Anche se ha raggiunto la soglia dei 400 milioni di fatturato solo due anni fa, punta già a superare il tetto dei 500. E infatti questa è la prima cosa che sottolinea la presidente Roberta Pizzocaro: “La storia di Olon è la storia di una fortissima volontà di crescere”. Shopping dopo shopping – lo sviluppo è avvenuto soprattutto per linee esterne – in meno di trent’anni il gruppo di Rodano, alle porte di Milano, ha conquistato il mercato dei principi attivi farmaceutici. Il cuore del farmaco.
Nessuna intenzione di fermarsi, in azienda. Perciò, se il 2020 non ha consentito acquisizioni, ora l’obiettivo è procedere al ritmo di una all’anno. “E’ la strategia ci ha permesso non solo di massimizzare le sinergie, ma anche di aumentare le nostre competenze”. E che ha permesso a Olon di diventare partner a tutto tondo di buona parte dei principali colossi farmeceutici mondiali.
Ma, nonostante la dimensione ormai globale, le radici restano ben salde in Europa. Nove degli undici stabilimenti del gruppo sono qui, ed è una roccaforte da cui puntare ad un altro obiettivo importante: riportare il fulcro della filiera farmaceutica nel Vecchio Continente. Ricorda Pizzocaro che “oggi quasi il 74% dei principi attivi e precursori dei farmaci europei arrivano dall’Asia”. Una dipendenza che ha creato non pochi problemi, dallo shortage (carenza) ai minori standard qualitativi. Per ovviare, e poter garantire ai Paesi Ue autonomia e qualità produttiva, l’Unione ha avviato un progetto di reshoring. Olon avrà un ruolo centrale.Dato che la battaglia sul fronte dei prezzi sarebbe persa in partenza, le parole chiave per combattere la concorrenza asiatica saranno due: innovazione e sostenibilità. Sono del resto, ed è ovvio, il core business di un’azienda come questa. “L’innovazione per noi è sempre stata centrale, e lo sarà sempre di più”. Non a caso, qui ci sono un team di oltre 200 ricercatori (circa il 10% dei dipendenti) e 300 brevetti all’attivo: un primato tecnologico che ha giocato una parte fondamentale nella corsa alla leadership.
A un ritmo di crescita medio del 20% all’anno, il gruppo nel 2020 ha toccato i 462 milioni di fatturato, con gli stessi margini superiori al 20% registrati nel triennio 2017-2019. Non sono però gli unici parametri che ne hanno fatto uno dei Champions de L’Economia e Italypost. Nonostante piani di investimento sempre ambiziosi, il management è riuscito anche a mantenere la posizione finanziaria netta a livelli sostenibili, portandola a circa 60 milioni di indebitamento nel 2020 (su un patrimonio netto, comunque, di oltre 226).
Quest’anno, si investirà non poco sul fronte sostenibilità: “Per noi è un’esigenza concreta: da un lato ci permette di limitare l’impatto ambientale, dall’altro ci aiuta anche ad abbattere i costi”. Grazie a processi produttivi innovativi basati sulle biotecnologie, infatti, vengono limitati notevolmente i passaggi per la produzione dei principi attivi. “Parliamo più o meno di un passaggio contro decine e decine, ognuno dei quali lascia un “reattivo” da smaltire e costi importanti da sostenere”.
Saranno queste le direzioni in cui Olon si muoverà per affrontare il 2021 e combattere il “pericolo asiatico”. Obiettivo finale: continuare a crescere, ma anche riaffermare la filiera farmaceutica italiana. Da sempre ritenuta uno dei fiori all’occhiello dell’industria nazionale, eppure non esattamente con il ruolo da protagonista che le spetta.