Lungo le rive del Po Antonio Ligabue, il pittore, si rifugiava tra i pioppetie dava sfogo alla sua fantasia dipingendo e plasmando, con l’argilla del fiume, figure di leoni, tacchini e scimmie. Gli stessi sapienti pioppi, disposti a filari ordinati e già citati ai tempi di Virgilio, che oggi l’azienda Panguaneta trasforma in compensato. Era il 1960 quando due giovani imprenditori che realizzavano imballaggi, uniti anche da un grado di parentela, pensarono di sfruttare la risorsa primaria del luogo, i pioppi per l’appunto, e avviarono la produzione di pannelli di compensato. A Sabbioneta la piccola azienda di famiglia lavora a pieno ritmo. Erano anni in cui i mobili e gli elementi principali della casa venivano realizzati in compensato di pioppo e c’era molta richiesta di materiale. «I pannelli di pioppo sono poi stati sostituiti da altri prodotti come il truciolare o l’Mdf – racconta Nicoletta Azzi, amministratore delegato di Panguaneta che, insieme al fratello e le due cugine Tenca dirige l’azienda –. I cambiamenti le imprese li vivono come minacce, in realtà sono delle evoluzioni. Non si usano più i panelli di compensato per fare le porte? Noi ci siamo spinti molto più in là. Verso prodotti più di nicchia come le imbarcazioni e tutto il settore dell’automotive».
Per realizzare i fogli di compensato dai pioppi occorre un lungo procedimento, semplificando: taglio, sfogliatura, essicazione, incollaggio incrociato che conferisce al prodotto resistenza pur mantenendo la leggerezza. È negli anni ’70 che Panguaneta, che ormai copre tutta l’Europa, si espande fino agli Stati Uniti, l’Australia e la Finlandia. A oggi esporta l’85% della sua produzione in 25 Paesi. «Il nostro ciclo produttivo è quasi interamente a chilometro zero e continuiamo a migliorare – prosegue Nicoletta Azzi con entusiasmo –. Abbiamo ogni tipo di certificazione, da quella forestale all’ambientale, che attestano qualità e tracciabilità a garanzia della sostenibilità di ogni singolo foglio». Negli ultimi sei anni Panguaneta ha investito molto a livello impiantistico, sia per migliorare le tecnologie che l’ambiente di lavoro dei 300 dipendenti (di cui 200 interni e 100 indotti). L’azienda, che occupa 150.000 metri quadrati (50.000 tra magazzino e produzione) dell’area di Sabbioneta, ha chiuso il fatturato del 2018 a 78 milioni di euro con una crescita costante dell’8%. Ora punta ai paesi asiatici: Giappone, Emirati Arabi, Corea proponendosi per settori sempre più di nicchia.