«La scelta strategica deve essere di partecipare maggiormente all’Unione Europea impegnando di più l’Italia nelle responsabilità comuni»,chiedendo anche un commissario economico nel nuovo esecutivo comunitario che si formerà nel 2019. «Altrimenti l’economia italiana potrebbe finire nei gorghi di un nazionalismo mediterraneo molto simile a quelli sudamericani». Per Antonio Patuelli, rieletto ieri per la terza volta alla guida dell’Associazione Bancaria, c’è solo una strada. «L’alternativa è fra nuova Europa e neo nazionalismo» dice, evocando nella sua relazione l’inflazione argentina, e tirandosi subito dietro gli strali della Lega Nord, con le critiche feroci degli economisti del partito, Claudio Borghi e Alberto Bagnai.
Tanto più che Patuelli ha difeso senza remore il sistema bancario, che invece M5S e Lega hanno messo sotto accusa per i dissesti e i danni causati ai risparmiatori. «La Bce di Mario Draghi ha garantito assai bassi tassi che, penalizzando le banche, hanno favorito la ripresa e salvato la Repubblica nella gestione del debito pubblico, il cui peso, altrimenti, sarebbe caduto fiscalmente drammaticamente sulle imprese e sulle famiglie italiane». Per aggiungere poco dopo che il peso maggiore della crisi l’hanno sostenuto proprio «le banche, compresse dalla crisi, da tassi infimi e da norme in continuo mutamento, talvolta anche da eccessi di burocratizzazione che non servono all’Europa».
«Vi lascio la gioia di commentare questa pagina della sua relazione così bella, così convincente, così densa di pura poesia» scrive su Twitter, in diretta dal Palazzo dei Congressi dove si riunisce l’Assemblea, Claudio Borghi, presidente della Commissione Bilancio della Camera. Mentre il presidente della Commissione Finanze di Palazzo Madama, Alberto Bagnai, rilancia un «Argentinaaaaaaaa» seguito da faccette sorridenti.
Nel parterre, tra i banchieri, ma anche tra i sindacalisti, industriali, le parole di Patuelli incrociano, invece, molti consensi. «Ogni aumento dello spread impatta su Stato, banche, imprese e famiglie, rallentando la ripresa» dice rivolto all’esecutivo. E torna a difendere il ruolo delle banche. «Che hanno affrontato le crisi bancarie sopportando alti costi: circa 12 miliardi per i salvataggi e per i nuovi fondi europei e nazionali di garanzia» dice Patuelli, rimarcando che le crisi «hanno stimolato un clima spesso giacobino e pesato sulla fiducia, che è premessa di sviluppo».
Citando Raffaele Mattioli, Patuelli si è detto convinto «che chi tutela i risparmiatori tutela la banca», e ha insistito sulla necessità di correggere, e snellire, la strumentazione europea. «L’Unione bancaria deve consentire ai sistemi nazionali di garanzia dei depositi di poter effettuare interventi preventivi per le banche in crisi, per evitare danni maggiori», come quelli avuti in Italia dopo il bail-in.
«Per voltare definitivamente pagina occorre sia fatta definitiva luce sulle responsabilità nelle crisi. Le banche sane sono moralmente parte civile. Abbiamo fiducia nella magistratura e attendiamo le conclusioni dei processi» ha aggiunto Patuelli, secondo il quale le cause delle crisi sono «azzardo morale, conflitti d’interesse, carenze di sana e prudente gestione, di trasparenza, e nei controlli interni», ma anche «interferenze politiche» e scarso coordinamento tra autorità nazionali ed europee.
Giudizi positivi, sul suo intervento, sono arrivati da tutte le sigle sindacali, dalla Cgil, alla Uil, alla Cisl, alla Fabi, come dalla Confcommercio e, sul piano politico, sia da Forza Italia, che dal Pd. Confermato alla guida dell’Abi fino al 2020 Patuelli sarà affiancato da cinque vice presidenti: Gian Maria Gros Pietro (Intesa), Fabrizio Saccomanni (Unicredit), Stefania Bariatti (Mps), Miro Fiordi (Creval), Flavio Valeri (Deutsche Bank).