Ce l’hanno fatta. Ma hanno resistito fino all’ultimo. I leader del governo giallo-rosso, con il premier Conte, chiuderanno oggi la campagna elettorale in Umbria, dove si vota domenica e dove Salvini attende placido il trionfo. Appuntamento a Narni stamattina, dopo tante visite separate e comizi a distanza di sicurezza. Prima foto in assoluto tutti insieme, all’auditorium San Domenico. Con l’eccezione di Matteo Renzi che dall’inizio ha deciso di non metterci oltre che il simbolo la faccia, come usa dire lui.
La decisione è spuntata come un fungo ieri mattina. Tutti consigliavano i segretari di non farlo: la sconfitta è probabile, l’alleanza è solo un esperimento, lasciate perdere. Si maceravano Di Maio, Zingaretti e Speranza. Proprio tutti. Ma il candidato civico Vincenzo Bianconi supplicava un aiuto concreto. I dirigenti locali, nelle loro telefonate, accusavano i vertici di codardia, più o meno. Qualcuno (Di Maio?) a un certo punto ha detto: e poi non possiamo esporre il presidente del Consiglio per una causa così complicata. Ma eccolo qui, Giuseppe Conte. Tutt’altro che turbato. Proprio nel cuore dell’Umbria, in una vallata verd e di cipressi, vigneti e ulivi. Di fronte al teatro che Brunello Cucinelli, il re del cachemire, ha eretto in suo nome con tanto di targa- ricordo celebrativa (e preventiva), nel borgo gioiello di Solomeo, frazione di Corciano, a venti minuti da Perugia.
Conte sfoggia sorrisi, battute, occhiolini a chi lo saluta nella piazzetta centrale dedicata a Carlo Alberto Dalla Chiesa, tanto impeccabile da sembrare un set cinematografico. «Stai attento ai fenomeni», gli urlano. E spiega come interpreta il suo ruolo attuale: «Spadafora ha detto che non devo trasformarmi in leader politico? Rispetto le sue opinioni, ma io faccio politica, una politica di visione. Ed esercito una leadership. Se voleva dire che non sono il capo di un partito, questo sì» . Oggi l’obiettivo ufficiale della manifestazione di Narni è illustrare la manovra agli umbri. «Se avessi voluto fare campagna elettorale avrei battuto la regione passo passo » , dice il premier. Ma non si preoccupa delle conseguenze di un eventuale insuccesso. «Io vivo il presente guardando al futuro — racconta —. Quando preparavo un esame, se era alle 15, fino alla 14 e 45 studiavo, poi una rapida doccia e ascoltavo una canzone per ripetermi il motivo in testa mentre andavo. Senza ansia. Io resto al mio posto fino a quando ci sono le condizioni. Non mi preoccupa il mio destino ».
Non voleva dire che l’Umbria conta poco paragonandola alla provincia di Lecce. Voleva far capire che c’è un progetto più di lungo termine «almeno un biennio» per semplificare la burocrazia, per raggiungere i risultati. Sono super partes ha garantito alla delegazione di Italia Viva ricevuta ieri a Palazzo Chigi. Ma sta assumendo un profilo sempre più politico. Mentre gli altri indugiano e non sanno battezzare l’alleanza che loro stessi hanno costruito, Conte sottolinea e rilancia il valore dell’intesa Pd-5 stelle. «Può essere un progetto di ampio respiro, può svilupparsi anche in altre realtà. Sulla base di un programma articolato di governo in cui, malgrado i 23 miliardi di clausole, siamo riusciti a mettere l’abolizione del super ticket, il cuneo fiscale, il green deal, la semplificazione» .
Ha salutato uno per uno i 200 imprenditori chiamati da Cucinelli nel teatro, ha stretto le mani delle poche anime che abitano questo borgo incantato e ristrutturato dall’imprenditore mecenate. Si è fatto una foto con Federica, la moglie di Brunello, che è nata qui e alla quale il marito ha fatto un regalo un po’ speciale. «Nella valle — ricorda Cucinelli — c’erano sei capannoni abbandonati. Non fabbriche, non avrei mai toccato posti che producono. Erano vecchi depositi. Li ho comprati uno a uno per buttarli giù e farli sparire. L’ultimo pensavo di pagarlo 3 milioni. Vado e il titolare mi chiede 9,8 milioni. L’ho pagato 9 e mezzo alla fine» . Ma adesso Federica rivede il panorama pulito come quando era bambina.
Storie fiabesche. Cucinelli, ormai padrone di un impero da 600 milioni di fatturato, l’83 per cento del venduto all’estero, è una miniera di questi incantesimi. Gli piace il garbo e non l’arroganza, come ha detto anche all’ultima Leopolda. La fiducia e non la paura. Filosofeggia: «Salvini? C’è stato Caligola a Roma ma dopo è venuto Claudio» imperatore illuminato. La sua fabbrica, visitata da Conte, è lustra come il campus di un’università privata americana. Punteggiata di colonne dove ci sono gli aforismi di Platone, Rousseau, San Paolo. Questa è l’Umbria perfetta e di successo. Il renziano Cucinelli è probabile che voti Bianconi anche se ci tiene a dire che chiunque vinca andrà bene.
I sondaggi però parlano chiaro. La voglia di cambiare c’è. I leader li hanno compulsati fino all’ultimo e solo in extremis hanno deciso di metterci un po’ di coraggio. Il Pd, rotto l’argine, ha polemizzato per l’assenza di Renzi. Non solo oggi, ma in tutta la campagna che avrà per forza qualche ripercussione sulla tenuta dell’esecutivo di cui anche Italia Viva fa parte. Polemiche. Ripicche. Fortuna che tra 48 ore si vota.