C’è voluto un nuovo colloquio (protrattosi per due ore) tra il capo dello Stato e il presidente del Consiglio incaricato per rimettere in carreggiata la trattativa sulla formazione del governo M5S-Pd che, venerdì, aveva subito una vistosa sbandata dopo le dichiarazioni del capo politico dei grillini, Luigi Di Maio. Così verso le 10 — mentre il dem Graziano Delrio parlava di «inaccettabili ultimatum del M5S» e il grillino Alessandro Di Battista ribatteva che «il Pd scambia le idee del Movimento per ultimatum» — Conte saliva al Quirinale per riferire al presidente Mattarella lo «stato dell’arte».
Si è trattato di una prima verifica dopo il giro di consultazioni con tutti i partiti quando però ancora non è risolto «il nodo Di Maio»: con il M5S che pretende anche la casella di un vicepremier per il capo politico del Movimento, mentre il Pd vuole accanto al presidente Conte, «espressione dei grillini», solo uno dei suoi (Andrea Orlando o Dario Franceschini). Ci sarebbe un’intesa con il Quirinale, poi, sull’opportunità di indicare ministri tecnici di alto profilo all’Economia e al Viminale (oltre al nome dell’ex capo della polizia Alessandro Pansa si fa anche quello dell’ex prefetto di Milano Luciana Lamorgese).
Il colloquio tra Mattarella e Conte, definito «di routine», ha comunque avuto un effetto balsamico sulla trattativa. E così la riconvocazione a Palazzo Chigi del tavolo sul programma di governo ha permesso ai capigruppo grillini Stefano Patuanelli e Francesco D’Uva, e a quelli del Pd Graziano Delrio e Andrea Marcucci di andare avanti nella stesura dei punti sui quali lo stesso presidente incaricato dovrà fare una sintesi certificata entro lunedì: «Abbiamo fatto passi in avanti», ha detto Delrio. Ottimista anche Patuanelli: «La ricognizione è andata bene».
M5S e Pd, dopo il venerdì nero delle accuse reciproche, hanno indirizzato i rispettivi apparati della comunicazione sui risultati ottenuti al tavolo. Il M5S ha rivendicato di aver portato a casa: 1) lo stop a nuovi inceneritori; 2) lo stop a nuove trivellazioni in mare; 3) il taglio dei parlamentari nel primo calendario utile della Camera; 4) la lotta all’immigrazione clandestina e all’evasione fiscale. Per il Pd le «proposte accolte» sono: 1) taglio del cuneo fiscale a favore dei lavoratori; 2) una nuova legge sull’immigrazione; 3) blocco dell’aumento dell’Iva; 4) sblocco immediato delle infrastrutture. La maggioranza che sosterrà il Conte Due dovrebbe comprendere anche Leu e +Europa. Ma il senatore Pietro Grasso ha lamentato: «M5S e Pd stanno facendo tutto da soli, aumentando i dubbi sul nuovo governo. Auguri!». Poi Conte ha assicurato che presto ci sarà un incontro con Leu. Mentre Riccardo Magi (+Europa) ha chiesto l’impegno per una nuova legge sull’immigrazione.
Ora manca il sigillo di un accordo politico tra Conte/Di Maio e il segretario dem Zingaretti che potrebbero incontrarsi già oggi. Il patto da stipulare riguarda anche l’orizzonte dell’esecutivo: un governo di pochi mesi che porti a casa finanziaria, taglio dei parlamentari e legge elettorale interamente proporzionale? Oppure un esecutivo di legislatura con maggiori ambizioni anche in vista dell’elezione del capo dello Stato prevista per il 2022? La polizza sulla durata del governo, sostengono al Nazareno, sta nella tempistica (lunga) del varo della riforma sul taglio dei parlamentari e della contestuale nuova legge elettorale. I grillini, però, temono tranelli in corso d’opera e per questo hanno fretta di portare a casa il taglio dei parlamentari.