cittadini « stanchi di essere oppressi da uno Stato vittima del suo stesso sistema » che per prima, il 4 giugno scorso, fu ricevuta dall’allora neo ministro Di Maio nel dicastero dello Sviluppo economico.
«Anticipiamo la norma direttamente nel decreto di lunedì, senza neanche aspettare il percorso » , spiega ancora Di Maio. Percorso del progetto di legge numero 1071 fin qui politicamente accidentato. La Lega non ha mai nascosto di essere contraria a un intervento che non fa quello che annuncia, per l’incompletezza dei dati a disposizione dell’Inps, soprattutto sulle carriere degli statali.
«Correggeremo la norma, così com’è non va » , diceva ad agosto il capogruppo Riccardo Molinari, cofirmatario della proposta assieme all’omologo grillino Francesco D’Uva. Poi però è cambiata solo la soglia del taglio, da 4 mila a 4.500 euro. Il meccanismo è invece rimasto tal quale. Non un ricalcolo contributivo – prendi quello che hai versato – ma un taglio retroattivo degli assegni solo sulla base dell’età a cui si è andati in pensione. Con un effetto paradossale, evidenziato da Boeri: 4.700 pensionati d’oro saranno tali grazie a ” quota 100″. Incoraggiati ad anticipare l’uscita, poi penalizzati per averlo fatto.
Tra l’altro, la Lega spinge per escludere dal taglio i ” pensionamenti obbligati in forza di legge”, così da salvaguardare donne, militari, precoci. Tutti coloro insomma che sono usciti ” prima” rispetto ai requisiti attuali della Fornero – che vengono proiettati all’indietro – ma perché la legge di allora così prevedeva. Una manager andata in pensione nei primi anni Duemila a 57-58 anni, ad esempio, non poteva fare altrimenti. Ora scopre di essere lontana di 7 anni rispetto al nuovo traguardo ridefinito dalla norma gialloverde in una tabellina. Così chi è uscito a 60 anni con 40 di contributi sarà penalizzato. Chi a 65 con soli 25 di versamenti no.
Non conta quanto hai versato nonostante gli annunci in tal senso del ministro Di Maio – ma a quale età hai lasciato il lavoro confrontata con i limiti Fornero, retrodatati. Paradossalmente, docenti universitari e magistrati, che rimangono al loro posto sino a 70 anni, non verranno toccati anche se con super- pensioni. Per gli altri il taglio sarà dal 3 al 25% della parte che eccede i 4.500 euro ( o dei 3.500, se la soglia si abbasserà). Un meccanismo che suscita molte perplessità. A partire proprio dalla sua costituzionalità.