La scelta del manager e il suo rapporto con l’imprenditore sono parte del successo di un’azienda. Ancora di più in un momento di mercato positivo come quello che stiamo vivendo. Le aziende del nostro territorio hanno posizioni di leadership a livello internazionale e trovare le competenze all’altezza è difficile. Una su due dichiara critico il reperimento di personale qualificato. Nemmeno «rubarle» ai competitor spesso costituisce un valore aggiunto. Eppure gli strumenti a disposizione oggi hanno aumentato velocità e facilità nel reperire nomi e informazioni. Come reagire?
La vera sfida è scegliere il professionista più idoneo: non esiste il candidato migliore in assoluto, ma la persona più adatta a progetto, ambiente di lavoro e stile imprenditoriale. Se scegliere un manager è un’attività complessa, figuriamoci scegliere quello giusto: scontate le competenze tecniche, il mercato del lavoro premia le cosiddette soft skill come attitudine, comunicazione e capacità di relazione. Il manager «massimo esperto» non è più sufficiente, serve una persona in grado di tradurre le capacità di visione degli imprenditori in piani operativi di successo all’interno di scenari sempre più complessi. Il manager di oggi deve saper ascoltare e rispettare il ruolo dell’imprenditore senza venir meno alla sua funzione di guida, creando nuovi modelli di business a volte lontani dai manuali. Anche per gli imprenditori è un passaggio complesso. Al centro, c’è la necessità di attrarre nuove competenze spesso non facili da reperire: nuovi manager in grado di governare la trasformazione digitale e «Industria 4.0», professionisti capaci di gestire un know-how tecnologico di altissimo livello o una filiera produttiva che va sempre più veloce, parla con partner globali e immette sul mercato richieste di contenuto sempre più elevato.
* Executive manager Michael Page; L’Economia, 7 maggio 2018