Arriva a cena quasi iniziata, Matteo Salvini, gli altri ministri dell’Interno del G6 già seduti al tavolo per discutere di immigrazione nell’imponente Palazzo de la Prefectùre nel cuore di Lione, alla vigilia del vertice che si terrà oggi. Il benarrivato del premier francese, Édouard Philippe, che si ferma con lui per una foto in cortile quando è già buio, non è dei più calorosi. Prima che arrivasse l’italiano, vero osservato speciale di questo summit, il premier vicino a Macron aveva accantonato ogni diplomazia per dire che, certo, sarà tenuto a parlare anche con Salvini, «non si scelgono gli interlocutori politici » , ma « non nascondo che io non uso certe parole » . Poi la cena è andata avanti con scambio di vedute “franco e diretto” sui flussi migratori, per dirla sempre col padrone di casa. Assente il ministro tedesco Seehofer antagonista di questi giorni nella partita sugli immigrati ” secondari” che la Germania vorrebbe rispedire a migliaia.
Il capo del Viminale atterra in Francia in ritardo, dopo una giornata ad alta tensione per lo spread schizzato di nuovo oltre i 300 ( « Non esiste un piano B, quota 2,4 non si tocca, andiamo avanti » , la sua reazione). Ma soprattutto dopo aver trascorso alcune ore al fianco di Marine Le Pen, per battezzare la nascita del “Fronte della libertà”. È l’Internazionale sovranista che prende forma. Niente listone unico alle Europee di maggio: ogni partito dovrà “sfondare” nel rispettivo Paese per dar vita semmai dopo a un gruppone unico nell’europarlamento. I suoi piani da battaglia il generale leghista li illustra nei dettagli all’amica durante il pranzo a Casa Bleve, ristorante vicino al Senato. Si è da poco concluso il dibattito pubblico su crescita e lavoro coi due leader protagonisti nella sede dell’Ugl, sindacato di destra. È la Le Pen – non più all’apice del consenso a Parigi – a spingere per comparire al fianco dell’astro rampante del populismo europeo. Salvini ha un’altra priorità politica: aprire per la prima volta a chiare lettere a un’intesa con il Ppe. Il tanto detestato partito dei moderati diventa l’interlocutore possibile per approdare ai posti di comando in Europa. Per dirla coi termini usati in privato dal vicepremier italiano con la Le Pen, la Merkel «è in caduta libera», saranno altri gli interlocutori. Ecco perché è importante che Orbán resti nel Ppe, dove militano anche gli ” amici” austriaci di Herbert Kickl adesso al governo. Saranno loro la sponda forte per costruire l’accordo Ppe- Fronte della Libertà, dopo il 26 maggio. È un gioco di squadra con un solo obiettivo: arrivare secondi alle urne, alle spalle del popolari appunto, mettere fuori gioco i socialisti, far saltare l’Europa conosciuta finora. E dividersi coi futuri alleati i ruoli chiave: il presidente della Commissione, del Consiglio europeo, del Parlamento, l’Alto rappresentante per la politica estera.
Con la Le Pen la Lega condivide già il gruppo a Bruxelles (Enf: assieme all’olandese Partito per la Libertà di Geert Wilders, al Partito della libertà austriaco, al polacco Congresso della nuova destra, al belga Interesse fiammingo). Adesso si tratta di stringere un patto con l’Ecr in cui militano i potenti polacchi di Kaczynski, con la destra estrema tedesca ( Afd), con gli svedesi (Democratici) e – se vorranno coi grillini italiani di Di Maio. Salvini e Le Pen spiegano che « ognuno deve portare al Parlamento europeo rappresentanti che siano capaci di difendere i propri interessi » , niente lista unica. Quel che il leghista non può dire al suo fianco è che punta a fare il “botto” col suo partito in Italia, superare il 30 per cento e sedersi con ben altro peso al tavolo di governo col M5S, dopo maggio, se non staccare del tutto la spina. In ogni caso, dice Salvini, « il Fronte della libertà lavorerà per un progetto comune e candidati comuni nei ruoli più delicati » . Commissari Ue o altro ancora, si vedrà. Il pallino ora passa ai popolari. «So che c’è un congresso del Ppe a novembre – chiosa il vicepremier spero che anche loro scelgano se continuare ad andare a braccetto con la sinistra al servizio della speculazione o tornare alle radici » . Dunque pronti a dialogare con gli ex nemici popolari? «L’unica esclusione che faccio a priori è con i socialisti ». E con Macron, ovvio.